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Sabato, 27 Aprile 2024
Lo scontro

L'imbarazzo del governo per la "sfiducia" a Vittorio Sgarbi

Arriva in Parlamento la mozione delle opposizioni che impegna il governo a ritirare la delega di sottosegretario alla Cultura al critico d'arte sotto inchiesta. Poche e timide le voci a sua difesa: il ministro Sangiuliano l'ha scaricato da tempo e Meloni tace

Arriva alla Camera la mozione che impegna il governo Meloni "ad avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a sottosegretario di Stato del professor Vittorio Sgarbi". Il critico d'arte è indagato dalla procura di Macerata con l'ipotesi di reato di autoriciclaggio di opere d’arte, dopo le inchieste di Report e del Fatto Quotidiano su un quadro, "La cattura di San Pietro" del pittore barocco Rutilio Manetti, di proprietà dello stesso Sgarbi ma che sarebbe simile a un dipinto trafugato nel 2013 al castello di Buriasco di Torino. 

Le case di Vittorio Sgarbi sono state perquisite: ecco cosa sappiamo 

Secondo gli inquirenti, il dipinto rubato sarebbe riapparso in una mostra a Lucca in una versione definita "inedita" e "ritoccata", risultando di proprietà di Sgarbi, che per modificarlo si sarebbe rivolto a un falsario. Il diretto interessato nega ogni accusa: "È un atto strumentale – spiega il sottosegretario in una nota – costruito su insinuazioni e false ricostruzioni diffuse da un giornale, Il Fatto, notoriamente organo di propaganda dei 5 Stelle, e da una trasmissione, Report, che ha costruito un teorema di supposizioni con il chiaro intento di gettare discredito su di me. Una miserabile e inaudita campagna di delegittimazione, cosi' sfrontata e plateale che i due autori della falsa 'inchiesta' da giorni non esitano a rilanciarla sui social facendosi spalleggiare da noti esponenti delle opposizioni. Il giornalismo deve raccontare i fatti, non manipolarli per colpire avversari politici. Le indagini della magistratura, alla quale ho garantito tutta la mia collaborazione, accerteranno la limpidezza del mio operato. La mia vita è stata dedicata alla difesa del patrimonio artistico. Per questo ritengo una violenza insopportabile essere trattato da colpevole, dando credito a mestatori e untori, in un rigurgito di bieco giustizialismo che ci riporta indietro negli anni".

Il gelo del ministro Sangiuliano

La posizione di Sgarbi mette in serio imbarazzo il governo Meloni, soprattutto perché l'inchiesta va a sommarsi ad altre vicende che nei mesi scorsi hanno provocato non pochi grattacapi al ministro della Cultura, Gennaro Samgiuliano, che da tempo ha scaricato il vulcanico sottosegretario e non sarà presente in aula durante la discussione della mozione contro il suo vice.

Il ministro Sangiuliano sta usando l'Antitrust per liberarsi di Sgarbi 

Il punto di non ritorno che ha sancito la definitiva rottura dei rapporti di fiducia tra i due esponenti del governo Meloni è stato raggiunto nell'ottobre scorso, quando il ministro ha segnalato all'autorità garante della concorrenza e del mercato possibili condotte illecite di Sgarbi in violazione di quanto previsto dalla legge n. 215/2004, una norma che vieta, ai membri del governo, di svolgere attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la loro carica, producendo l'apertura di un'istruttoria. I fatti contestati riguardano attività parallele e mai dichiarate del sottosegretario che guadagnerebbe centinaia di migliaia di euro tramite la società del suo caposegreteria e della sua compagna. Nel mirino ci sarebbero anche rapporti con artisti e finanziatori da cui riceverebbe lauti compensi, un'attività in palese contrasto con il suo ruolo pubblico. 

L'inchiesta per frode fiscale della procura di Roma 

Un'altra spada di Damocle che pende sulla testa di Vittorio Sgarbi è il fascicolo aperto dalla Procura di Roma che lo vede indagato per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte per un ammontare di 715 mila euro. Anche in questo caso, a finire sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori, ci sarebbe un dipinto comprato all'asta da Sabrina Colle, compagna del sottosegretario, con soldi di terzi. 

Baldino (M5S): "Meloni complice del riciclatore d'arte e del lobbista"

Come prevedibile, la discussione della mozione contro Sgarbi riaccende lo scontro tra maggioranza e opposizioni: "Il Parlamento – attacca la deputata del Movimento 5 Stelle, Vittoria Baldino – discute di un accordo sull'immigrazione con l'Albania che non risolve nulla ma che costerà caro agli italiani. Intanto la Meloni dovrebbe dirci se è normale avere al ministero della Cultura un indagato per riciclaggio di opere d'arte e in Parlamento un senatore lobbista. Io dico che gli italiani non meritano di essere governati da gente come Gasparri o Sgarbi e anche da gente come Giorgia Meloni, che a questo punto è anche loro complice".

Sgarbi: "Contro di me miserabile aggressione"

"Non accetto lezioni di moralità – ha replicato a stretto giro Sgarbi – da chi, come la deputata grillina Vittoria Baldino, nel 2018 è entrata in Parlamento da avvocato presentando una dichiarazione dei redditi di meno di 5 mila euro. Sto ricevendo miserabili aggressioni e un uso politico di indagini preliminari nate da una campagna diffamatoria del loro organo di propaganda. Insinuazioni e plateali menzogne, a firma di due cronisti che sui social prestano i loro servizi al fianco di noti esponenti delle opposizioni, come Alessandro Di Battista. Questo non è giornalismo, è lotta politica. Pensare di colpire gli avversari politici utilizzando le falsità di lettere anonime o le azioni della magistratura appositamente sollecitate con inchieste giornalistiche farlocche è una pratica degna dei più torvi giustizialisti. Sorprende che il Pd, partito che pure ha subito la gogna mediatica contro molti suoi illustri esponenti destinatari di semplici avvisi di garanzia, e che proprio dai 5 Stelle (che sull'odio costruiscono il loro consenso) per anni ha subito sui social le ben note shit storm, si renda oggi complice di questa squallida operazione di delegittimazione.

Nel frattempo, nell'aula di Montecitorio si discute la mozione presentata dalle opposizioni: non passano inosservati i banchi semivuoti dei partiti di maggioranza. Poche e timide, in questi giorni le voci a difesa del sottosegretario. L'impressione diffusa è che nessuno sia più disposto a metterci la faccia.

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