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Martedì, 30 Aprile 2024
Soluzione finale / Israele

Svuotare la Striscia di Gaza: così Israele organizza la deportazione di milioni di palestinesi

Netanyahu vuole evacuare Rafah, a sud dell'enclave. Da quando è scoppiato il conflitto, nella città è arrivata più della metà degli abitanti della Striscia di Gaza, dopo aver obbedito agli ordini di evacuazione israeliani nella parte settentrionale e centrale dell'enclave

Dopo le operazioni di terra nelle città di Gaza e Khan Yunis, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dato istruzione alle Forze di difesa di presentare al governo piani di evacuazione da Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove si concentrerà la prossima operazione dell'esercito. Il leader israeliano ha anche chiesto all'establishment della difesa di presentare piani per smantellare i battaglioni di Hamas nell'area di Rafah. In una nota, si legge che il premier ha detto: "È impossibile raggiungere l'obiettivo della guerra di eliminare Hamas e lasciare quattro battaglioni di Hamas a Rafah". "D'altra parte - ha aggiunto - è chiaro che un'operazione massiccia a Rafah richiede l'evacuazione della popolazione civile dalle zone di combattimento". Con la decisione di Netanyahu si aggrava la condizione della popolazione della Striscia. A Rafah, città meridionale al confine con l'Egitto, ci sono al momento più di 1,3 milioni di persone tra cui più di 610 bambini, in un'area pari a meno di un quinto della superficie totale dell’enclave, senza alcuna possibilità di fuga.

A seguito della diffusione della notizia dell'avvio dell'operazione militare a Rafah, forze di sicurezza egiziane sono arrivate al valico di Rafah con la Striscia di Gaza per proteggere ulteriormente il confine, dove, a solo un paio di chilometri, sono ammassati quasi due milioni di palestinesi spinti a sud dai bombardamenti israeliani, giunti ormai appena oltreconfine. Diverte testimonianze raccontano della presenza di circa 40 veicoli della polizia e della sicurezza giunti a Rafah per proteggere il confine, innalzare la recinzione che la separa da Gaza e rinforzarla con filo spinato per impedire qualsiasi tentativo di sconfinamento. Una fonte ufficiale nel governatorato del Nord Sinai ha però puntualizzato che il rinforzo della sicurezza al confine è stato continuo dal 7 ottobre, con l'Egitto che ha sempre detto di voler respingere qualunque tentativo di sfollare i palestinesi oltreconfine, verso il territorio egiziano, iniziativa che, secondo Il Cairo, servirebbe solo ad accantonare la questione palestinese e la soluzione a due Stati.

Quale sarà il futuro della popolazione di Gaza?

Da quando è scoppiato il conflitto, a Rafah è arrivata più della metà dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, dopo aver obbedito agli ordini di evacuazione israeliani nella parte settentrionale e centrale dell'enclave. Quale sarà quindi il piano che le Forze di difesa attuerà? Dove andranno i gazawi che si sono rifugiati a Rafah, lasciando i loro cari e averi? Si preannuncia così un disastro, come paventato dagli Stati Uniti che solo l'8 febbraio avevano avvertito Israele di tagliare il loro sostegno diplomatico in caso di un'operazione a Rafah. Nonostante gli avvertimenti degli Stati Uniti e di alti funzionari delle Nazioni Unite, Netanyahu appare determinato a portare avanti l'offensiva a vasta scala su Rafah. Israele sostiene che la città meridionale è l'ultima roccaforte rimasta di Hamas e che è necessario inviare truppe per completare il suo piano di guerra contro il gruppo militante islamico. 

L'appello del presidente statunitense è caduto nel vuoto. L'irritazione della Casa Bianca per la gestione israeliana del conflitto con Hamas è sempre più esplicita: la notte scorsa il presidente Usa Joe Biden ha definito "esagerate" le operazioni militari a Gaza in risposta all'attacco del 7 ottobre e ha ricordato che "troppi innocenti stanno morendo: questo deve finire". Dopo l'ennesimo flop nell'ultima missione del suo ministro degli Esteri Antony Blinken nella regione, in una conferenza stampa a sorpresa il comandante in capo americano ha ribadito di volere "un cessate il fuoco con rilascio degli ostaggi". Solo due giorni fa, al compiere dei 4 mesi dall'inizio della guerra e proprio dopo avere ascoltato le pressioni Usa direttamente da Blinken, Netanyahu ha escluso di prendere in considerazione la proposta di tregua di Hamas annunciando, al contrario, nuovi attacchi sul sud della Striscia, a Rafah. Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di almeno 27.840 morti e oltre 67.300 feriti, secondo il Ministero della Salute palestinese gestito da Hamas.

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