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Lunedì, 29 Aprile 2024
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La manifestazione nazionale contro il governo Meloni: "Abbassate le armi, alzate i salari"

La protesta indetta per sabato 24 giugno a Roma: nel mirino le politiche attuate in questi mesi dall'esecutivo, dai migranti al fisco, fino al conflitto in Ucraina e l'eliminazione del reddito di cittadinanza

Sabato 24 giugno sarà una giornata di protesta in tutta Italia. Il sindacato Usb, insieme a un ampio arco di movimenti e realtà sociali, ha indetto una manifestazione nazionale a Roma contro le politiche attuate in questi mesi dal governo Meloni, dal conflitto in Ucraina alla eliminazione del reddito di cittadinanza, dalle politiche sui migranti riforma del fisco, passando per lavoro, precarietà. Con lo slogan 'abbassate le armi, alzate i salari', il corteo partirà alle ore 14 da piazza della Repubblica.

"Tutte le misure che il governo Meloni sta assumendo da quando è in carica - scrive il sindacato in una nota - seguono un unico e coerente disegno: accodarsi alle decisioni della Nato, proseguendo nel coinvolgimento dell’Italia nella guerra in Ucraina, e sostenere le richieste delle grandi imprese per far ricadere i costi sociali sui lavoratori e i settori popolari. Mentre i fondi per l’avventura militare crescono, i salari e le pensioni rimangono fermi e si approvano nuove misure che allargano la precarietà del lavoro".

All'iniziativa hanno aderito oltre 80 tra organizzazioni nazionali (tra cui Movimenti per il diritto all’abitare, Movimento No Tav, Partito Comunista Italiano e Partito della Rifondazione Comunista/ Sinistra Europea, PeaceLink, Unione Sindacale di Base) e territoriali (ci saranno anche Spazio No Ponte di Messina e No Ponte Calabria). Tra le adesioni individuali, ci sono Moni Ovaida, Luigi De Magistris, Maurizio Acerbo, Chef Rubio, Paolo Ferrero, Paola Nugnes, Vauro.

Usb, nell'annunciare la data della manifestazione, elenca i campi di ntervento sociale dove il governo non stia agendo per favorire un aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie:

  • Dalla grande emergenza abitativa provocata da un mercato con prezzi alle stelle e con un patrimonio di case popolari ridotto al lumicino, alla piaga di un sistema sanitario pubblico ormai completamente soppiantato dalle aziende private e una fetta larghissima di popolazione senza più risorse per curarsi.
  • Dalla eliminazione del reddito di cittadinanza, sostituito da uno strumento di ricatto utile solo a tenere ancora più in basso i salari, alla vergogna del Decreto Cutro che rende sempre più arduo il percorso di regolarizzazione per i lavoratori migranti.
  • Dalla riforma del fisco che mira a eliminare quel poco di progressività che ancora conserva il nostro sistema di tassazione, fino alla ulteriore liberalizzazione degli appalti e dei contratti a tempo determinato che aumentano la ricattabilità del lavoro e ne indeboliscono le tutele.

"Una sequela martellante - prosegue il sindacato - di provvedimenti che vengono presi senza ascoltare la sofferenza che cresce nel Paese né alcuna interlocuzione con la società che sia altra dai manager dei grandi interessi privati. Una logica che vediamo agire nella realizzazione degli impianti di rigassificazione, da Piombino a Ravenna, come nella prosecuzione della Tav in Val di Susa, nel progetto del Ponte sullo Stretto o della base militare in programma a Coltano. Dietro le parole della transizione verde, il Governo prosegue nella devastazione dell’ambiente e nell’uso delle fonti fossili, contro queste politiche dobbiamo rivendicare giustizia ambientale e giustizia sociale".

Il sindacato punta il dito soprattutto sul tema salari: "Nelle politiche sul lavoro il mantra del governo è la moderazione salariale, che viene scambiata con una misera esenzione contributiva per alcuni mesi. Decenni di riduzione dei salari e una fortissima perdita di potere d’acquisto dovuta all’impennata dei prezzi (che non è affatto finita) non trovano nessuna risposta seria nei rinnovi contrattuali. Addirittura nel settore pubblico non è stata prevista dal governo nessuna risorsa per i contratti. E tutto questo, mentre è forte l’aumento dello sfruttamento nelle fabbriche, nei magazzini, in moltissimi settori lavorativi, dovuto all’intensificazione dei ritmi, all’allungamento della giornata di lavoro ed alla flessibilità sempre più selvaggia dei turni. Anche i disegni di stravolgimento dell’ordinamento costituzionale, dall’autonomia differenziata ai propositi di presidenzialismo, rispondono ad una stessa logica di aumento delle disparità, sociali e territoriali, accanto ad un accentramento dei poteri e del controllo sulla società. Con il disegno di legge Calderoli, il governo vuole colpire i diritti sociali definendo i Livelli essenziali di prestazione, garantendo cioè il minimo delle prestazioni in modo da tagliare ancor di più i servizi pubblici e mantenere il Mezzogiorno in uno stato di arretratezza, utile solo per nuove servitù militari, energetiche e logistiche"-

"Mentre le condizioni economiche peggiorano e i nostri redditi valgono sempre meno - conclude la nota - il governo Meloni si pone l’obiettivo di creare fratture nella società, favorire la guerra tra poveri, aumentare il controllo e trascinarci sempre più dentro un conflitto dagli esiti imprevedibili. E per farlo promuove una campagna di restaurazione culturale che aggredisce la scuola pubblica e attraversa tutti gli apparati del sistema informativo e della comunicazione. Diversità, sofferenze, povertà diventano obiettivi da attaccare, soggetti da discriminare ed escludere. I giovani, in particolare, li si vorrebbe irreggimentare in un sistema di sfruttamento e precarietà, lavoro gratuito, affitti alle stelle e soffocamento delle libertà".

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