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Martedì, 30 Aprile 2024
Elezione Presidente federale / Germania

Steinmeier rieletto Presidente federale avverte Putin: "Non sottovalutare la democrazia"

Nessuna sorpresa dall'Assemblea federale di oggi: ampia maggioranza per la rielezione del Presidente uscente

Nessuna sorpresa: l'elezione di Frank-Walter Steinmeier avviene domenica nel corso dell'Assemblea federale, composta da 1472 elettori. La metà sono i parlamentari del Bundestag, l'altra metà rappresentanti degli Stati federali tedeschi. E Steinmeier, sulla cui rielezione era da tempo stato trovato un accordo, ottiene 1045 voti. A differenza del sistema italiano, si votano solo candidature formalmente avanzate dai rappresentati dei partiti o dai componenti l'Assemblea stessa. Così 140 voti vanno al candidato di Alternative für Deutschland (AfD) Max Otte, che è un membro della CDU e che per aver accettato la candidatura, contrariamente alla linea ufficiale del partito di sostenere Steinmeier, potrebbe essere espulso. 96 voti vanno a Gerhard Trabert, candidato indipendente della Linke, e 58 a Stefanie Gebauer, candidata dai Freie Wähler.

Dopo aver accettato l'elezione, Steinmeier pronuncia un denso discorso di poco più di venti minuti. Il Presidente usa toni forti e molto chiari, il suo è non solo un avvertimento a Putin ma anche una puntuale difesa della democrazia e dei suoi fondamenti contro quelle che definisce l’idea di questi anni in base alla quale essa sarebbe ormai in declino. Al primo ricorda proprio di non «sottovalutare la forza della democrazia», addebita alla Russia la responsabilità della tensione a Est, una «minaccia per l'Ucraina», che potrebbe presto diventare una guerra, «alla cui assenza eravamo ormai abituati in Europa. Abbiamo dovuto di nuovo imparare che la pace non è qualcosa di ovvio». La risposta sarà decisa anche da parte tedesca: «Siamo nella NATO e nell'Unione europea e sappiamo di avere obblighi: se non ci fossero stata queste alleanze oggi non potremmo vivere in unità e libertà». E si appella direttamente a Putin: «Liberi l'Ucraina del cappio con cui vuole legarla e cerchi una soluzione che noi che assicuri la pace in Europa». 

Proprio all'inizio del discorso Steinmeier aveva ammonito «Il mio è un incarico che va oltre i partiti. Ma non sarò neutrale sulla democrazia: sarò nemico di chi l'attacca». Il Presidente continua: «I processi democratici vengono spesso visti come un segno di debolezza» ma si chiede retoricamente: «Quali paesi autoritari sono usciti meglio delle democrazie da questa crisi? E prendiamo gli autodefinitisi uomini forti del mondo: dopo tutte le loro teorie complottiste, non sono forse alla fine nudi questi imperatori?». 

Ecco perché è molto duro anche su quelli che, in Germania, «favoleggiano di una dittatura del Coronavirus»: «So che la pandemia ha lasciato ferite profonde nel paese e vorrei provare a dare il mio contributo per sanarle. Ma dico anche che in democrazia c’è una linea rossa che non si può superare. E quella linea è costituita da odio e violenza». Ecco perché annuncia l’intenzione di continuare a viaggiare per il paese, incontrare i cittadini, visitare i luoghi più colpiti dalla pandemia. Inizierà dal 28 marzo, una data simbolica «un giorno di orgoglio per la storia della nostra democrazia» per la Germania: la rivoluzione del 1848 e le prime elezioni libere nella ex Germania est.

Nel suo discorso c'è anche spazio per un riconoscimento ad uno degli altri candidati, Gerhard Trabert, medico, che per il suo impegno, ad esempio, per i senza tetto e per le difficoltà di accesso al sistema sanitario per i più poveri è stato proposto dalla Linke. «Con la sua candidatura ha messo in luce la condizione di quelli più poveri e più colpiti nel nostro paese. È un tema che merita di essere discusso. Sarei felice di poterne parlare insieme».

«Credere nella democrazia significa credere in se stessi»: così conclude Steinmeier, ricordando che se è vero che la sovranità viene dal popolo, questa frase implica anche la necessità di assumere responsabilità «È la doppia natura della democrazia: essa è allo stesso tempo una promessa ma anche una aspettativa». Ognuno, cioè, è chiamato a fare la sua parte. Anche cittadine e cittadini.

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