Ai giornali di partito 230 milioni in 12 anni ma sono (quasi) tutti falliti
I giornali di partito hanno ricevuto oltre 230 milioni e quasi tutti hanno chiuso. Tra questi l'Unità, storico quotidiano che il Pd ora ha deciso di sostituire con la rivista "democratica" dopo aver bruciato 60 milioni di euro
Il finanziamento pubblico ai partiti è stato oggetto di due riforme in quatto anni: la prima nel 2012 ha dimezzato i rimborsi elettorali, poi nel 2014 il governo Letta li ha aboliti del tutto. I partiti, dopo gli anni d'oro in cui beneficiavano di 124 milioni di euro annui (1994-2013), devono “accontentarsi” del 2x1000 (9,6 milioni nel 2014) e delle donazioni dei privati, degli 80 milioni destinati ai gruppi parlamentari e regionali, e dei finanziamenti ai media di partito, circa 9 milioni.
Solo quattro soggetti - Europa, La Padania, Secolo d’Italia e l’Unità - hanno drenato 4,2 milioni di euro e tutte le testate finanziate, tranne il Secolo d’Italia, risultavano in liquidazione al momento dell’erogazione.
L'elaborazione grafica contenuta nel dossier di Openpolis
Il 30 giugno il Partito Democratico ha presentato la sua nuova attività editoriale chiamata "Democratica", rivista diretta dal deputato dem Andrea Romano che andrà a prendere il posto de L’Unità, giornale che solo dal 2003 ad oggi è costato allo stato oltre 60 milioni.
Sul sito di Palazzo Chigi è possibile ricostruire quanti soldi abbiano ricevuto i giornali di partito (tra cui l’Unità) dal 2003 a oggi. Stiamo parlando di 238 milioni di euro che sono finiti nelle casse di varie testate (19 per la precisione). In cima alla classifica proprio il quotidiano fondato da Gramsci, che dal 2003 al 2015 ha ricevuto 62 milioni di euro. Sul secondo gradino del podio La Padania, con 38 milioni di euro, e subito dietro Europa con 32 milioni di euro.
L’80% di questi 19 giornali sono falliti, solo il 10% rimane attivo in forma cartacea (La Discussione e Zukunft in Südtirol), e solamente un 5% in una versione online (Secolo d’Italia).
