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Martedì, 19 Marzo 2024
Il mondo della droga

Cresce l'uso di cocaina. E il lockdown non ha fermato il consumo di droga

L'indagine realizzata dall'Osservatorio Tossicodipendenza della comunità di San Patrignano: solo una persona su 4 ha avuto più difficoltà a reperire gli stupefacenti. L'ecstasy supera l'eroina tra le sostanze più utilizzate

La pandemia non ha fermato il consumo di droga. O almeno questo è quanto suggeriscono i numeri che arrivano da San Patrignano. La comunità di recupero di Coriano di Rimini ha effettuato un sondaggio  fra le ragazze e i ragazzi che hanno fatto il loro ingresso nella struttura dopo aver vissuto almeno un lockdown all'esterno, vale a dire da maggio 2020 a fine aprile 2021. Tra i 150 ragazzi che hanno aderito alla ricerca, ben 137 hanno fatto uso di sostanze anche nei periodi di confinamento tra le mura domestiche. Nel dettaglio l'uso è rimasto costante per il 41,6% delle persone intervistate, aumentato per il 28,5% e diminuito per il 29,2%. Rispetto chi ha fatto uso di droghe, l'80,3% degli intervistati ha detto di essere uscito di casa per andare a comprare le sostanze, il 74,4% degli stessi l'ha ricevuta comodamente a casa, mentre solo l'8% di questi l'ha acquistata direttamente sul web.

sondaggio sostanze lockdown-2

Nello specifico poi l'83,2% dei ragazzi ha dichiarato di aver fatto uso di cocaina, il 62% di cannabis e il 35% di eroina. Ma c'è anche un 16,7% che ha assunto Ketamina.

Sostanza utilizzate lockdown-2

Certo lo studio condotto dalla comunità di recupero indaga su un piccolo spaccato di quello che è un universo esteso e sfaccetato. Ma dalle risposte di chi è entrato in comunità si possono comunque trarre delle indicazioni importanti. Il 60% degli intervistati ha ad esempio affermato di non avere avuto problemi a trovare sostanze stupefacenti, anche durante il lockdown, con il 10% che ha addirittura trovato maggiore facilità nel reperirle, mentre per il 25,5% è stato più difficile (il 4,5 non ha risposto). E i prezzi delle sostanze? Se per il 67,3% sono rimasti costanti, il 26% ha notato un aumento. Segno che almeno una parte di coloro che trafficano stupefacenti ha approfittato della pandemia per farsi pagare di più. 

San Patrignano: ingressi in calo causa Covid

Per quanto riguarda la comunità di San Patrignano, durante la pandemia c'è stato un calo fisiologico di persone accolte dovute sia alla chiusura degli ingressi che alle procedura di quarantena. In particolare, nel lasso di tempo preso in considerazione gli ingressi sono stati solo 241, a fronte degli oltre 400 degli anni passati. Dalla comunità fanno sapere che dall'inizio dell'epidemia ci sono stati 420-430 casi di Sars-Cov-2 identificati con tampone, a cui vanno aggiunti altri 60-70 individuati con il sierologico. La metà degli ospiti dunque si è infettata, ma d'altra parte, ci tengono a precisare i responsabili del centro, "il concetto di comunità è il contrario di quello di distanziamento sociale". Nondimeno alcune misure per contenere i contagi sono state prese, come la chisura della sala mensa e del teatro. Nessuno dei ragazzi ha comunque necessitato di ossigeno. 

La chiusura della comunità ai nuovi ingressi per diversi mesi, causa Covid, ha purtroppo messo in crisi i ragazzi e le ragazze che erano già prossimi all'entrata a San Patrignano, tanto che il 40,9% di loro aveva pensato di abbandonare l'idea di affrontare il percorso di recupero. "Una percentuale che ci lascia immaginare che diversi ragazzi, a causa della chiusura della comunità, abbiano potuto desistere dal provare a entrare, continuando a far uso di sostanze",  sottolinea il responsabile terapeutico Antonio Boschini. 

Com'è cambiato il consumo degli stupefacenti

Tornando all'indagine dell'Osservatorio, a San Patrignano hanno analizzato i consumi dei nuovi entrati per valutare come e se sono cambiati i trend. Tenuto conto di questo gruppo di riferimento, la sostanza più utilizzata è la cocaina, pari al 96%, dato mai così alto in questi ultimi cinque anni di redazione dell'Osservatorio. È salita anche la percentuale di utilizzatori della cannabis, pari al 90,9%, mentre l'ecstasy, al 46%, ha addirittura sorpassato l'eroina, al 45,6%. Seguono la ketamina, al 34,4%, in costante ascesa negli ultimi anni, le anfetamine, 29,5%, e gli allucinogeni, 28,6%. Per quanto riguarda la modalità di utilizzo, rispetto cocaina ed eroina, solo il 24,5% dei nuovi accolti ha utilizzato le sostanze per via iniettiva, mentre la quasi totalità l'ha assunta per via inalatoria (96,7).

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Se parliamo di "dipendenza primaria", vale a dire da quale sostanza sono maggiormente dipendenti le ragazze e i ragazzi accolti, la cocaina resta sempre in testa con il 53,5%, seguita dall'eroina che si conferma al secondo posto ma scende dal 35,4% al 34,9%. Da notare che la cannabis è la dipendenza primaria per l'8,3% dei nuovi entrati, percentuale mai così alta negli ultimi cinque anni e che lo scorso anno era solo al 5,6%.

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"Il notevole incremento della cocaina come dipendenza primaria è trainato dal crescente uso di cocaina fumata (crack), che provoca molta più dipendenza della cocaina inalata" spiega ancora il dottor Antonio Boschini. "I ragazzi spesso raccontano di come fossero, a loro dire, in grado di gestire l'uso di cocaina finché ne facevano un uso inalatorio, ma che ne perdevano il controllo quando passavano al crack".

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Un dato positivo è che scende il numero di persone che fa uso di droghe per via iniettiva. "Le siringhe sono in riduzione progressiva da almeno 10 anni" spiegano da San Patrignano. Se dal punto di vista sanitario ci sono degli indubbi vantaggi (diminuisce l'esposizione all'Hiv) l'altra faccia della medaglia è che alcuni ragazzi possono avere una minore percezione di essere dipendenti. E dunque più difficoltà a chiedere aiuto.

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