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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il punto a inizio giornata

Guerra in Ucraina: cinque cose da sapere oggi

Dopo 19 giorni di guerra, la situazione sul terreno è di uno stallo complessivo su vari fronti: inizia la fase più dura, la resistenza di Mykolaiv, la misteriosa 'munizione' usata dai russi, il ruolo della Cina, "tre mesi e l'economia russa crolla"

Dopo 19 giorni di guerra, la situazione sul terreno è di uno stallo complessivo su vari fronti. Il punto a inizio giornata: prosegue il lavoro di diplomazia. Dopo una "pausa tecnica", riprendono oggi i negoziati" tra Kiev e Mosca. "Le trattative continuano", ha scritto ieri in un tweet il consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak, facendo il punto sui colloqui che il presidente Volodymyr Zelensky ha definito "difficili". La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki: "Non vediamo a questo momento nessun segnale che il presidente Putin stia fermando l'attacco ed avviando la de-escalation".

Guerra Russia Ucraina: ultime notizie in diretta 

Ecco cinque cose da sapere oggi sul conflitto in Ucraina: inizia la fase più dura della guerra, la resistenza di Mykolaiv, la misteriosa 'munizione' usata dai russi, il ruolo della Cina, "tre mesi e l'economia russa crolla".

1) La resistenza di Mykolaiv, città chiave

Da giorni sono in corso pesanti bombardamenti da parte dell’esercito russo su Mykolaiv, una grande città industriale vicina alla costa, vicina al Mar Nero, nell'Ucraina meridionale, zona in cui si è concentrata una parte consistente dell'attività russa delle ultime settimane. È al centro delle aspirazioni del Cremlino perché, controllando Mykolaiv, l'esercito russo si avvicinerebbe a Odessa e poi al confine terrestre ucraino fino alla Transnistria, la repubblica separatista moldova. La caduta di Mykolaiv e poi di Odessa priverebbe l'Ucraina di uno dei principali accessi al mare. Si stima che siano almeno 30 in città le vittime civili e centinaia le case danneggiate. La città resiste alle bombe, alla fame e al freddo. Mezzo milione di abitanti, circondato da due grandi fiumi vicino alla sua foce, questo strategico centro è il nuovo fronte dell’offensiva meridionale russa. Se la città dovesse capitolare, una lunga striscia d’asfalto lunga 130 km porterebbe dritti a Odessa. Nonostante sia circondata quasi interamente, ieri sono arrivati gli aiuti provenienti da vari Paesi: cibi inscatolati, vestiti, scarpe, quaderni, penne, giocattoli. La temperatura di notte scende diversi gradi sotto lo zero. 

2) Inizia la fase più dura della guerra

Nei primi giorni dell'invasione, secondo la versione di Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, Vladimir Putin "aveva dato ordine di evitare assalti immediati alle grandi città, perché le perdite civili sarebbero state troppo elevate". Ma ora il ministero della Difesa "non esclude di prendere il pieno controllo dei grossi centri, già quasi completamente circondati". In realtà le città sono state attaccate sin dai primi giorni di guerra (Kharkiv), ma ora inizia secondo molti analisti la fase più dura della guerra. "La quarta fase della guerra - spiega Ben Aris, direttore del sito di informazioni Bne IntelliNews - punta a schiacciare l’Ucraina con un assalto su larga scala, senza più esitazioni. Brutale: l’obiettivo militare non è sconfiggere l’Ucraina in sé ma distruggerla uccidendo tantissime persone, finché il presidente Volodymyr Zelenskyj non deciderà di ridurre le perdite, dichiarare la sconfitta e accettare le richieste di Putin".

3) La misteriosa 'munizione' usata dai russi in Ucraina

La Russia sta usando una misteriosa 'munizione' in Ucraina: i suoi missili balistici a corto raggio Iskander-M rilasciano dei dispositivi ingannevoli, una sorta di esche, in grado di confondere i sistemi aerei di difesa e i radar. Lo scrive il New York Times citando fonti dell'intelligence, secondo le quali i missili rilasciano le esche quando avvertono di essere nel mirino dei sistemi di difesa aerea. Le esche sono in grado di produrre segnali elettrici e radio che confondo i radar nemici, oltre a contenere fonti di calore che attraggono i missili in arrivo. L'uso dei diversivi potrebbe aiutare a spiegare il perché i sistemi ucraini incontrerebbero molte difficoltà nell'intercettare i missili Iskander russi.

4) Il ruolo della Cina

"La Cina rispetta sempre la sovranità e l’integrità territoriale di tutti Paesi, rispetta i principi dell’Onu ed è impegnata per i colloqui di pace”. E’ questo il messaggio che Yang Jiechi, responsabile della politica estera del Partito Comunista cinese, ha comunicato a Jake Sullivan, il consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, nel colloquio che hanno avuto oggi a Roma, sottolineando, secondo quanto riporta l’agenzia ufficiale Xinhua, che “la parte cinese non vuole vedere la situazione in Ucraina arrivata a questo punto”. Nei colloqui con la delegazione americane, Yang ha chiesto “alla comunità internazionale di sostenere in modo unitario i colloqui di Pace tra Russia ed Ucraina così che possano essere raggiunti risultati sostanziali il più presto possibile e si possa aiutare alla de-escalation il più presto possibile". La Cina avrebbe però già deciso di fornire alla Russia sostegno economico e finanziario nella guerra d'invasione contro l'Ucraina e sta pensando di inviare rifornimenti ed equipaggiamenti militari come droni armati, secondo i timori di vari funzionari statunitensi. Secondo la Cnn  nell'assistenza richiesta da Mosca ci sarebbero anche kit alimentari militari preconfezionati e non deperibili: la Russia non era preparata a un lungo conflitto.

5) "Tre mesi e l'economia russa crolla"

"Tre mesi". E' questo il lasso di tempo, l'orizzonte che rimbalza tra i messaggi, nelle chat, nelle interviste a ricercatori sui siti russi che ancora riescono a trasmettere: a raccontarlo oggi è la Stampa. Tre mesi perché tutta l'economia crolli, perché il Paese vada in default, perché lo spettro degli anni Novanta torni a sedersi nelle tavole dei russi. C'è già chi comincia a perdere il lavoro, chi non riesce a trovarlo, chi non sa per quanto riuscirà a conservare il proprio. A oggi le riserve nei centri commerciali non mancano, anche se è chiaro che le merci si stanno assottigliando, le persone avranno meno soldi da spendere, i prezzi stanno già crescendo e la popolazione si prepara. Una delle altre parole che circola come un mantra è "nazionalizzazione". I russi, racconta sempre il quotidiano torinese, sperano in una pioggia di rubli che metterà a posto le cose. Ma se un'impresa viene nazionalizzata, la prima domanda è sempre: cosa produrrà? Per chi? E chi la gestirà? Soluzioni facili a portata di mano non ci sono. Il settore industriale, automobilistico in primis, sarà il primo a subire una mazzata: il problema sono i componenti, che arrivano quasi sempre da società occidentali che hanno fermato le forniture.

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