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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'ira delle campagne

Quali sono le città più arrabbiate contro l'Europa (e che voteranno l'estrema destra)

Le campagne sono le aree più favorevoli ai partiti euroscettici. La provincia di Rieti è quella che garantisce più voti alla destra anti-Ue, ma per le europee Bruxelles teme anche alcune regioni in Germania, Polonia e Ungheria

Le aree rurali sono quelle che più covano malessere e scetticismo nei confronti dell'Europa. Non si tratta solo di una sensazione, a dirlo sono i dati. La "geografia del malcontento" l'ha mappata uno studio del Comitato delle Regioni, evidenziando in particolare il rapporto tra voti per partiti anti-Ue e le campagne. Il sostegno a favore di partiti molto critici nei confronti delle istituzioni europee ha dominato le ultime elezioni nazionali italiane, con la vittoria della Lega e di Fratelli d'Italia. In alcuni casi i risultati si sono ripetuti anche nelle successive elezioni amministrative, ma con meno successo. L'Italia si presenta come il Paese dove la maggior parte del sostegno ai partiti anti-Ue proviene dalle aree rurali, ma riscontriamo situazioni analoghe anche in Germania, Polonia ed Ungheria, un po' meno accentuate in Francia. La situazione rischia di ripetersi o acutizzarsi alle prossime elezioni europee, nella Penisola così come in altri Stati membri. Le proteste degli agricoltori esplose tra gennaio e febbraio del 2024 hanno ricevuto immediata attenzione e risposte rapide da parte di Bruxelles, ma potrebbe non bastare a placare gli animi.

Gli abitanti delle zone rurali continuano a considerarsi "trascurati" dall'Europa. Cerchiamo di capire dove di preciso l'euroscetticismo domina e perché. Sono questi i territori che potrebbero rivelarsi "decisivi" nello stabilire la nuova composizione del Parlamento europeo e la prossima guida politica del continente.

Ragioni della diffidenza

"In Italia, dopo il successo dei partiti euroscettici Lega e Fratelli d'Italia nelle elezioni nazionali del 2022, il voto euroscettico nelle successive elezioni regionali è rimasto significativo, anche se relativamente più basso", si legge nel rapporto pubblicato dal Comitato europeo delle Regioni dedicato alla "geografia del malcontento" in Europa. Da vari anni Bruxelles è diventata il capro espiatorio di tutte le decisioni che suscitano "mal di pancia" nelle popolazioni. Questa narrativa, sostengono gli autori dello studio, attecchisce meglio nelle zone rurali, soprattutto grazie a tre fattori: il persistere della recessione economica e industriale, le limitate opportunità di istruzione e le prospettive occupazionali locali. Se in molti casi l'Unione europea comunica poco e male le azioni specifiche destinate a queste aree, sulla diffidenza incide anche un altro fattore. Una recente indagine di Eurostat ha rivelato che gli individui che risiedono nelle aree rurali sono meno inclini a partecipare a discussioni sulla politica dell'Ue rispetto ai cittadini delle zone urbane.

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È quindi necessario sviluppare "approcci personalizzati" per diffondere risultati e promuovere la partecipazione alle attività politiche legate all'Unione europea. "Una delle questioni chiave è il distacco quasi totale che esiste tra il centro che decide, Bruxelles, Strasburgo e Roma, e le regioni, soprattutto quelle più periferiche, dell'Ue", ha commentato a Today.it Nicola Caputo, consigliere della Regione Campania agli Affari europei ed impegnato sui temi dell'agricoltura. "Questa percezione di lontananza non accresce un sentimento anti-europeo, ma aumenta la sensazione di inutilità di questo modello comunitario. Sono due concetti profondamente diversi, ma che, se non affrontati, possono far svanire in poco tempo la faticosa costruzione del sogno di una casa comune", ha aggiunto Caputo, già parlamentare europeo dal 2014 al 2019 con il Partito democratico. 

Rieti capitale degli euroscettici

Secondo gli autori dello studio, due dei tre partiti che hanno vinto le elezioni italiane nel 2021 sono da considerarsi "fortemente euroscettici": Lega e Fratelli d'Italia. Le uniche aree rurali in cui i partiti anti-Ue alle ultime elezioni nazionali non hanno raggiunto il 50% dei voti sono state la provincia autonoma di Bolzano (fermi al 21%), la provincia di Siena in Toscana (42%), quella di Benevento in Campania (46%) e di Vibo Valentia in Calabria (46%). In merito alle amministrative nel 2022 lo studio si è concentrato su sei regioni (Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Sicilia, Trentino-Alto Adige/Südtirol), rappresentative di economie diverse e differenti concentrazioni tra popolazione urbana e rurale. Anche in questa occasione le coalizioni di centro-destra sono emerse vittoriose, con la sola eccezione della provincia autonoma di Bolzano. In questo caso la quota di voti euroscettici è risultata superiore al 50% solo in sette delle 34 province considerate, con un calo rispetto al voto nazionale.

"Mentre sei delle sette regioni rurali avevano una percentuale di voti euroscettici superiore al 50%, questo numero è sceso a due su sette nelle elezioni locali, con solo Viterbo e Rieti che hanno una quota di voti anti-Ue superiore al 50%". Tra le province considerate, Rieti è l'unica in cui alle amministrative risultano aumentati i voti per partiti molto critici dell'Europa. Più che un recupero di consensi dei partiti pro-Europa, nel calo ha influito la presenza di liste civiche - che hanno sottratto un po' di voti a Lega e Fratelli d'Italia - e la scarsa affluenza alle urne. Ad impattare la performance molto bassa del Movimento 5 Stelle, che pure rientra tra i partiti di stampo euroscettico, seppur più moderato.

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Le regioni euroscettiche in Europa

In Francia alle ultime presidenziali (2021) i sentimenti anti-europei erano apparsi meno radicati. Il partito che tradizionalmente raccoglie i favori delle zone rurali è il Rassemblement national di Marine Le Pen, codificato come partito "euroscettico duro". Alla stessa categoria è stato associato un altro partito di estrema destra: Debout la France (Dlf). A sinistra dello spettro politico c'erano poi due partiti "euroscettici morbidi": la France Insoumise e il Partito comunista francese. La percentuale di voti per i partiti euroscettici non ha però raggiunto il 50% in nessuna regione, ma i partiti anti-Ue hanno superato il 25% in 27 regioni. Si tratta soprattutto di aree rurali o intermedie, collocate cioè tra zone di campagna e cittadine. Le aree rurali emerse come più euroscettiche sono risultate: Bourgogne-Franche, Nouvelle-Aquitaine, Occitania, Centre-Val de Loire e Provence-Alpes-Côte d'Azur. Le recenti proteste esplose in Francia, guidate dal principale sindacato agricolo transalpino (Fnsea), potranno tuttavia indirizzare i voti degli agricoltori arrabbiati verso le liste dei partiti che assorbiranno i leader della protesta in vista delle elezioni europee di giugno. 

Pericolo Afd in Germania

La Germania è uno dei paesi che più preoccupa Bruxelles, con il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) che in questi mesi ha superato nei sondaggi il 22% e rischia di sovvertire la scena politica tedesca con proposte che hanno scatenato veementi proteste nel Paese. Se alle scorse politiche (2021) nessuna grande regione aveva raggiunto la soglia del 50% di voti per i partiti euroscettici, erano già emerse tendenze preoccupanti. Abbassando la soglia al 25%, le aree anti-Ue risultano concentrate nella Germania orientale, con il 60% dei voti che proviene dalle zone intermedie, mentre il 37% arriva dalle aree prevalentemente rurali. Le zone rivelatesi più critiche nei confronti dell'Ue sono la Sassonia, dove nove aree su 13 hanno superato il 25% di voti euroscettici; la Turingia, con 13 aree su 23 che hanno sostenuto partiti anti-Ue. La stragrande maggioranza (70%) di questi voti proveniva dalle zone prevalentemente rurali. In entrambe le regioni è stato l'AfD a dominare, in alcuni casi in maniera così sorprendente da non riuscire ad offrire un numero sufficiente di candidati per occupare tutti i seggi ottenuti. Secondo gli autori ad influenzare il voto in favore dell'estrema destra è stato soprattutto l'incremento della migrazione, che a partire dal 2015, è diventato uno dei temi al centro del dibattito pubblico tedesco. 

Molte risorse, in poche mani

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In tutta Europa sul voto anti-Bruxelles influiscono l'incertezza nel futuro e le sfide che i cittadini delle aree rurali sentono di dover affrontare da soli. Il malcontento delle campagne può suonare come un paradosso quando si guarda ai soldi spesi dall'Unione europea tramite la Politica agricola comune. Pur essendo diminuiti negli ultimi trent'anni, i sussidi continuano a rappresentare circa un terzo del bilancio dell'Ue. "Uno dei grandi paradossi dell'impegno finanziario, che pure esiste, dell'Ue per le aree rurali è la sterilità delle ricadute dello stesso sforzo. È impensabile che l'impegno di decine di miliardi di euro all'anno non sia in grado di preservare la sopravvivenza delle aree rurali che, si badi bene, sono la spina dorsale della nostra società, della nostra cultura e della nostra conoscenza", ha precisato Caputo. Un impegno finanziario che ha finito col concentrarsi nelle mani di poche grandi aziende e consorzi, che oggi si oppongono ai cambiamenti che gli esperti di Bruxelles hanno provato a realizzare tramite una nuova Pac, più sostenibile e con aiuti meno concentrati in poche mani. Un messaggio che dalla capitale europea fatica ad arrivare alle orecchie di una popolazione stanca, ma anche sorda ai cambiamenti che sono in atto. 

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