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Lunedì, 29 Aprile 2024
Nuove conferme

Una nuova era glaciale per l'Europa: "Il collasso della corrente del Golfo probabile già dal 2025"

A causa dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia tra il 2025 e il 2095 è probabile il collasso della circolazione termoalina dell'Atlantico: le nuove simulazioni realizzate dai ricercatori dell'Università di Utrecht mostrano gli effetti disastrosi sul clima

Immaginate di affacciarvi dalle coste olandesi e trovare il mar del Nord completamente ghiacciato. Uno scenario davvero da brividi più consono a film di fantascienza che a una reale possibilità. O almeno lo credevamo fino a pochi anni fa. Oggi però ci sono sempre maggiori conferme che mostrano come probabile il collasso della corrente del Golfo tra il 2025 e il 2095. Una stima che secondo un nuovo studio ha un indice di confidenza del 95%. Quindi non solo è certo che vi stiamo per raccontare accada, ma è probabile che accada entro questo secolo e già a partire dal prossimo anno. Le conseguenze: una completa rivoluzione del mondo come lo conosciamo, con il collasso di interi sistemi climatici nell'arco di pochi decenni (nell'immagine qua sotto l'estensione della banchisa polare nel prossimo secolo). Ma cerchiamo di andare per gradi usando le parole della scienza e non del catastrofismo. 

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Il "capovolgimento meridionale della circolazione atlantica" (Atlantic meridional overturning circulation, in sigla Amoc) è il nome con cui gli scienziati indicano la circolazione oceanica che trasporta acqua e calore dai tropici verso le latitudini più settentrionali, e da cui ha origine la famosa corrente del golfo che garantisce un clima temperato al nostro continente. Come vi avevamo raccontato lo scorso anno, i climatologi temono che queste correnti oceaniche siano a rischio, a causa dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia. Gli effetti sul clima europeo sarebbero importanti, e repentini come confermato da un nuovo studio pubblicato su Science Advances dai ricercatori dell’Università di Utrecht. Per la prima volta è stato possibile replicare il collasso del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica anche con modello climatico globale all’avanguardia, confermando che il punto di non ritorno potrebbe essere sempre più vicino.

Il collasso dell'Amoc, di cosa parliamo

Nell'immagine è possibile vedere il tracciato del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica. Credit Nasa

Il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica è parte di un fenomeno più ampio noto come circolazione termoalina globale, una sorta di enorme autostrada che si snoda in tutti gli oceani ridistribuendo il calore tra i poli e l’equatore. Ultimamente se ne sente parlare spesso, perché si teme che l’Amoc sia in una fase di rallentamento: lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia, infatti, riduce la salinità dell’oceano proprio nel punto in cui l’acqua calda e salina proveniente dal golfo del Messico raffreddandosi si fa più densa e si inabissa in profondità, alimentando il capovolgimento meridionale della circolazione atlantica.

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Più acqua dolce intrappolata nei ghiacci viene rilasciata nell’oceano, più aumenta il rischio che il meccanismo di circolazione globale si inceppi, portando al collasso dell’Amoc e della corrente del Golfo.

Si ritiene che nel lontano passato sia capitato più volte, causando il raffreddamento dell’Europa e dell’America settentrionale, e il riscaldamento dell’emisfero australe. E per questo motivo, c’è il timore che il rallentamento osservato negli ultimi decenni possa rappresentare effettivamente un segnale di allarme, che preannuncia l’avvicinarsi di punto di non ritorno. Qualcosa del genere è stato osservato già a partire dagli anni ‘90 con modelli climatici relativamente rudimentali, e fino ad oggi non era ancora comparso nelle modellazioni più raffinate, che tengono conto dei processi in atto sia negli oceani che nell’atmosfera per prevedere l’evoluzione del sistema climatico del nostro pianeta. È qui, evidentemente, che entra in gioco la nuova ricerca.

Il modello

I ricercatori olandesi hanno fatto ricorso per sei mesi al supercomputer della Dutch national supercomputing facility, per far funzionare un modello climatico all’avanguardia che ha simulato 4.400 anni di evoluzione del clima terrestre, aumentando in modo lento e graduale l’afflusso di acqua dolce proveniente dallo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia. In questo modo, per la prima volta, sono riusciti a modellare uno scenario in cui effettivamente è comparso il collasso del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica, e hanno quindi potuto studiare quali campanelli di allarme precedono il raggiungimento del punto di non ritorno, oltre il quale l’Amoc è destinata a fermarsi, e quali conseguenze ci sarebbero sul clima del pianeta.

A detta dei ricercatori olandesi, al momento è impossibile prevedere quando potremmo raggiungerlo, ma le loro simulazioni sono compatibili con un collasso dell’Amoc entro la fine del secolo, a partire dal 2025. Se accadesse, quali sarebbero le conseguenze?

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In Europa le temperature scenderebbero velocemente, anche di 3 gradi per decennio (al momento il riscaldamento globale le sta aumentando di circa 0,2 per decennio) nell’arco di circa un secolo. Nelle regioni più settentrionali arriverebbero quindi inverni estremamente rigidi, con temperature che in un paese come la Norvegia potrebbero scendere anche di 20 gradi rispetto a quelle attuali, mentre in paesi come l’Italia si parla di qualche grado in meno rispetto a quelli che vediamo oggi. Gli effetti non sarebbero quindi catastrofici ipotizzati in un film come Day After Tomorrow, in cui in seguito al collasso dell’Amoc il Nord America diventava completamente inabitabile. Ma si tratterebbe comunque di cambiamenti climatici importanti, e come avvertono gli autori dello studio avrebbero conseguenze anche su altri fenomeni, come l’innalzamento degli oceani e le precipitazioni, con il rischio che accelerino ulteriormente i cambiamenti climatici in atto.

Secondo le carte pubblicate nello studio oltre all'estensione della banchisa polare artica fino a parte del Mare del Nord si manifesterebbe un crollo delle precipitazioni anche in Europa Meridionale privata dell'apporto dell'aria umida che arriva grazie al "nastro trasportatore" della corrente del Golfo.

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