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Lunedì, 29 Aprile 2024

Pensioni, Ape e Rita: tutto quello che c'è da sapere sul piano del Governo

Novità da ottobre per i lavoratori precoci e quote per coloro che svolgono mansioni usuranti. I primi ad essere interessati chi a gennaio avrà 63 anni e almeno 20 di contributi versati

Aumentare la flessibilità di uscita senza decuplicare la spesa pensionistica che toccherebbe un livello insostenibile: un rebus per il Governo che ha in cantiere un piano davvero creativo: due le sigle da tenere d'occhio, "Ape" e "Rita". 

Oltre all'Anticipo PEnsionistico con finanziamento bancario assicurato rimborsabile in vent'anni, l'Ape appunto, la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata consentirà di percepire la rendita prima della pensione obbligatoria. 

Secondo le anticipazioni fornite da Il Sole 24 Ore i primi ad essere interessati saranno i lavoratori rimasti senza contratto e che a gennaio hanno i requisiti per l'accesso all'Ape, ovvero 63 anni e almeno 20 di contributi versati.  Sarà una sorta di prestito ponte cui i lavoratori che hanno aderito a un fondo pensione possono accedere per garantirsi un reddito nei due o tre anni di attesa della pensione di base.

L'anticipo con Rita sarebbe agevolato fiscalmente, visto che il prelievo sostituivo è del 15% massimo e del 9% minimo (con un decalage dello 0,3% l'anno per ogni anno di adesione al fondo pensione superiore ai 15 anni). Attualmente se un lavoratore chiede un anticipo della rendita ha un prelievo del 23% se la motivazione è diversa da quella per cure sanitarie o il finanziamento dell'abitazione principale (casi in cui la tassazione è al 15%). Mentre se la rendita complementare si prende con la pensione di base la tassazione è quella Irpef e dipende dallo scaglione di reddito di appartenenza. Morale: arriva una flessibilità anche sul secondo pilastro che rende più conveniente, per chi ancora non lo ha fatto, optare per un'adesione a un fondo.

Oltre a queste che ricordiamo sono ipotesi di studio da inserire nella Legge di Bilancio, ad ottobre ci saranno due novità per i lavoratori che non hanno mai fatto la scelta di aderire a un fondo complementare. Nel ddl Concorrenza all'esame del Senato ci sono due misure sul tema: la possibilità di accedere in via anticipata alla rendita per i disoccupati di lungo corso (almeno 24 mesi); la facoltà di destinare anche solo una parte del Tfr alla previdenza complementare sulla base di intese collettive.

Altre misure al vaglio dei tecnici verranno presentate ai sindacati: per chi ha versato i contributi previdenziali in più gestioni c'è la possibilità di ricongiungerli in una sola andando in pensione con le regole e il trattamento economico applicate dalla gestione in cui viene fatto confluire tutto. Operazione che però comporta oneri fino a 30-40mila euro per il lavoratore, sulla base di età, reddito e contributi da “spostare”. Il governo sta valutando l'ipotesi di renderla gratuita, sia per il trattamento di vecchiaia che per quello anticipato.

La cancellazione della pensione di anzianità e l'adeguamento dei minimi contributivi e anagrafici introdotti nel 2012 hanno penalizzato i lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato l'attività prima di aver raggiunto i 18 anni di età. L'intervento al quale sta lavorando il governo prevede il riconoscimento di un bonus sui contributi di 3 o 4 mesi per ogni anno di lavoro svolto da minorenni. 
Pensione più facile per chi svolge attività particolarmente pesanti o lavora di notte. Per chi lavora con mansioni usuranti è possibile andare in pensione con il sistema delle "quote", cioè la somma di età e contributi (quest'anno la quota dev'essere almeno di 97,6 con una soglia minima di 61 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi).

Fonte: Il Sole 24 Ore →
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