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Domenica, 28 Aprile 2024
Il memorandum / Tunisia

"Picchiato e costretto a bere la mia urina": il trattamento dei migranti in Tunisia

Le testimonianze di chi è stato respinto nel deserto dalle autorità tunisine. Solo a luglio almeno 7 morti, tra cui due bambini

Respinti e picchiati dalle guardie di frontiere, costretti a bere le proprie urine per sopravvivere. E nei peggiori dei casi, morti di stenti in mezzo al deserto. È il terribile quadro che emerge dalle testimonianze dei migranti giunti in Tunisia e provenienti dall'Africa sub-sahariana raccolte in un'inchiesta del quotidiano britannico The Guardian. Testimonianze che confermano le perplessità delle organizzazione umanitarie sul memorandum di intesa sottoscritto da Unione europea e Tunisia per fermare le rotte dei migranti verso l'Italia. 

Il Paese guidato dal governo autoritario di Kais Saied è accusato di violenze nei confronti delle persone che arrivano in Tunisia e che vengono respinte con la forza in Libia e Algeria. Secondo una fonte sentita dal Guardian, solo lo scorso luglio erano stati oltre 4mila i migranti rimasti intrappolati nelle zone cuscinetto militari tra la Tunisia e gli altri due Paesi nordafricani. Risalgono a quel mese le foto che avevano suscitato l'indignazione internazionale e che mostravano i corpi senza vita di sette migranti, tra cui due bambini, morti di sete nel deserto tra Libia e Tunisia. Una ong impegnata nella regione stima che quest'estate le vittime siano state tra le 50 e le 70.

Da quando è salito al potere, Saied ha portato avanti una retorica sempre più ostile nei confronti dei migranti che provengono dal resto dell'Africa. "C'è un piano criminale per cambiare la composizione demografica del Paese" e intaccare le radici islamiche della Tunisia, aveva dichiarato pubblicamente lo scorso febbraio, riferendosi al fatto che la maggior parte dei migranti subsahariani è di religione cristiana. Secondo le stime, ci sono tra i 30 e i 50mila migranti in Tunisia, più o meno quelli che, tunisini compresi, hanno lasciato il Paese per raggiungere illegalmente l'Italia nel 2022.

Le parole razziste di Saied si sono tradotte nei fatti in un inasprimento dei controlli ai confini terrestri, con l'attuazione di rimpatri forzati. "Mi hanno arrestato a Tunisi e mi hanno portato vicino a Kasserine, una città di confine vicino all'Algeria", ha detto Djibril Tabeté, senegalese di 22 anni, al Guardian. "Ci hanno lasciato a pochi chilometri dal confine. Poi ci è stato ordinato di scalare una collina. Dall’altra parte c’era l’Algeria. Il problema è che quando ti trovano le guardie algerine ti spingono in Tunisia. I tunisini ti spingono, gli algerini fanno lo stesso. La gente muore lì", denuncia il giovane. "Le guardie di frontiera tunisine ci hanno picchiato, hanno rubato i nostri soldi e i cellulari. Nel deserto non avevamo acqua. Ho dovuto bere la mia urina per sopravvivere", è la testimonianza di Michael, 38enne nigeriano.

I respingimenti riguardano anche donne e bambini: "All'inizio di luglio, la polizia tunisina ci ha catturato a Sfax - racconta sempre al quotidiano britannico Salma, una donna nigeriana di 28 anni - Io e mio figlio di due anni siamo stati presi da alcuni poliziotti e respinti nel deserto al confine libico. Mio marito è stato catturato da altre guardie di frontiera e non so cosa gli sia successo. Da allora non ho più avuto sue notizie perché mentre ci respingevano ho perso il telefono".

Le autorità europee conoscono bene queste accuse, dato che diversi eurodeputati hanno chiesto espressamente alla Commissione Ue di bloccare il memorandum e di impegnarsi con Tunisi per avere maggiori garanzie sul rispetto dei diritti umani. Bruxelles ha comunque tirato dritto e la scorsa settimana ha annunciato lo stanziamento di una prima tranche di aiuti per la Tunisia, una parte dei quali nell'ambito del memorandum. Il grosso dei fondi dovrebbe servire a bloccare le partenze verso l'Europa, ma ci sono anche risorse per l'accoglienza e per potenziare il rimpatrio dei migranti subsahariani dalla Tunisia ai loro Paesi d'origine.

Secondo i critici, questi fondi finiranno solo per consolidare il potere autoritario di Saied, senza alcun miglioramento delle condizioni dei migranti nel Paese. Anche la reale capacità delle autorità tunisine di fermare le partenze verso l'Italia è messa in discussione. 

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