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Sabato, 27 Aprile 2024
Il punto / Ucraina

Guerra in Ucraina, cinque cose da sapere oggi

Cosa c'è dietro la rimozione di Alexander Dvornikov. Le condizioni di Putin per il grano. Tra due settimane il "successo tattico" della Russia a est. Contatti per un possibile cessate il fuoco (ma senza Ucraina). L'Occidente tornerà a fare affari con Putin?

Guerra in Ucraina, dopo più di 100 giorni dall'inizio dell'invasione. non c'è nessuna tregua all'orizzonte e si va verso un conflitto prolungato. Cinque cose da sapere oggi, il punto a inizio giornata. Cosa c'è dietro la rimozione di Alexander Dvornikov. Le condizioni di Putin per il grano. Tra due settimane il "successo tattico" della Russia a est. Contatti per un possibile cessate il fuoco (ma senza Ucraina). L'Occidente tornerà a fare affari con Putin?

1) Cosa c'è dietro la rimozione di Alexander Dvornikov

Nuovo 'colpo' ai vertici militari russi. Secondo quanto riporta il Conflict Intelligence Team, citato dal Kyiv Independent, Mosca avrebbe deciso di rimuovere il generale Alexander Dvornikov dalla guida delle forze sul campo in Ucraina, per sostituirlo con il generale Gennady Zhidko, ex comandante del distretto militare orientale e vice ministro della Difesa russo. Di Dvornikov, noto per il pugno duro nelle spedizioni in Siria e Cecenia, non si avevano più notizie da un paio di settimane. Eppure proprio a lui il Cremlino si era rivolto all'inizio di aprile per dare una svolta a una operazione militare di cui erano emerse tutte le carenze. Ma se fosse confermato questo nuovo avvicendamento, neanche Dvornikov, evidentemente, sarebbe riuscito a ottenere nell'invasione dell'Ucraina i risultati attesi da Putin. A meno di due mesi dalla nomina non sarebbe più al comando delle forze impegnate in Ucraina. Occorre cautela però: la rimozione del "macellaio siriano", come era stato soprannominato per le azioni nel brutale conflitto in Medio Oriente, potrebbe essere legata a un semplice "processo di rotazione" dei vertici operativi, "come quello visto in Siria", sottolineano gli analisti del Cit, dato che non risulta al momento un'insoddisfazione per la sua gestione tra i comandi a Mosca.

2) Le condizioni di Putin per il grano

I porti dell'Ucraina sono praticamente bloccati e le esportazioni di cereali dal “granaio d’Europa” congelate. Ma ieri sera Vladimir Putin ha detto di non vedere "alcun problema" per le esportazioni di grano dall’Ucraina. Poi ha addirittura proposto di inviare il grano dai porti di due città ucraine occupate dalle truppe russe, cercando di dettare le sue condizioni.  I prezzi dei cereali e degli oli vegetali sono schizzati alle stelle dopo tre mesi di offensiva in Ucraina. La Fao prevede da otto a 13 milioni di persone denutrite in più se la crisi dura. Putin mette sul tavolo una serie di opzioni per sbloccare le esportazioni di grano. In primo luogo, attraverso i porti ancora sotto il controllo ucraino, come Odessa, sminati i fondali e rimosse le "navi deliberatamente affondate". In cambio, la Russia consentirebbe "il passaggio sicuro delle navi nelle acque internazionali". Oppure attraverso i porti ucraini di Mariupol e Berdjansk che si affacciano sul Mar d’Azov che sbocca nel Mar Nero, ora sotto controllo di Mosca. O ancora, sul fiume Danubio "via Romania, Ungheria o Polonia". Infine, l'ultima "proposta": attraverso la fedelissima Bielorussia, "da lì puoi andare nei porti baltici, poi nel Mar Baltico e poi in qualsiasi parte del mondo", secondo Putin. Bisognerebbe però "rimuovere le sanzioni dalla Bielorussia". Difficile che possa succedere. Putin usa il grano come una pericolosa arma politica: nei silos ucraini sono fermi oltre 20 milioni di tonnellate di grano, secondo le stime di queste settimane. Tempo non ce n'è molto: "Abbiamo venti giorni per evitare la catastrofe, poi i cereali marciranno", dice a Repubblica il vicesindaco di Odessa, Oleg Brindak.

3) Tra due settimane il "successo tattico" della Russia a est

Nell'est dell'Ucraina si va verso un conflitto prolungato. L'offensiva russa nel Lugansk avanza intanto inesorabile, il 90 per cento della regione sia ormai nelle mani delle forze russe, che nelle prossime due settimane ne assumeranno probabilmente il controllo totale. La Russia è vicina a un "successo tattico in Donbass". Secondo l'ultimo bollettino dell'intelligence militare britannica, le forze del Cremlino "hanno avuto uno slancio, che hanno mantenuto, e attualmente sembrano conservare l'iniziativa sull'opposizione ucraina". Mosca, osservano gli 007 di Londra, "in seguito al fallimento del progetto iniziale, ha modificato la sua linea operativa concentrandosi sul Donbass", con l'obiettivo di impadronirsi delle intere regioni di Lugansk e Donetsk, che nel 2014 caddero parzialmente in mano ai separatisti filorussi. Ormai, prosegue il bollettino, "la Russia controlla oltre il 90% dell'Oblast di Lugansk ed è probabile che ne completi il controllo nelle prossime due settimane". La "vittoria" in questa parte del Donbass, secondo vari analisti, comporta però conseguenze su altri fronti. Le truppe sono ingatti passate sulla difensiva su altri fronti, da Kharkiv a Zaporizhzhia. A Severodonetsk le ultime sacche della resistenza ucraina continuano a combattere. Nel mirino resta anche Lysychansk, l'unico altro grande centro urbano del Lugansk, ancora controllato dalle truppe di Kiev, ma dove restano solo macerie: il 60 per cento degli edifici è stato distrutto, 80mila abitanti su 100 mila sono fuggiti. Lungo la direttrice di Kharkiv, le forze ucraine avrebbero ripreso il controllo di Vesele. L'incognita è proprio il dispendio di uomini e mezzi che richiederà l'occupazione totale del Lugansk: più elevato sarà, più tempo richiederà la conquista del Donetsk, l'altra regione del Donbass nel mirino di Putin. I russi sembrano aver ridimensionato le proprie aspettative rispetto al piano iniziale ma, come ha ammesso lo stesso Zelensky, controllano ormai il 20% del territorio ucraino.

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4) Contatti per un possibile cessate il fuoco (ma senza Ucraina)

Nelle ultime settimane funzionari americani hanno incontrato con regolarità le controparti britanniche ed europee per discutere possibili schemi per un cessate il fuoco in Ucraina e per mettere fine alla guerra attraverso un accordo negoziato. Lo hanno riferito alla Cnn diverse fonti al corrente dei colloqui, precisando che nel corso di questi incontri è stato discusso anche il piano di pace italiano in quattro punti. Proprio sul piano italiano, sottolinea la Cnn, "c'è una certa confusione", perchè se l'ambasciatrice americana all'Onu, Linda Thomas Greenfield, ha detto nei giorni scorsi che si tratta di "una delle iniziative che sicuramente vorremmo che mettesse fine a questa terribile guerra e agli attacchi al popolo ucraino", due fonti americane hanno invece detto all'emittente che in realtà gli Stati Uniti non sostengono la proposta italiana. Le fonti hanno precisato che l'Ucraina non è direttamente coinvolta in queste discussioni.

5) L'Occidente tornerà a fare affari con Putin?

Nei prossimi mesi le dure sanzioni isoleranno la Russia qualsiasi cosa accadrà sul campo di battaglia. "Forse - scrive oggi Ugo Tramballi in una analisi sul Sole 24 Ore - Ma Covid più guerra hanno ingigantito l’inflazione mondiale; c’è la crisi delle materie prime, gas e petrolio hanno prezzi insostenibili; il grano bloccato sta affamando intere regioni del mondo; la lotta ai mutamenti climatici è stata aggiornata. Il costo è troppo alto perché Governi e opinioni pubbliche mantengano sulle sanzioni alla Russia il rigore di oggi; perché banche e imprese che operavano su quel mercato non si convincano che Putin non è un ostacolo. Si fanno affari con l’Egitto di al-Sisi, col principe ereditario saudita che uccide e smembra gli oppositori, con le satrapie dell’Asia centrale ex sovietica. La gran parte dei Paesi nei quali cerchiamo fonti energetiche alternative non è più democratica della Russia. Perché Putin no, dunque?". In pratica "presto la consistenza dell’Europa sarà messa di nuovo alla prova. È la nostra tentazione all’appeasement, l’arma definitiva di Vladimir Putin"

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