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Sabato, 27 Aprile 2024
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Arresti e torture ai gay in Cecenia, le autorità minacciano i giornalisti: "La vendetta vi raggiungerà"

Minacce al giornale russo "Novaya Gazeta" da parte delle autorità politiche e religiose cecene, per la rivelazione degli arresti indiscriminati di persone omosessuali

Minacce al giornale russo "Novaya Gazeta" da parte delle autorità politiche e religiose cecene, per la rivelazione degli arresti indiscriminati di persone omosessuali. E' lo stesso organo di stampa a rivelarlo in un pezzo apparso online nella serata del 13 aprile.

Il riferimento è ad una assemblea che si è tenuta il 3 aprile nella Moschea centrale di Grozny, a cui hanno partecipato circa 15 mila persone e durante la quale hanno preso la parola rappresentanti religiosi e politici tra cui Adam Shakhidov, consigliere del presidente ceceno Ramzan Kadyrov, il quale ha esplicitamente accusato "Novaya Gazeta" di diffamazione, additando i giornalisti come «nemici della nostra fede e del nostro Paese».

Non solo: l'assemblea ha adottato una risoluzione in cinque punti, il secondo dei quali è un chiaro invito a innescare reazioni violente ed intolleranti: «In considerazione dell'offesa recata ai fondamenti secolari della società cecena e alla dignità degli uomini ceceni, nonché alla nostra fede, giuriamo che la vendetta raggiungerà i veri istigatori ovunque e chiunque essi siano, senza alcun termine di prescrizione».

Inevitabile pensare al peggio, visti anche gli omicidi tuttora non completamente risolti (nel 2006 e nel 2009) delle giornaliste Anna Politkovskaja e Natalya Estemirova, entrambe di "Novaya Gazeta".

«Per noi è evidente - scrive la redazione del giornale - che questa risoluzione incoraggia i fanatici religiosi alla violenza contro i giornalisti».

Come è noto, l'1 aprile "Novaya Gazeta" aveva pubblicato per la prima volta la notizia di detenzioni e torture di massa ai danni di persone gay cecene. La cosa era stata liquidata come "pesce d'aprile" dalle autorità cecene e russe, ma "Novaya Gazeta" aveva proseguito le pubblicazioni aggiungendo di essere a conoscenza del nome di tre vittime e di essere certa, però, che le vittime fossero più numerose, indicando anche la prigione segreta in un edificio ufficialmente abbandonato nella città di Argun.

Parallelamente alle rivelazioni sulla stampa, sono stati compiuti anche atti giudiziari. In particolare, l'8 aprile il capo redattore di "Novaya Gazeta" Dmitry Muratov ha presentato un ricorso al procuratore generale Yuriyu Chayke per chiedere che i magistrati russi applichino le leggi sulla commissione di gravi reati. E l'11 aprile l'avvocato Andrew Sabinin, che lavora per un'associazione per i diritti umani, ha presentato una denuncia al tribunale di Mosca con cui si chiede che venga riconosciuto l'immobilismo degli investigatori russi sull'argomento degli arresti e delle torture per gli omosessuali.

Nel frattempo, a dimostrazione che essere omosessuali in Cecenia rappresenta attualmente un pericolo per la propria incolumità, il Russian Lgbt Network fin dal 2 aprile si è messo al lavoro per organizzare l'evacuazione degli omosessuali ceceni, considerata «l'unico modo per aiutarli». Particolarmente agghiacciante la replica ufficiale del presidente ceceno Kadyrov, secondo cui «non ci sono gay in Cecenia e, se ci fossero, i loro stessi familiari li spedirebbero dove non potrebbero più tornare». Secondo le rivelazioni di "Novaya Gazeta", in molti casi le torture ai danni dei gay imprigionati sarebbero state compiute proprio dai loro parenti. 

Ecco il testo completo della risoluzione adottata nella Moschea centrale di Grozny, diffusa dalle televisioni e dalle radio e ripresa da "Novaya Gazeta" il 13 aprile.

«Ciò che è stato pubblicato su "Novaya Gazeta" è una menzogna assoluta e calunniosa, discredita l'onore e la dignità dei musulmani, dei residenti della Cecenia, dei cittadini russi. In considerazione dell'offesa recata ai fondamenti secolari della società cecena e alla dignità degli uomini ceceni, nonché alla nostra fede, giuriamo che la vendetta raggiungerà i veri istigatori ovunque e chiunque essi siano, senza alcun termine di prescrizione. Noi, Alta Assemblea, sollecitiamo i residenti di Cecenia e tutte le persone oneste affinché non si diffondano informazioni calunniose e provocatorie: questo è il peggior peccato per l'Islam e per le altre religioni, e reca dolore e sofferenza a molte persone. Esortiamo ogni persona comune a combattere la diffusione di tali bassezze e provocazioni in tutti i modi possibili (legali). Chiediamo ai media federali e regionali, nella stesura di articoli, di utilizzare fonti attendibili e opinioni di professionisti competenti. Che Allah conceda a tutti noi pace, pace e giustizia!».

"Novaya Gazeta" ricorda poi il clima che si respira in Cecenia, dopo l'omicidio del leader politico russo Boris Nemtsov ancora senza mandanti: «Il livello di violenza è drammaticamente aumentato. La  mancanza di una indagine completa sull'omicidio Nemtsov ha generato fiducia in una completa impunità». E ancora: «Silenzio e inattività di coloro che sono in grado di fare qualcosa li rende complici. Ecco perché "Novaya Gazeta" continua a lavorare in Cecenia. Ma siamo assai consapevoli del prezzo elevato che rischiamo di pagare».

Infine, il capo redattore Dmitry Muratov, in una nota aggiuntiva, ricorda la vicinanza di "Novaya Gazeta" al popolo ceceno nei tredici anni di guerra e l'impegno dei suoi giornalisti nel monitoraggio delle violazioni dei diritti umani. «La violenza nel nostro Paese è stata abbastanza», scrive Muratov: «Siamo sempre pronti a impegnarci in un dialogo con i rappresentanti della società cecena e il clero».

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