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Domenica, 28 Aprile 2024
La lettera / Agrigento

L'appello di Silvana: "Sono stata adottata 60 anni fa, voglio ritrovare mia madre biologica"

Protagonista della vicenda è Silvana Occhino, nata e cresciuta a Palermo, che ha scritto al sindaco di Menfi (il paese di origine della madre): "So che è stata costretta ad abbandonarmi da minorenne, non la giudico e la penso sempre. Voglio sapere se sta bene e se ho dei fratelli e delle sorelle"

A sei anni ha scoperto di essere stata adottata. Adesso che ne ha 67, dopo aver provato tante volte a rintracciare la propria madre biologica, ha deciso di scrivere al sindaco di Menfi (Agrigento), Vito Clemente, avendo appreso che la mamma era originaria della cittadina del Belice, chiedendogli di aiutarlo rendendo pubblica la sua storia. Silvana Occhino, nata a Palermo nel 1956 nell'abitazione di un'ostetrica, prova a riprendersi il suo passato, con l'aiuto della figlia Chiara Biondo. La madre, all'epoca, secondo le informazioni che la donna è riuscita ad ottenere dai familiari adottivi, sarebbe stata una studentessa minorenne obbligata dalla famiglia ad abbandonarla per evitare discredito in paese.  

"So per certo - scrive - che era originaria di Menfi e che era una studentessa. Mi dissero, inoltre, che sembrava fosse affetta da sigmatismo, quello che nel gergo più comune chiamiamo tutti "s moscia". Nel momento successivo al parto ho saputo, attraverso dei racconti di mia zia adottiva, che a mia madre non è stata data nemmeno la possibilità di tenermi tra le braccia per pochi secondi. È stata chiusa brutalmente a chiave nella stessa stanza in cui pochi minuti prima mi aveva dato alla luce, sferrando una serie di calci e pugni alla porta accompagnati da urla e pianti di disperazione".

Silvana Occhino prosegue nel suo racconto: "Mi è stato detto che i durante i primi mesi di vita questa ragazza ha provato a presentarsi davanti alla porta della casa in cui abitavo a Palermo più e più volte con la speranza di vedermi, purtroppo senza successo. I miei genitori adottivi avevano una mentalità un po' chiusa, e spaventati dalla possibilità che lei potesse riprendermi con sé, la "minacciarono" di chiamare i carabinieri e così promise loro che sarebbe sparita. Durante il periodo di gestazione - aggiunge - è stata ospitata in casa da una zia che aveva un negozio di borse e valigie a Palermo, pressapoco di fronte al teatro Massimo".

"Di mio padre, purtroppo - aggiunge la donna -, ho saputo ben poco, mi dissero solo essere un commerciante di tessuti. Ti sto cercando da tanti anni mamma, grande donna, non ti giudico e mai lo farò per quello che ti è capitato. Ho bisogno di conoscerti, di abbracciarti, di sapere che stai bene e se ho delle sorelle o dei fratelli che purtroppo la vita non mi ha concesso. Se mi stai leggendo in qualche modo, se queste parole possano mai giungere alla tua attenzione sappi che non ho mai smesso di pensarti dal giorno in cui, all'età di 6 anni, seppi di essere stata adottata".

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