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Sabato, 27 Aprile 2024
Il gol dell'anno

La favola di Lorenzo Alessandroni, l’uomo della rovesciata alla CR7 da venti milioni di click

La sua prodezza è stata rilanciata in rete e da emittenti nazionali: un colpo da cineteca che ha permesso alla "sua" Osimana, squadra militante nel campionato di Eccellenza Marche, di pareggiare all'ultimo secondo il derby contro il Castelfidardo

La felicità, nel vocabolario calcistico, ha una nuova definizione. Coniata da Lorenzo Alessandroni, giocatore dell’Osimana, militante nell’Eccellenza Marche: protagonista di un gol che potrebbe addirittura finire nella ristretta cerchia dei gol da votare per assegnare il prestigioso Puskas Award, premio per la rete più bella dell’anno istituto dalla FIFA. Una rovesciata che ricorda molto da vicino quella di Cristiano Ronaldo allo Stadium, in occasione della sfida di Champions League vinta dal Real Madrid sul campo della Juventus, con il “plus” costituito dall’importanza che il gol ha rappresentato. E’ stato infatti segnato all’ultimo secondo, in un derby con il Castelfidardo che vedeva Alessandroni nelle vesti di ex di turno.

La sua prodezza ha avuto risonanza mediatica incredibile. Rilanciata da giornali e giornalisti (postata anche da Gianluca Di Marzio), da portali specializzati e profili social, persino menzionata su Striscia La Notizia su Canale 5, nella rubrica del lunedì curata da Cristiano Militello, nell’angolo dei gol più belli del week-end. In abbinata all’altrettanto spettacolare rete in “bicicleta” timbrata da Sbaffo, attaccante della Recanatese, nel match di LegaPro contro l’Olbia, ad inorgoglire ulteriormente le Marche del calcio. Oltre venti milioni di visualizzazioni per il diamante di caratura eccezionalmente pura colto sul prato del “Diana” di Osimo, in equilibrio tra magia e un pizzico di sana follia.

Riavvolgiamo il nastro: l’arbitro consulta già il cronometro, arriva un cross a centro area. E tu?
«E’ successo tutto in una frazione di secondo», racconta Alessandroni. «Ho detto: ci provo. Mi era capitato altre volte di tentare una soluzione così complicata, ma è chiaro che è un tipo di colpo che ti espone a rischi, brutte figure. Magari anche qualche applauso se la colpisci bene, perché apprezzano la generosità e la coordinazione».

E invece...
«E poi non saprei nemmeno descrivere gli istanti successivi. Ho sentito il boato del pubblico, ho cominciato a festeggiare ed ero pronto a ricominciare a giocare. Sono stati i miei compagni di squadra a dirmi che in realtà la partita era finita: come se, in trance agonistica, avessi perso completamente la nozione del tempo».

Rivedendoti, che effetto fa?
«Dico la verità, faccio fatica. Nel video magari osservo il movimento dei compagni, come si è sviluppata l’azione, ma non mi soffermo su quello che poi in realtà è stata la rovesciata in sé. Quasi come se avessi paura che, riguardandolo, si possa rovinare o avere un risultato diverso: un po’ come quando hai qualcosa di prezioso e lo conservi gelosamente e non stai a tirarla fuori in continuazione. Perché è stato perfetto così: l’aver preso in modo giusto il tempo, la coordinazione, l’impatto sulla palla, l’aver immaginato correttamente la porta, la forza impressa e l’angolazione. Tutto insieme: tanta roba per non provare, a distanza di giorni, un brivido nel riguardarla».

In rete è stato il delirio.
«E’ diventata virale, lo so. Mi dicevano che tra vari siti e social, siamo circa ad una ventina di milioni di visualizzazioni, senza contare che è stato ripreso anche da tv nazionali».

Reazioni dei compagni?
«Diciamo che sono stati concordi nel definirmi fuori di testa, ma ci sta. Poi continuavano a guardarmi ridendo, abbracciandomi anche a partita finita. C’era un po’ tutto in quell’abbraccio: spirito di squadra, felicità. E’ stato bello sentirli così vicini, in quel momento, aver potuto condividere con loro la gioia di un gol che è stato anche utilissimo, oltre che bello. Se gli ho pagato da bere? Sì, non potevo fare altrimenti...ci ho pensato prima ancora che qualcuno me lo dicesse. Un aperitivo, offerto con grande piacere».

Il messaggio più divertente.
«I paragoni con Cristiano Ronaldo, Rooney, Bale...Vabbè, gente di un altro pianeta. Accostamenti che fanno piacere e ti riempono di orgoglio, ma ti fanno anche sorridere».

Quello ti ha colpito di più?
«A parte i tantossimi complimenti, ce n’è uno. Non ricordo dove l’ho letto, ma un ragazzo in un commento ha scritto che vedere il mio gol gli ha fatto tornare voglia di calcio, di allenamenti, di tornare tutti i giorni a preparare la borsa per andare al campo. Perché in queste categorie c’è gente che lavora, fa sacrifici per coltivare la passione che comporta anche togliere tempo agli affetti. Suscitare questa reazione ti fa capire la bellezza non solo del gol che hai fatto, ma anche del calcio in genere: l’avesse fatta un Messi, forse non avrebbe prodotto lo stesso effetto».

Ma la storia del Puskas Award?
«Me l’hanno detta, sì. Ho anche dato un’occhiata a quelli che sono i criteri per essere preso in esame, valutato ed essere quindi inserito nella lista dei gol che poi si possono votare. Effettivamente non c’è categoria, potrebbe anche essere fattibile».

Ci hai fatto un pensierino?
«Mah, credo nel destino, quello sì. Che poi ha fatto sì che nel giro di una trentina di chilometri, nella stessa giornata, venissero realizzate due prodezze, perché anche Sbaffo della Recanatese ha segnato un gol pazzesco. Personalmente, anche il fatto di essere inserito nell’elenco sarebbe già il coronamento di un sogno. E darebbe anche risalto e lustro al nostro calcio: quello marchigiano, certo, ma anche quello di tanti ragazzi che non giocano davanti alle telecamere di Sky, ma ci mettono sempre impegno, amore e fanno sacrifici per migliorarsi e dare il massimo. E qualche volta, vivono il sogno di essere come i campioni internazionali, riuscendo ad imitarli».

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