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Sabato, 27 Aprile 2024
Intelligenza artificiale

L'intelligenza artificiale minaccia il cinema? Le preoccupazioni di attori e doppiatori

Spiega Massimo Giuliani: "Siamo di fronte a una geniale macchina a orologeria che può creare danni micidiali"

In Italia si accendono i primi timori sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel mondo del cinema. Preoccupazioni che non riguardano gli effetti speciali - settore nel quale l'AI, giocoforza, è già utilizzata in lungo e in largo - ma piuttosto le occupazioni che riguardano in primis le persone, e quindi attori, doppiatori e sceneggiatori.

Di ansia attorno l'utilizzo di intelligenza artificiale si è parlato nel corso della giornata conclusiva dell'Apulia digital experience (Ade) 2023, conferenza internazionale del made in Italy dedicata all'innovazione digitale nelle industrie creative, organizzata da Apulia film commission e Rai Com. A confermare la preoccupazione è Massimo Giuliani, attore e doppiatore: "E non solo nel nostro settore - ha spiegato -. Siamo di fronte a una geniale macchina a orologeria che può creare danni micidiali”. A soffrire, per l'attore, oltre ai lavori prettamente intellettuali, potrebbe essere anche quello dei montatori: "Temiamo ricadute occupazionali ma anche culturali - ha aggiunto Giuliani -, che sarebbero più gravi. Una macchina non è in grado di dare emozione perché non ha un'anima".

Se un pericolo all'orizzonte comincia a intravedersi, gli sceneggiatori per il momento non sembrano essere troppo preoccupati, perché si tratta di un lavoro "impossibile da replicare con un algoritmo", spiega il sindacato di categoria. "Stiamo studiando il fenomeno - aggiunge - e ci siamo resi conto che al momento la resa dell'intelligenza artificiale è poco più che piatta”. Il risultato è, quindi, abbastanza banale perché, evidenzia, "non si tratta di un'intelligenza generativa, ma solo combinatoria".

Sui timori relativi al prossimo futuro, spiegano dal sindacato, "in pericolo c'è la catena dei diritti d'autore, ma un computer non può raccontare ciò che fa emozionare, perché il calore di un'emozione o di un ricordo non può essere codificato. Da questo punto di vista quindi il nostro lavoro non è immediatamente in pericolo".

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