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Sabato, 27 Aprile 2024
Antichi monumenti

La biocrosta è il vero segreto dell'immortalità della Grande Muraglia Cinese

Muschi, licheni e batteri ricoprono le superfici rocciose esposte alle intemperie. Un nuovo studio rivela che si tratta di una risorsa preziosa per gli antichi monumenti, che li protegge dagli effetti delle precipitazioni e degli agenti atmosferici

La Grande Muraglia Cinese è una delle sette meraviglie del mondo moderno. È lunga più di ottomila a chilometri, ed è stata costruita in terra battuta, pietra e mattoni in periodi differenti a partire dal 215 a.C., con le sezioni più celebri e più monumentali, costruite durante il regno della dinastia Ming, e risalenti al ad un periodo compreso tra il 1368 e il 1644 d.C. Dopo oltre cinque secoli, questo enorme progetto ingegneristico è per lo più ancora in piedi, perfettamente visibile persino dallo spazio. Cosa lo difende dagli effetti del tempo? Un team di scienziati cinesi, spagnoli e americani sembra avere la risposta: tutto merito della sua biocrosta, quello strato di muschi, licheni e batteri che copre quasi ogni superficie rocciosa esposta agli elementi.

Uno strato protettivo

La ricerca, pubblicata su Science Advances, nasce nell’ambito della conservazione dei beni culturali, per trovare risposta ad un vecchio dilemma degli esperti. La tradizione prevalente, così come il senso comune, consigliano infatti di rimuovere piante e altri organismi vegetali dalle antiche strutture in pietra, per evitare che i loro impianti radicali possano rovinarle. Geologia e scienze della Terra però suggeriscono un approccio diverso: la biocrosta è un fenomeno ubiquitario sulla superficie del nostro pianeta, ed è stato scoperto da tempo che contribuisce a mantenere integro il suolo e le strutture rocciose, preservandoli dagli effetti delle precipitazioni e degli agenti atmosferici, dal caldo e dal freddo intenso.

Se la biocrosta è tanto benefica per le rocce naturali, non potrebbe fare lo stesso anche con le antiche strutture artificiali, avvolgendole in una sorta di “corazza biologica”? È quello che si sono chiesti gli autori del nuovo studio, e per trovare una risposta hanno deciso di studiare diverse sezioni della Grande Muraglia Cinese costruite in terra battuta. Le strutture analizzate erano coperte per oltre due terzi da una biocrosta composta prevalentemente da cianobatteri e muschi, con chiazze sporadiche di licheni a colorare la scena, qua e la.

Lo studio

Effettuando microscopici campionamenti, i ricercatori hanno scoperto che le sezioni di muro coperte dalla biocrosta risultano meno porose e più resistenti di quelle analizzate in zone spoglie. A detta loro, i risultati sembrano indicare inequivocabilmente che qualunque rischio possano porre batteri e microvegetali per la stabilità della muraglia, i benefici in termini di aumentata resistenza agli agenti atmosferici sono di gran lunga superiori.

Lasciare al suo posto la biocrosta sembra quindi il modo migliore per garantire la sopravvivenza degli antichi monumenti del passato. Non è sempre possibile – ammettono gli autori dello studio – perché anche l’occhio vuole la sua parte, e un muro completamente coperto di muschi e microvegetazione non è probabilmente la vista più bella che può accogliere i visitatori della Grande Muraglia e degli altri grandi monumenti del passato sparsi per il pianeta. La questione è quindi quella di bilanciare le esigenze turistiche e museali con quella della conservazione di questi antichi reperti, ed è qualcosa che non si può stabilire basandosi semplicemente sulla scienza.

Conoscere gli effetti della biocrosta però è certamente il modo migliore per poter prendere decisioni informate. E con i cambiamenti climatici che metteranno sempre più a rischi i grandi tesori del passato, è possibile che la consapevolezza che questo strato di muschi, batteri e vegetali può essere prezioso per allungare ancora la lor sopravvivenza aiuti tutti noi a tollerare più facilmente qualche macchia di muschio quando ci troviamo a visitare antichi monumenti.

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