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Sabato, 27 Aprile 2024
Calcio

Lazio-Sarri, il lungo addio? Perché potrebbe andarsene (e perché no)

Dopo l'eliminazione dalla Champions, le difficoltà in campionato ed il rischio di restare fuori dalle prossime coppe europee, torna in bilico la permanenza del tecnico campano sulla panchina biancoceleste

Una storia d’amore bella, quindi litigarella come la descrive un antico detto. Ma alla fine tra incomprensioni, frecciate a distanza, divergenze tecniche, quadre mai trovate tra richieste sul mercato ed arrivi, e soprattutto risultati deludenti, il rapporto tra Sarri e la Lazio pare giungere al capolinea. D’altronde anche le parole dell’allenatore campano, nel dopo partita contro il Bayern che ha segnato l’eliminazione dalla Champions dei biancocelesti, lasciano presagire che qualcosa può cambiare al netto del contratto che lo lega al club fino a giugno del prossimo anno (“Che il ciclo si possa concludere può essere”). Ed anche se il riferimento potrebbe essere allo zoccolo duro della rosa in via di smantellamento – gli addii di Immobile e Felipe Anderson, in primis, rappresentano ipotesi concrete – sono in tanti ad aver carpito l’eventualità di un addio anticipato.

Lo scenario

I malumori erano emersi già lo scorso autunno, tanto che l’hashtag #sarriout era particolarmente gettonato tra i tifosi laziali frequentatori dei social, in considerazione delle reiterate difficoltà della squadra in campionato. A spazzare il cielo della nubi ci avevano pensato la qualificazione diretta agli ottavi di Champions ed il filotto di vittorie a cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio del nuovo anno, quattro in campionato (con sensibile riavvicinamento alla zona Europa della classifica) ed una in Coppa Italia nel derby contro la Roma, quarto personale di “Mau” trionfo nelle prime sei stracittadine. Al punto da far tornare di attualità nelle parole del patron Lotito anche un ulteriore allungamento del contratto in scadenza a giugno 2025, dopo il rinnovo di due estati fa. Quindi il tonfo in Supercoppa, le sconfitte in Serie A arrivate a quota 11 – su 27 uscite – e la conclusione dell’avventura continentale, e l’aria è tornata a farsi pesante. Perché con undici punti da recuperare sul quarto posto la rincorsa all’Europa è oggettivamente complessa, tanto da far pensare che sarà la Coppa Italia – ad aprile il doppio confronto di semifinale con la Juventus – a diventare l’obiettivo prioritario per dare un senso alla stagione.

Le alternative

Di certo, il prossimo mese e mezzo potrebbe anche far mutare ancora il quadro: ci sono impegni sulla carta non proibitivi (il calendario da qui alla fine dell’anno propone quasi esclusivamente sfide contro le formazioni della seconda metà della classifica), ed il bonus della coppa nazionale da potersi giocare. Due aspetti che sulla carta permettono di poter raddrizzare un’annata storta, a patto di ritrovare quella continuità di risultati mancata ultimamente. Ma servirà anche capire se vale la pena stoppare un progetto tecnico portato avanti con il medio-lungo periodo come riferimento per i traguardi da raggiungere, per inaugurarne uno nuovo. Come ad autunno, sono tornati a circolare i nomi dei possibili sostituti (Tudor, la suggestione Scaloni, a cui si sono affiancati Palladino e Gilardino, più un Sergio Conceiçao estremamente gradito alla piazza per i suoi trascorsi in biancoceleste). E per Sarri, si profila anche l’ipotesi Fiorentina per rimpiazzare Italiano che ha una lista corposa di estimatori, in Italia come all’estero. Da qui, la previsione di un “lungo addio”. Che molto probabilmente non si consumerà a breve, e non sarebbe così strano lasciasse anche il posto ad un nuovo idillio, benedetto dai risultati.

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