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Sabato, 27 Aprile 2024
Tra crisi e dimissioni

Governo Draghi, cosa succede dopodomani: quattro scenari

Le ipotesi in vista di mercoledì: legislatura al capolinea o per il premier si apre la strada dei "tempi supplementari"? Le ultime notizie e le previsioni

Cosa farà mercoledì Mario Draghi? La sua avventura da premier è davvero giunta al termine? C'è chi assicura di no, tutt'altro, e le voci su una prosecuzione (in qualche modo) della sua permanenza a Palazzo Chigi fino alla primavera 2023 (e poi chissà) si susseguono. La scorsa settimana Sergio Mattarella ha respinto le sue dimissioni rinviandolo davanti alle Camere. In sintesi sono gli 4 scenari aperti per dopodomani. Vediamoli uno per uno.

Prima ipotesi: non cambia nulla

In questo scenario i partiti che fanno parte dell'attuale maggioranza spiegano di voler sostenere l'esecutivo. Per il M5s sarebbe un avvitamento mica da ridere, ma è nell'ordine delle cose. Il premier, dicono i beninformati, chiede - per ritirare le dimissioni - che le parole a sostegno del governo di larghissime intese siano trasferite in Aula: "Devono impegnarsi pubblicamente in parlamento", avrebbe detto ai suoi. Di fatto Draghi non dovrebbe far altro che prenderne atto e accettare di rimanere a Palazzo Chigi con la presentazione di un nuovo programma con alcune aperture, nero su bianco, alla richieste di Conte e nuovo voto di fiducia. Questo è il piano a cui lavora sin dal primo momento il Pd e nel quale forse spera il Quirinale. L'unico ostacolo è quella parte di centrodestra (Salvini e Berlusconi) che non vuole più proseguire in alcun modo l'alleanza con il M5s: potrebbe cambiare idea e accettare di andare avanti così per qualche mese. La linea "o con noi o con i Cinque stelle", nel caso di ripensamento di Draghi e Conte, potrebbe non essere più sostenibile. Forti spinte arrivano dai ministri: Renato Brunetta e Mara Carfagna stanno con Draghi. Mattarella, secondo alcune indiscrezioni di stampa, avrebbe già tentato di convincere il presidente del Consiglio con un ragionamento tutto sommato semplice: se si va a votare anticipatamente a ottobre, Draghi terrebbe l'interim, quantomeno fino a novembre, fino cioè a quando sarà formato il nuovo governo; tanto vale conservare i poteri, fare una legge di Bilancio, trattare sul prezzo del gas in Europa, fare i decreti su bollette e aiuti alle famiglie. Tanto vale che dunque Draghi rimanga premier nel pieno delle sue funzioni, ascoltando di malavoglia i partiti (M5s in primis) quando chiedono provvedimenti a favore dei loro elettori, quel piantare "bandierine" che un tecnico prestato alla politica sembra mal sopportare.

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Seconda ipotesi: un Draghi bis

Se Draghi proseguirà sulla strada delle dimissioni, potrebbe ricevere un nuovo mandato da Mattarella per valutare la possibilità di mettere in piedi un esecutivo con un'altra maggioranza. L'ex capo della Bce aveva sempre detto che per lui non esisteva un governo con un'altra maggioranza, senza M5s. Proprio la mancata partecipazione al voto di fiducia da parte dei pentastellati lo ha spinto infatti a presentarsi dimissionario al Quirinale. L'ipotesi di imbarcare un'altra quota di parlamentari scissionisti del M5s appariva fino a poche ore fa un po' tirata per i capelli. Draghi dovrebbe in sintesi mettersi a fare ciò che ha sempre detto di non voler fare: il politico vero. Una parte del Pd, Forza Italia e il gruppo dimaiano lavorano per sganciare da Conte altri parlamentari per dare l'immagine di una maggioranza nuova ma comunque larga, una coalizione "di unità nazionale". Questo scenario piacerebbe pure a Conte che potrebbe sfruttare i prossimi mesi all’opposizione per tentare di risalire nei consensi e assegnare ai fuoriusciti il marchio del tradimento. Non è scontato che Draghi si convinca. "Tutte le ipotesi di un governo senza M5s non mi paiono percorribili" ha detto anche il ministro dem Andrea Orlando. Draghi secondo rumors delle ultime ore potrebbe essere spinto a valutare come un fatto politico l’eventuale frattura interna al M5s (Di Maio è al lavoro) e lo smarcamento di una grossa (ma quanto grossa) fetta di parlamentari da Giuseppe Conte proprio in nome del sostegno al governo. 

Terza ipotesi: un governo senza Draghi

Sembra l'ipotesi più improbabile e debole e sfilacciata, quella che non conviene a nessun partito. Mattarella potrebbe decidere di dare l'incarico a qualcun altro per completare almeno la legge di Bilancio e arrivare quindi a fine anno. Il nome che si fa sempre in questi casi è quello del ministro dell'Economia Daniele Franco, ma il centrodestra difficilmente accetterebbe e pure Letta ha ribadito che dopo Draghi ci sono solo le elezioni anticipate. C'è un elemento che va preso in considerazione più di quanto forse stia avvenendo: come si comporterà il centrodestra? Salvini teme di restare isolato. Se l'istinto lo spinge a chiedere elezioni, sa bene che in realtà non può perdere l’asse con Berlusconi. Imbarcarsi ora in una campagna elettorale, e senza nemmeno potersi intestare il merito della caduta del governo, significa spalancare portoni per Meloni verso Palazzo Chigi. Anche per questo le ipotesi che non porterebbero a un voto in autunno hanno un loro perché. Ci sono enormi pressioni per non staccare la spina al governo Draghi da rappresentanti di alcune categorie: industria, imprese, artigianato, agricoltura, sindacato, commercio, volontariato e terzo settore. Se non saranno elezioni anticipate, la sensazione è che si andrà avanti con Draghi e non con altri inquilini a Palazzo Chigi. 

Quarta ipotesi: si vota a inizio autunno

Giorgia Meloni è l'unica che lo chiede senza sfumature: elezioni. Senza che ci siano le condizioni per proseguire l'azione di governo, e se Draghi deciderà di non voler proseguire con altre formule, Mattarella può sempre decidere di sciogliere le Camere. La stanchezza del premier, la disintegrazione pentstellata, le convenienze elettorali di Lega e Forza Italia spingono verso le urne, questo è indiscutibile. Il governo a quel punto rimane in carica con il premier attuale per gestire quella che viene definita ordinaria amministrazione, potrà approvare decreti legge e presentare la nota di aggiornamento del Def. Se si votasse tra fine settembre e inizio ottobre, è facile prevedere che Draghi resterebbe premier fino a novembre. Se la legislatura è davvero ai titoli di coda, l'ipotesi più probabile è che si voti il 25 settembre. Non solo a destra, l'ipotesi di riattivare tramite elezioni politiche anticipate una più "normale" dialettica politica tra maggioranza e opposizione: anche a sinistra del Pd c'è chi come Sinistra Italiana ritiene ormai troppo corta la prospettiva di qualsiasi governo Draghi.

Quattro ipotesi, dunque. Tra 48 ore, forse meno, sarà il momento di tirare le fila. Nessuno sa veramente cosa farà Mario Draghi, ma sono sempre più numerosi, ogni ora che passa, i commentatori che ritengono possibile che l'ex capo della Bce voglia lasciare la sgradevole sensazione di una "fuga" quando vi erano ancora pragmaticamente opzioni (e sostenitori a volontà) per restare in sella alla guida dell'Italia. Decide lui e solo lui, in questa strana "crisetta" di governo di mezza estate. L'instabilità politica ormai non fa più notizia. Il governo Draghi è il sesto esecutivo in due legislature. Sei governi in nove anni vuol dire una durata media di diciotto mesi. Il governo Draghi sta per compiere 18 mesi.

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