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Sabato, 27 Aprile 2024
L'analisi

In Sardegna si decide il destino dell'alleanza tra Pd e M5S

Il 24 febbraio si vota per eleggere l'erede di Solinas. In campo la candidata giallorossa Alessandra Todde, il fedelissimo della premier, Paolo Truzzu e l'ex presidente Renato Soru

Le elezioni in Sardegna del 24 febbraio saranno un banco di prova decisivo per l'ormai "eterno" cantiere dell'alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle, che aspira a diventare l'alternativa al centrodestra di Giorgia Meloni. Sul risultato peseranno molte variabili, prima fra tutte la candidatura dell'ex presidente Renato Soru, che potrebbe favorire il candidato del centrodestra Paolo Truzzu, esponente di Fratelli d'Italia e fedelissimo della premier; ma è chiaro che un flop del centrosinistra, dopo l'esperienza non certo esaltante di Christian Solinas, che si è ritirato dalla corsa perché coinvolto in un'indagine per corruzione, avrebbe ripercussioni: all'indomani di un'eventuale disfatta difficilmente Elly Schlein riuscirebbe a contenere le correnti dem che vedono come fumo negli occhi un accordo strutturale col partito di Giuseppe Conte

"Perdere e perderemo": il nuovo (incredibile) suicidio del centrosinistra

E forse non è un caso che la candidata giallorossa, Alessandra Todde, non abbioa voluto i due leader alla chiusura della sua campagna elettorale: "Ho avuto la disponibilità di Giuseppe Conte ed Elly Schlein e li ringrazio molto per la loro vicinanza e per il supporto - ha spiegato a Luca Telese e Giuliano Guida Bardi su Radio Giornale Radio -  ma ho preteso che la chiusura della campagna elettorale sia sarda, perché questa è la battaglia dei sardi". Una scelta, quella della candidata del cosiddetto "campo largo", forse motivata dall'esigenza di non esporre il progetto dell'alleanza a una sua eventuale sconfitta, che nell'isola sarebbe da imputare più a divisioni locali che a problemi di carattere nazionale. 

Alessandra Todde: "I voti per Renato Soru sono voti per Paolo Truzzu"

"Spero con tutto il cuore che la resistenza inizi dalla Sardegna - ha continuato Todde -  e che si possa dire che il vento è cambiato. Sto usando parole grosse perché bisogna usarle nei confronti di chi è fascista. Stiamo parlando di oscurantismo, di repressione, di chi paragona i ragazzi che occupano le scuole a dei delinquenti. A chi mi riferisco? Il governo nazionale non si può definire diversamente. Sono fascisti e va detto. I voti per Renato Soru sono voti per Paolo Truzzu, per la destra, per la continuità di questa giunta regionale disastrosa. La legge elettorale sarda non perdona. Soru si assumerà la responsabilità delle sue azioni".

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Conte: "Per l'alleanza con il Pd serve un progetto forte"

Certo è, come ha ben spiegato Andrea Maggiolo su queste pagine, che quello dei giallorossi potrebbe diventare l'ennesimo harakiri: per mesi sull'Isola ha tenuto banco la faida interna al centrodestra, con la Lega che solo dopo l'indagine della magistratura ha dovuto cedere e concedere il candidato a Fratelli d'Italia. Una divisione che ha coinvolto anche il Partito Sardo d'Azione, con una parte degli iscritti che chiede la sospensione di Solinas dalla carica di segretario e rappresentante legale del partito. Un rigore per Conte e Schlein che però potrebbe finire come quello calciato da Roberto Baggio in quella maledetta finale dei mondiali del 1994. "A me interessa mandare a casa Meloni - ha assicurato il leader del Movimento 5 Stelle - e la Sardegna può essere un primo passo. Non mi piace parlare di laboratorio perché penso sia irrispettoso verso gli elettori sardi, però è chiaro che qui con il Pd abbiamo messo in campo una proposta forte, incarnata da una candidata credibile, competente e onesta. Dobbiamo farlo anche a livello nazionale, io chiedo solo che ci sia un progetto serio e autentico e non un cartello elettorale dettato dalla necessità e dall'ansia di potere degli apparati".

Parole di apertura, quelle di Giuseppe Conte, in parziale controtendenza rispetto all'atteggiamento degli ultimi mesi, in cui non aveva risparmiato attacchi ai papabili alleati mandando su tutte le furie la segretaria Pd: "La gente ci chiede di costruire un'alternativa verso questo governo di destra e se uno pensa di attaccare il Pd invece che il governo sta sbagliando strada. Dar l'idea che non ci possa essere un'alternativa a questa destra è un favore a Giorgia Meloni", aveva detto Schlein rispondendo al leader grillino che aveva definito "ipocrita" il sit-in organizzato dai dem e dagli altri partiti dell'opposizione sotto la sede della Rai per protestare contro il monopolio della destra sulla tv pubblica. 

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