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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Cav: slitta il voto sulla decadenza, ma Berlusconi non sarà più senatore

Tanto rumore per nulla ieri in Giunta al Senato. Ma il destino politico di Berlusconi è segnato. Non sarà più senatore e, dopo il 15 ottobre, gli riuscirà male anche fare il leader da casa, con tutte le restrizioni del caso che comportano i domiciliari

Alla fine Pd e Pdl hanno deciso di allungare il brodo. Tanto rumore per nulla. La Giunta per le immunità del Senato ha deciso di non decidere. E prender tempo, quello chiesto dal Pdl, quello concesso dal Pd. Il caso Berlusconi stalla, il governo Letta si prende una piccola boccata d’ossigeno. Questioni di giorni, un breve sospiro, briciole. Fino a giovedì alle 15, quando la Giunta per le immunità riprenderà i lavori. 

Sempre meglio, d’altra parte, del nulla, del cartello di fine corsa che si era materializzato già lunedì pomeriggio e che si è protratto per tutto il pomeriggio di ieri. Un’ora prima dell’inizio della seconda giornata dei lavori della Giunta per le immunità del Senato, il governo da appeso era direttamente sceso al capolinea di una corsa che, a dir la verità, non è mai andata spedita. Da una parte, l’intransigenza del Pd a braccetto con il Movimento 5 Stelle, dall’altra l’estremo ultimatum di Renato Schifani: “Qualcuno in Giunta ha voluto mostrare i muscoli e ne abbiamo preso atto, ma questo qualcuno sappia che, se qualcosa di traumatico dovesse avvenire in danno del Paese, non sarà certo colpa del Popolo della Libertà, ma di questo qualcuno”. 

DECADENZA BERLUSCONI: IL CAV SI SALVA, LETTA ANCHE

GIOVEDI' SI RIDISCUTE - Poi il lavoro dietro le quinte, i colloqui di Letta con i ministri del Pdl; e quella frase a fine vertice, “Si può andare avanti”, che ha fatto da preludio al nulla di fatto e quindi alla schiarita. Senza dimenticare l’appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Rafforzare l'unità nazionale o tutto è a rischio”. Ma come si è arrivati al ‘miracolo’ in stile larghe intese? Con un escamotage procedurale: con il Pdl che ha inserito le tre pregiudiziali sollevate dal relatore Augello in semplici note preliminari della relazione difensiva del Cav, che quindi sarà discussa da giovedì in poi. Il Pd a sua volta, disimpegnato dal voto sulle pregiudiziali che avrebbero voluto spedire il caso alla Consulta o alla Corte di Strasburgo, ha concesso alla discussione di andare avanti senza traumi.

La procedura allungata e le concessioni incrociate, quindi, hanno fatto da sottofondo alla tregua e a qualche sorriso. “Il relatore Augello ha ritirato le pregiudiziali e si è deciso all’unanimità di cominciare la discussione generale sulla relazione di Augello. La sua proposta è stata quella di convalidare l’elezione di Berlusconi”, ha dichiarato la vicepresidente della Giunta, Stefania Pezzopane, del Pd. Parole che hanno preceduto quelle di Dario Stefano, il presidente eletto tra le fila di Sel: “Il ritiro delle pregiudiziali e la proposta del relatore ai sensi dell'articolo 10 del regolamento, ci ha consentito di riportare la procedura all’interno della questione principale, avviando definitivamente la discussione generale che è preludio al voto sulla proposta del relatore che è stata una proposta di convalida. È importante che si sia arrivati a questo all’unanimità”.

IL RICORSO ALLA CORTE DI STRASBURGO

Il Pdl che nel pomeriggio muta strategia, il Pd che consente ad un avvio di dibattito approfondito. Puntuale ma , come osservato nella serata di ieri dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani, senza mutare le carte in tavola. O meglio, la frontiera che separa le rispettive posizioni: “Ci sarà tempo per una discussione di merito ma – ha avvisato – arriverà il momento in cui la Giunta dovrà decidere, passerà qualche giorno ma alla fine questo pronunciamento ci sarà e penso sia giusto, perché la legge è uguale per tutti”. Con un verdetto che non può mutare: sarà decadenza per il Cavaliere. “Quando c’è una sentenza si applica. Se in uno Stato non fosse così ci sarebbe solo la legge della giungla”, ha ribadito Epifani.

PDL – Il Pdl, dal canto suo non muta la linea: la Giunta deve convalidare l’elezione del Cav. E punta sui tempi morti. “Non speravo davvero – ha sottolineato soddisfatto il relatore Augello – che oggi si sarebbe arrivati ad una decisione unanime su questa storia. Per quanto riguarda i tempi non sono ancora in grado di dire nulla perché dovranno essere ancora decisi dall’ufficio di presidenza ma posso solo dire che, essendo una questione del tutto particolare, tanto che richiede una procedura a sé, ci vorrà tutto il tempo che ci vorrà..”. Il Pd parla del voto già giovedì, o al massimo venerdì. Il Pdl fa lo ‘gnorri’. Vedremo. 

IL PD PUO' ESSERE IL MIGLIORE ALLEATO

Ora, questo per quel che riguarda la cronaca politica. Quella fredda. Quella delle procedure che tratteggiano scorci di scenari futuri. Poi arriva il tempo delle riflessioni. Partendo da un dato: dal 15 ottobre sarà eseguita la sentenza di condanna di Berlusconi. Un anno agli arresti domiciliari o la richiesta in prova ai servizi sociali. Da qui non si scappa, Berlusconi è colpevole e rimane un condannato. Non solo: il 19 ottobre la Corte di Appello di Milano ricalcolerà in via definitiva l’interdizione dai pubblici uffici. Prima l’inizio pena, quattro giorni dopo la decadenza da senatore. Questo, tanto per esser chiari, è inevitabile. Anche perché Napolitano, il 13 agosto scorso, è stato cristallino: se c’è margine per una clemenza tombale, ci potrà essere solo per quel che riguarda l’aspetto penale e non amministrativo. 

Questo per dire che il destino politico di Berlusconi è segnato. Non sarà più senatore e, dopo il 15, gli riuscirà male anche fare il leader da casa, con tutte le restrizioni del caso che comportano i domiciliari. Eppure il governo Letta rimane appeso, a forte rischio. La domanda: è così conveniente per il Pdl far saltare il banco, spostarsi all’opposizione, sapendo benissimo che il capo dello Stato non scioglierà mai le Camere finché resterà in piedi il ‘porcellum’? Quanto può pagare la retorica dell’innocente ingiustamente condannato da quella magistratura “comunista” che ha deciso di eliminarlo politicamente a colpi si sentenze? Può valere una crisi di governo? Chi ci guadagnerebbe?

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