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Sabato, 27 Aprile 2024
La guerra infinita / Israele

Cosa sta succedendo tra Gaza e Israele

Israele ha effettuato nelle scorse ore raid mirati contro 130 obiettivi palestinesi nella Striscia di Gaza e decine di militanti di Hamas sono stati uccisi. L'emergenza in realtà mai finita ritorna sulle prime pagine di tutto il mondo: è la guerra israelo-palestinese

Nottata di combattimenti fra Israele e Hamas a Gaza. L'emergenza, in realtà mai finita, ritorna sulle prime pagine di tutto il mondo: è la guerra israelo-palestinese, con lancio di razzi da una parte e dall’altra, morti a Gaza e feriti a Gerusalemme. L'escalation può continuare.

Israele ha effettuato nelle scorse ore raid mirati contro 130 obiettivi palestinesi nella Striscia di Gaza e almeno 15 militanti di Hamas sono stati uccisi. Lo ha reso noto un portavoce dell'esercito israeliano, citato dallo Yedioth Aronoth. Secondo fonti palestinesi, le vittime sarebbero invece almeno 20.  Oggi sei civili israeliani sono rimasti feriti in un attacco con razzi palestinesi sulla città di Ashkelon. Uno dei feriti sarebbe in gravi condizioni. Tutti sono stati trasferiti in ospedale per le cure del caso. Secondo fonti militari israeliane, il sud dello Stato ebraico è stato colpito nella notte da ripetute raffiche di razzi lanciati dalla Striscia di Gaza. Almeno 230 razzi sono stati sparati verso Israele.

Una notte di combattimenti: raid israeliani, razzi da Gaza

Incidenti e scontri fra dimostranti palestinesi e la polizia israeliana si sono verificati a Gerusalemme est. Manifestazioni di protesta anche in località arabe di Israele. I combattimenti iniziati ieri fra Hamas ed Israele sono stati chiamati dall'esercito israeliano 'Operazione Guardiano delle Mura'. I vertici militari presumono che proseguirà per diversi giorni. A Gaza le milizie palestinesi hanno allestito una sala comune di operazioni. Nei loro media i lanci di razzi verso Israele sono chiamati 'Operazione Spada di Gerusalemme'. In un video diffuso sul web, l'ala militare di Hamas ha affermato: 'Gerusalemme ha chiamato, Gaza ha risposto'.

La battaglia sulla Spianata delle Moschee si è trasformata in scontro aperto con Gaza dopo l'ultimatum di Hamas a Israele. Allo scadere dell'ora indicata, le 18 di ieri, sono stati 150 i razzi lanciati da Gaza verso il territorio dello stato ebraico, riferiscono i media. E' il nuovo bilancio reso noto dal portavoce militare. Di questi decine sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. "Si è trattato di una risposta - ha rivendicato Hamas - all'aggressione e ai crimini contro la Città Santa e alle prevaricazioni contro il nostro popolo nel rione di Sheikh Jarrah e nella moschea al-Aqsa".

Tra gli obiettivi colpiti nei raid israeliani, anche la casa di un comandante di Hamas, il quartier generale dell'intelligence militare dell'organizzazione palestinese, siti di produzione di munizioni, complessi militari appartenenti ad Hamas e alla Jihad islamica, e due tunnel nei pressi del confine tra Gaza e Israele.

Guerra infinita: perché questi nuovi scontri tra israeliani e palestinesi?

I nuovi scontri sono stati innescati da una sentenza in arrivo del tribunale israeliano sulla possibilità che le autorità possano sfrattare alcune famiglie di palestinesi da Sheikh Jarrah - un piccolo quartiere di Gerusalemme nei pressi della città vecchia, il centro storico cittadino - e dare le loro case ai coloni ebrei. L'udienza però è stata posticipata proprio per la sensibilità del tema. Da alcuni giorni le tensioni sono tornate a crescere con le rivolte a Gerusalemme e in Cisgiordania per la prospettiva di nuovi sgomberi a Gerusalemme est, oltretutto nel mese sacro musulmano del Ramadan. La popolazione di Sheikh Jarrah è quasi completamente palestinese ma il sito è considerato sacro anche dagli ebrei: lì c'è la tomba di Simeone il Giusto

Invita alla calma il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, che ha "espresso la sua profonda preoccupazione per le continue violenze nella Gerusalemme est occupata, nonché per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan". In una nota, ha "esortato Israele a cessare le demolizioni e gli sfratti, in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario". "Le autorità israeliane - si legge - devono esercitare la massima moderazione e rispettare il diritto alla libertà di riunione pacifica". Guterres ha esortato anche a "mantenere e rispettare lo status quo nei luoghi santi", oltre a ribadire "il suo impegno, anche attraverso il Quartetto per il Medio Oriente, a sostenere palestinesi e israeliani nella risoluzione del conflitto sulla base delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e degli accordi bilaterali". "C'è una seria preoccupazione per quanto sta accadendo" e "si invita a evitare di alimentare le tensioni", ha dichiarato l'Alto rappresentante dell'Ue Josep Borrell.

Intanto l'amministrazione Biden ha espresso serie preoccupazioni per l'escalation delle violenze, ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaky, aggiungendo che gli Usa condannano i lanci di razzi sulla città. Anche il segretario di Stato americano Antony Blinken ha lanciato un appello a israeliani e palestinesi per una de-escalation della situazione.

Le attuali violenze sono le più gravi da sette anni a questa parte: l'ultima guerra combattuta fra i gruppi armati palestinesi e Israele risale al 2014. Israele ha sempre detto di essere pronto a rispondere militarmente per la sicurezza della parte israeliana di Gerusalemme. Il quadro è più che mai incerto, le crisi politiche tanto in Israele quanto a Gaza rendono lo scenario imprevedibile.

Amnesty condanna la "brutale repressione israeliana"

"Le forze di sicurezza israeliane hanno usato ripetutamente e immotivatamente la forza eccessiva contro i palestinesi che protestano contro gli sgomberi forzati a Gerusalemme Est. Dopo quattro giorni, i feriti palestinesi sono almeno 840. Secondo fonti della polizia israeliana, sono stati feriti almeno 21 agenti e sette civili israeliani", si legge in una nota di Amnesy International, che ha chiesto alle autorità israeliane di sospendere immediatamente gli sgomberi forzati nel quartiere di Sheikh Jarrad e di porre fine alla campagna di sgomberi forzati dai palestinesi da Gerusalemme Est.

"Le prove raccolte da Amnesty International hanno evidenziato il sistematico uso della forza, illegale e immotivato, contro le proteste per lo più pacifiche dei palestinesi. A Gerusalemme Est sono stati feriti anche dei passanti e dei fedeli che pregavano durante il Ramadan", ha dichiarato Saleh Higazi, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

"Questo ultimo scoppio di violenza mette in luce la campagna israeliana per espandere gli insediamenti illegali e accelerare gli sgomberi forzati dei palestinesi, come a Sheikh Jarrah, per fare spazio ai coloni israeliani. Si tratta di evidenti violazioni del diritto internazionale che possono costituire crimini di guerra", ha aggiunto Higazi. Secondo le testimonianze oculari e le immagini filmate e fotografiche raccolte dai ricercatori di Amnesty International presenti a Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno ripetutamente impiegato una forza sproporzionata per disperdere i manifestanti, come nelle violente irruzioni nella moschea di al-Aqsa e durante le proteste pacifiche di Sheikh Jarrah. In una prima irruzione alla moschea di al-Aqsa, il 7 maggio, le forze israeliane hanno ferito oltre 170 palestinesi lanciando granate a concussione e gas lacrimogeni e sparando proiettili a impatto cinetico di 40 mm. contro la folla in preghiera nell’ultimo venerdì di Ramadan. Amnesty International chiede alla comunità internazionale di chiamare Israele a rendere conto delle sue sistematiche violazioni del diritto internazionale.

"La mera espressione di preoccupazione per il profondo disprezzo israeliano degli obblighi internazionali non basta. C’è bisogno di una forte e chiara denuncia di queste flagranti violazioni, come gli sgomberi forzati, l’espansione degli insediamenti illegali e la brutale repressione di chi vi oppone protesta", ha commentato Higazi. "Nell’immediato, chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di convocare una sessione pubblica e al Coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente di riferire agli stati membri" ha proseguito Higazi.

"Sheikh Jarrad sta inviando un messaggio al mondo intero: quello che Israele ci sta facendo non è solo uno sgombero ma un crimine di guerra" ha dichiarato ad Amnesty International Nabil el-Kurdi uno degli abitanti del quartiere sotto minaccia di sgombero forzato.

Hamas minaccia di trasformare la città israeliana di Ashkelon in un "inferno"

Il movimento islamista Hamas ha minacciato oggi di trasformare la città israeliana di Ashkelon in un "inferno" se l'esercito dello Stato ebraico non metterà finee ai suoi attacchi contro i palestinesi. "Se Israele proseguirà i suoi attacchi, trasformeremo Ashkelon in un inferno", ha detto Abu Ubaidah, portavoce militare dell'ala militare del movimento, citato dal quotidiano Haaretz. Il portavoce ha rivendicato il lancio di razzi palestinesi contro la città del Sud di Israele, che ha provocato almeno sette feriti. Hamas, ha detto Ubaidah, ha "lanciato razzi contro Ashkelon dopo un attacco israeliano contro un'abitazione nel settore ovest di Gaza City".

"Hamas ha varcato una linea rossa", ha comunicato il premier israeliano Benjamin Netanyahu commentando il lancio di razzi su Gerusalemme. "Israele colpirà con grande potenza, non tolleriamo attacchi al nostro territorio, alla nostra capitale, ai nostri cittadini e ai nostri soldati. Chi ci attacca pagherà un duro prezzo". E' guerra, ancora, e chissà per quanto. L'Onu infatti per ora resta a guardare. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, riunitosi lunedì in un vertice d'emergenza, non è riuscito nemmeno a concordare una dichiarazione comune per l'opposizione degli Stati Uniti, secondo i quali un "messaggio pubblico non è opportuno in questa fase".

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