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Sabato, 27 Aprile 2024
Elezioni amministrative

Il voto è senza vincitori. Crollano Pdl e Lega, il centrosinistra manca il match-point

Vincono Grillo e l'astensione. Maroni scarica Bossi. Il Pdl prova a scaricare Alfano. Bersani vince ma non convince. E il centrosinistra che cresce ancora non esiste.

Le urne si sono chiuse. "Il Pd ha vinto in molte città. E dove non ha eletto il proprio sindaco, 'non ha vinto'. Il che è diverso dal dire che ha perso". Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, continua ad aggirarsi per gli studi televisivi con grafici alla mano per dimostrare che "è il Pd il vero vincitore di queste amministrative". Porta i casi della Brianza "dove abbiamo vinto ovunque", dell'hinterland del napoletano, di Lucca, L'Aquila, Piacenza. E dove "non ha vinto", cioè a Parma in primis, "a perdere è stato il centrodestra, che amministrava da anni".

Un dato è però certo: se per spiegare una vittoria bisogna ricorrere a grafici e tabelle, significa che questa vittoria non è poi così lampante agli occhi degli elettori. Ed è questo che conta.

Se, Grillo e il dato dell'astensione a parte (a Genova ad esempio ha votato solo il 38% dei cittadini), è difficile dire chi ha vinto, di sicuro si sa chi ha perso. E sono i due ex partiti di governo: Pdl e Lega Nord. Partiamo dai secondi. 

"Più che Lega 2.0 è Lega 7 a 0" - Una battuta si aggira per via Bellerio. "Altro che Lega 2.0. E' Lega 7 a 0". Chiaro il motivo. La Lega era in campo per i ballottaggi in sette comuni. E sono arrivate sette sconfitte a Palazzolo, Tradate, Senago, Thiene, San Giovanni Lupatolo ma soprattutto Cantù e Meda. Un dato che più chiaro non si può. A chi attribuire il crollo dei consensi? Le due anime in gioco, 'bossiani' e 'maroniani' provano a scaricarsi le colpe a vicenda. I primi sostengono che "senza il senatùr, senza la pancia del partito, non si vince". Maroni, leader in pectore del Carroccio, spiega chiaramente che "la Lega è uscita con le ossa rotte da questa tornata elettorale per il peso delle inchieste giudiziarie e mediatiche". Che sia ora del ripulisti in casa Lega è risaputo. Certo, ripulire partendo da una sonora sconfitta è nettamente più difficile. Palla a Maroni che però avverte: "Paghette e lauree hanno fatto giustamente arrabbiare gli elettori. Ma ora si conclude la nostra traversata nel deserto". Un deserto 'bossiano', verrebbe da dire, considerato che per il futuro leader "con i congressi si apre una fase nuova che ci vedrà nuovamente protagonisti con un ricambio generazionale forte ai vertici, e un rinnovamento profondo".

Questione alleanze - Per passare dall'analisi del voto in casa Lega a casa Pdl, non si può che parlare di alleanze. Maroni spiega che l'alleanza col Pdl in questa tornata elettorale "non era pensabile: sono stati loro a sbagliare ed appoggiare il governo Monti, noi siamo stati coerenti". Palla a Formigoni: "Dobbiamo guardare dentro noi stessi" spiega il governatore lombardo analizzando il crollo del Pdl "e vedere cosa non funziona. Dobbiamo cambiare l'offerta politica e tornare a fare l'unità del centrodestra con la Lega". Ergo, un ritorno al Polo. Quasi fantascienza.

Il crollo del Pdl - Impossibile, ad oggi, qualsiasi alleanza "finchè non sapremo chi siamo". E' Gianni Alemanno, nelle vesti di 'rottamatore', a suonare la campana in casa azzurra. Il sindaco di Roma ne ha per tutti, da Alfano "che deve uscire allo scoperto e tracciare la linea del partito" al partito stesso "ormai superato, da cambiare, da rinnovare partendo da volti giovani". Parla di "congresso" ma soprattutto di "primarie di partito". E, ovviamente, di "cambio di nome". E' Alemanno ma sembra Renzi. Fatto sta che è Berlusconi stesso a parlare di "svolta", di "rifondazione" in vista del nuovo progetto, o, come l'ha chiamata l'ex premier, "della nuova offerta politica".

Aggregazione dei moderati? Ergo, mano tesa verso Casini. In via dell'Umiltà è la strada più sponsorizzata. Una strada che investirebbe proprio Alemanno di quello che storicamente è il suo ruolo. Tornare ad occupare le poltrone più a destra del Pdl per tirare dentro alla "nuova offerta politica" quanti più referenti della ex destra sociale. Ma l'alleanza dei moderati ha un problema: il leader. Casini - dando ormai per chiusa l'esperienza fallimentare del Terzo polo -  non accetterebbe mai un rientro di Berlusconi. Berlusconi non consegnerebbe mai le chiavi della "nuova offerta politica" a Casini. Ecco perchè il toto-nomi sarà destinato a durare a lungo. Ecco perchè la strada all'interno del Pdl si chiama nuovo nome ma soprattutto primarie di partito. Il problema, però, è che il nome che accontenterebbe tutti, Luca Cordero di Montezemolo, sembra ormai aver optato per andare da solo, con una sua lista, alle elezioni del 2013. A meno che Mario Monti…

Le vittorie e le 'non vittorie' della sinistra - Venendo all'altro asse politico, quello che va - per comodità di analisi- dal Pd alla Federazione della Sinistra, la situazione è tutt'altro che chiara. Ripartiamo da Bersani, per il quale "abbiamo vinto senza se e senza ma. Il Pd ha vinto ovunque. E dove non l'ha fatto, non ha vinto. Che è diverso dal dire che ha perso". Frasi più o meno criptiche a parte, il consenso del centrosinistra nel paese cresce, non c'è dubbio: il centrosinistra sale da 45 comuni a 95, il centrodestra passa da 98 a 33. Da qui, la sfida verso al 2013. In qualunque paese un asse di centrosinistra che vince nella maggior parte dei comuni - e a parte Verona e Parma, in tutte le città di impatto 'nazionale' - sarebbe quantomeno già formato. Non in Italia, però. La 'foto di Vasto', il celebre ritratto di Bersani, Vendola e Di Pietro, è l'obiettivo di Idv e Sel, ma non dei moderati del Pd e nemmeno dei comunisti. 

L'Idv punta alla foto di Vasto e rivendica il suo peso in un'eventuale coalizione portando gli esempi di Orlando a Palermo e De Magistris a Napoli. Come a dire: se c'è battaglia tra la sinistra (in entrami i casi l'asse vincente è stato Idv-Federazione della Sinistra) e centrosinistra, la spunta la sinistra. Dall'altra parte Vendola insegue Bersani per l'apparentamento, per un programma "sulla falsariga di quello di Hollande in Francia: pochi punti ma chiari e di sinistra" e porta al suo mulino alcuni risultati: in primis la vittoria di Doria a Genova, prima alle primarie contro il sindaco uscente Marta Vincenzi, quindi al ballottaggio. Ma anche Rieti, dove grazie a un candidato 'di sinistra' si conquista quello che storicamente è un feudo della destra. Ma Vendola, secondo la teoria di Di Pietro, è più a destra dell'Idv: Pd-Sel-Idv-Fds. Sarebbe questo lo schema - da destra a sinistra - dell'eventuale coalizione di centrosinistra. Ma in questa coalizione entrerebbe la Federazione? Ferrero lo spera e ci lavora, portando gli ottimi risultati per un partito che dal 2% è salito su scala nazionale quasi al 3%. E Ferrero guarda all'Idv più che a Sel. Ma l'Idv guarda alla foto di Vasto e nell'analisi post voto nemmeno nomina gli alleati comunisti. Addirittura Orlando a Palermo parla di vittoria "dei cittadini, non della sinistra di Palermo". E così, l'unica cosa che risulta chiara nel centrosinistra post-amministrative, è solo la confusione che vi regna. Anche dopo quella che sarebbe una vittoria.

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