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Domenica, 28 Aprile 2024
sotto indagine

Foxconn diventa "scomoda": si ritrova in mezzo alle tensioni tra Cina e Taiwan

Pechino ha deciso di perquisire le sedi di Foxconn, importante azienda taiwanese di componenti elettroniche. L'indagine è maturata a due mesi e mezzo dal voto delle presidenziali di gennaio 2024 a Taiwan, che la Cina la considera una parte del proprio territorio pur non avendola mai governata

Foxconn, la multinazionale taiwanese nota per essere la principale assemblatrice e produttrice a contratto di componenti elettronici al mondo, tra cui Apple, è stata recentemente sottoposta a perquisizioni dalle autorità fiscali della Cina. I punti interrogativi sull'indagine sono ancora molti.

I dubbi sull'indagine

Stando a quanto riferito dal Global Times, giornale cinese in lingua inglese di orientamento nazionalista e legato al Partito comunista, le autorità stanno ispezionando gli impianti produttivi nella provincia meridionale del Guangdong e in quella orientale del Jiangsu, oltre a svolgere indagini sui terreni della società nelle province centrali di Hunan e Hubei. La notizia è stata data nella giornata di ieri, 22 ottobre, dai media vicini al Partito comunista, senza però precisare la durata dell'attività investigativa né gli eventuali reati contestati. La verifica di eventuali violazioni della legge cinese, sottolinea il Global Times, rientra "nelle normali attività di supervisione del mercato, che sono ragionevoli e legali".

Foxconn, che è tra i principali fornitori di Apple (e altri colossi tecnologici statunitensi) e in terra cinese ha investimenti e stabilimenti giganteschi, sembra voler collaborare con le autorità cinesi. In una nota pubblicata nella serata di ieri, l'azienda ha commentato che: "Il rispetto della legge è un principio fondamentale per il nostro gruppo in tutto il mondo. Coopereremo attivamente con le autorità competenti per le operazioni in questione".

Verso le elezioni presidenziali

Senza dubbio le tempistiche dell'annuncio aprono qualche dubbio. L'indagine, infatti, è maturata a due mesi e mezzo dal voto delle presidenziali di gennaio 2024 a Taiwan, che la Cina la considera una parte del proprio territorio pur non avendola mai governata. Terry Gou, il fondatore di Foxconn che iniziò a costruire le gigantesche strutture dell'azienda in Cina nel 1988, ha annunciato lo scorso agosto di voler correre come indipendente a dispetto delle scarse possibilità di successo affidate dai sondaggi, dopo non essere riuscito a vincere il supporto del Guomindang, il partito considerato più dialogante con Pechino. Gou si vuole posizionare come alternativa all'attuale candidato del Partito Democratico Progressista (DPP), quello della presidente Tsai Ing-wen, considerato ostile a Pechino.

Da qualche tempo l'imprenditore aveva fatto un passo indietro dalla gestione dell'azienda. A settembre ha rassegnato le dimissioni dal consiglio di amministrazione della Foxconn dopo aver annunciato che avrebbe partecipato alla corsa presidenziale. Ha ceduto la gestione dell'azienda nel 2019, ma mantiene una partecipazione del 12,5 per cento di Foxconn. 

Secondo gli esperti interpellati dal Global Times, l'indagine potrebbe avere un impatto sulle elezioni presidenziali. Il fronte dell'opposizione, infatti, è diviso sulla scelta di un candidato unico, che dovrebbe essere uno solo tra Hou Yu-ih del Guomindang e Ko Wen-je del Partito Popolare di Taiwan. I candidati dovranno registrarsi entro il 24 novembre e, oltre a quelli dei tre partiti principali, va tenuto in considerazione quindi anche la presenza di Terry Gou. Il fondatore di Foxconn si è presentato come colui che è in grado di riunire i gruppi di opposizione di Taiwan e di sfidare l'attuale Partito Democratico Progressista, che ha rafforzato le sue relazioni con gli Stati Uniti e il cui candidato, l'attuale favorito Lai Ching-te, è visto da Pechino come un sostenitore dell'indipendenza di Taiwan.

Il peso di Foxconn per le aziende degli Stati Uniti

L'indagine è per molti un modo con cui la Cina risponde agli Stati Uniti per le restrizioni che la Casa Bianca ha da poco lanciato su chip e intelligenza artificiale. La misura lanciata da Pechino contro Foxconn mette in luce le contraddizioni che la Repubblica Popolare sta attraversando da ormai qualche anno: nemmeno i ricchi colossi tecnologici sfuggono alle chiari linee della politica estera cinese. 

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