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Sabato, 27 Aprile 2024
Il decalogo

Se fa troppo caldo si può non andare al lavoro

L'Inps dal 2017 prescrive la possibilità di chiedere la cassa integrazione per chi è costretto a lavorare sotto il sole con temperature superiori ai 35 gradi

Quanto le temperature eccezionalmente elevate e superiori a 35° impediscono lo svolgimento di fasi di lavoro in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l'utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore, il lavoratore può richiedere la Cassa integrazione ordinaria: è quanto prevede l'Inps dal 2017 secondo quanto ricorda un decalogo diffuso dall'Inail per proteggere i lavoratori durante questi giorni di caldo eccezionale. 

Ma a far fede non sono solo le temperature reali, ma anche quelle percepite - che tengono conto anche dell'umidità - ricavabili dai bollettini meteo. "Al ricorrere delle fattispecie sopra evidenziate, pertanto, possono costituire evento che dà titolo al trattamento di integrazione salariale temperature percepite superiori a 35° seppur la temperatura reale è inferiore al predetto valore" chiarisce l'Inail.

Nello stesso decalogo l'istituto nazionale di previdenza dei lavoratori prescrive ai datori di lavoro di riprogrammare le attività che non sono prioritarie, predisporre acqua per i lavoratori e aree ombreggiate per le pause. L'Inail invita all'"alternanza dei turni tra i lavoratori in modo da minimizzare l'esposizione individuale al caldo o al sole diretto" e all'interruzione del lavoro "in casi estremi quando il rischio di patologie da calore è molto alto" mentre si ricorda l'importanza dell'idratazione adeguata.

Si segnalano i rischi maggiori per i lavoratori che hanno malattie pregresse come il diabete e si chiede di assicurare "per quanto possibile la disponibilità di aree completamente ombreggiate o climatizzate per le pause e il raffreddamento". In queste aree dovrebbero essere consumati - sottolinea l'Inail - pasti adeguati "ricchi di frutta e verdura". Si chiede ai datori di lavoro inoltre di "promuovere il reciproco controllo dei lavoratori soprattutto in momenti della giornata caratterizzati da temperature particolarmente elevate o, in generale, durante le ondate di calore. In caso di insorgenza di segni e sintomi di patologie da calore, un compagno vicino potrà chiamare il 118 (o il numero unico 112) e prestare il primo soccorso".

Intanto continuano a salire gli accessi ai pronti soccorso nel giorno in cui l'Italia fronteggia i giorni più caldo dell'anno, con 23 città da bollino rosso previste per domani, mercoledì 19 luglio. Oggi, su 27 capoluoghi monitorati, sono 20 le città con allerta 3: Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Firenze Frosinone, Latina, Messina, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Rieti Roma, Trieste, Venezia, Verona e Viterbo. Domani dalla lista si sfilerà Bolzano, ma si aggiungeranno Bari, Catania, Civitavecchia e Torino. Già giovedì 20 i capoluoghi con livello massimo di allerta scenderanno a 18: rinfrescheranno in particolare Bologna, Brescia Torino, Trieste, Venezia e Verona, che scenderanno al livello di allerta 1 (bollino giallo). Gialla anche Milano, che oggi e domani ha bollino arancione. Un peggioramento è previsto il giorno 20 solo per Genova, con il passaggio da giallo ad arancione. Per tutti e tre i giorni l'allerta resta massima a Roma.

Caldo record, ora c'è la data: quando finirà 

I consumi elettrici, spinti dal gran caldo intanto hanno toccato il nuovo record del 2023. Alle 14:45 la rete gestita da Terna ha registrato un consumo di 57,85 GW, leggermente inferiore alle previsioni che invece superavano quota 58 GW. Ci si è avvicinati, ma senza superarlo, al massimo storico del luglio 2015, quando i consumi raggiunsero i 60,5 GW.

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