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Sabato, 27 Aprile 2024
La doccia fredda

La Corte Ue dice no alla procedura d'urgenza sul dl Cutro, l'accordo con l'Albania rischia un nuovo stop

I giudici di Strasburgo non accolgono la richiesta della Corte di Cassazione sulla cauzione chiesta ai migranti per non finire nei centri di detenzione, prevista anche nel protocollo firmato con Tirana

Dalla Corte di giustizia europea arriva una doccia fredda per il governo Meloni, che sperava di poter rendere effettivo il controverso accordo con l'Albania sui migranti in tempi brevi. I giudici di Strasburgo hanno infatti deciso di non accogliere la domanda pregiudiziale d'urgenza avanzata dalla Corte di Cassazione in merito all'applicazione del decreto Cutro. La decisione è stata presa il 26 febbraio scorso ma è stata resa nota solo in queste ore dall'avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, legale di una serie di migranti tunisini trattenuti a Pozzallo, sui quali verte anche il ricorso presentato dalla giudice di Catania, Iolanda Apostolico. Il caso sarà dunque trattato dalla Corte europea con procedura ordinaria, allungando inesorabilmente i tempi.

Migranti, dall'Albania via libera all'accordo con l'ltalia: cosa succede ora

La Cassazione era stata chiamata a esaminare i ricorsi dell'Avvocatura dello Stato, che per conto del ministero dell'Interno si era opposta alle ordinanze con cui il Tribunale di Catania non convalidò, lo scorso autunno, i trattenimenti di alcuni migranti tunisini nel Centro di Pozzallo. I giudici della Suprema Corte decisero però di sospendere i giudizi sui procedimenti in atto rimandando dunque alla Corte di Giustizia Ue. Entrando nel merito, la Cassazione chiedeva "se la direttiva "2013/33/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, recante 'norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale', ostino a una normativa di diritto interno che contempli quale misura alternativa al trattenimento del richiedente (il quale non abbia consegnato il passaporto o altro documento equipollente), la prestazione di una garanzia finanziaria il cui ammontare è stabilito in misura fissa anziché in misura variabile, senza consentire alcun adattamento dell'importo alla situazione individuale del richiedente, né la possibilità di costituire la garanzia stessa mediante l'intervento di terzi, sia pure nell'ambito di forme di solidarietà familiare, così imponendo modalità suscettibili di ostacolare la fruizione della misura alternativa da parte di chi non disponga di risorse adeguate, nonché precludendo la adozione di una decisione motivata che esamini e valuti caso per caso la ragionevolezza e la proporzionalità di una siffatta misura in relazione alla situazione del richiedente medesimo". Si parla dei 5 mila euro chiesti ai richiedenti asilo per non essere rinchiusi nel centro di detenzione, quelli che molti definirono una sorta di "pizzo" imposto dallo Stato in cambio della libertà.

A rischio il trattato Italia - Albania

"C'è stato un rimpallo tra le varie istituzioni - spiega ancora l'avvocata Lo Faro - e adesso la palla torna al centro e ci vorrà del tempo per le decisioni, in attesa delle quali tutto resta fermo, compresa l'applicazione del decreto Cutro, e non solo in Italia perché le procedure accelerate, con il pagamento della cauzione di 5.000 euro, sono previste anche nel protocollo firmato con l'Albania". L'intesa siglata tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e l'albanese Edi Rama, prevede infatti che i migranti soccorsi nel Mediterraneo dalle navi militari italiane siano soggetti alle procedure accelerate di frontiera previste nel decreto Cutro in merito al "trattenimento del cittadino straniero e prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare", compresa la cauzione di 5mila euro chiesta al migrante per non essere detenuto.

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