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Lunedì, 29 Aprile 2024
Dati allarmanti

Plastica nell'acqua e nel cibo: "Come mangiare una carta di credito a settimana"

L'allarme lanciato dai ricercatori italiani: tra cibo e acqua, ingeriamo ogni settimana ingeriamo l'equivalente di una card plastificata. "L'esposizione cronica - spiegano gli esperti - è un fattore di rischio di tumore al colon"

Ogni settimana, tra acqua e cibo, ingeriamo un quantitativo di plastica che equivale a una carta di credito. Come se, morso dopo morso, sgranocchiassimo la card della nostra banca tra un pasto e l'altro. Ovviamente non è questo che avviene realmente, ma è ormai comprovato che le micro e le nano plastiche sono ormai presenti nella nostra vita quotidiana, tanto da essere presenti nella nostra catena alimentare. 

La plastica negli alimenti

Come spiegato all'Agenzia Dire dalla dottoressa Daniela Gaglio, responsabile scientifico dell’Infrastruttura di Metabolomica dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare (Ibfm), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), frammenti di plastica sono stati rinvenuti in bevande e alimenti che vengono consumati quotidianamente: dal pesce alla carne, dal sale alla birra, dal miele allo zucchero, fino alla frutta e alla verdura, con le mele e le carote che sono risultate le più contaminate: "Si stima che possiamo ingerire da 0,1 a 5 grammi alla settimana di invisibili pezzetti di plastica, un contenuto quasi pari a quello di una carta di credito". Il team di ricercatori, diretto dal professore Danilo Porro e coordinato da Daniela Gaglio, hanno dimostrato in via sperimentale che le cellule sottoposte all’esposizione acuta e cronica di particelle di polistirene mostrano un’alterazione del metabolismo e un aumento dello stress ossidativo. Il Cnr con la sua ricerca ha evidenziato quindi il potenziale effetto che queste micro e nanoparticelle possono avere sulla salute.

Gli effetti sull'organismo

L'assunzione di plastiche produce degli effetti sul corpo umano, come sottolineato dall'esperta: "Lo studio dimostra che le micro e le nanoparticelle di polistirene assorbite dalle cellule del colon umano inducono cambiamenti nel metabolismo simili a quelli indotti dall’agente tossico azossimetano: quest’ultimo è una molecola cancerogena e neurotossica molto studiata proprio per la sua capacità di indurre tumore al colon. Quello che emerge dallo studio effettuato mediante approcci innovativi di metabolomica (la scienza che studia in dettaglio il metabolismo e i processi metabolici), è che cellule sane di colon umano, sottoposte all’esposizione sia acuta che cronica di particelle di polistirene, mostrano un’alterazione del metabolismo e un aumento dello stress ossidativo. Infine, lo studio ha evidenziato che l’esposizione da plastica induce alterazioni metaboliche tipicamente riscontrate nel formazioni cancerose, indicando una potenziale azione delle micro e nano plastiche come fattore di rischio tumorale del colon. A oggi, questo è uno dei pochi studi che fornisce informazioni su quale potrebbe essere l’effetto della plastica all’interno del nostro organismo".

Le particelle nelle bottiglie d'acqua

Secondo diversi studi condotti sull'acqua del rubinetto, in bottiglia e di sorgente, è emerso che microparticelle sono presenti in tutte le fonti d’acqua analizzate. Analisi dell’acqua di rubinetto proveniente da 159 fonti diverse hanno evidenziato che l’81% dei campioni conteneva microparticelle inferiori a 5 mm. Altri studi condotti su 259 bottiglie d’acqua di 11 marche diverse e 27 lotti diversi hanno mostrato che il 93% dei campioni conteneva microparticelle di plastica. Alti livelli di microplastiche sono stati ritrovati nell’acqua minerale imbottigliata in 22 diversi materiali plastici multiuso (rispetto ai contenitori monouso in plastica o cartone), nonché nelle bottiglie di vetro.

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