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Sabato, 27 Aprile 2024
La "società foggiana"

Comune sciolto per mafia: un presunto "inchino" al clan nel mirino del prefetto

Le (presunte) ingerenze della criminalità organizzata a Orta Nova. Nella relazione viene stigmatizzata la decisione di proclamare il lutto cittadino per i funerali di un 20enne, figlio di un presunto boss

"Il primo cittadino di Orta Nova è stato protagonista indiscusso di un 'inchino' al clan Gaeta, tanto più grave perché fatto a nome dell'intera comunità ortese". Lo scrive il prefetto di Foggia nella relazione prodotta al termine delle verifiche della commissione antimafia sul comune di Orta Nova, nel Foggiano, che lo scorso 17 luglio era stato affidato dal Consiglio dei ministri a una commissione straordinaria per presunte ingerenze della criminalità organizzata, dopo che il sindaco Domenico Lasorsa si era già dimesso quasi tre mesi prima. Quello di Orta Nova è il sesto comune sciolto per mafia in provincia di Foggia dopo Monte Sant'Angelo (2015), Mattinata (2018), Manfredonia e Cerignola nel 2019, Foggia nel 2021.

Il lutto cittadino per i funerali di un 20enne, figlio di un presunto boss

Nella relazione prefettizia si fa riferimento alla decisione del sindaco di proclamare il lutto cittadino dopo la morte di Andrea Gaeta, un ragazzo di 20 anni ucciso il 3 settembre dello scorso anno in via Saragat e figlio del presunto boss del luogo. Il 9 settembre, su ordinanza del Questore, fu disposto il divieto di celebrazione delle esequie in forma pubblica con la prescrizione che il rito funebre si svolgesse alla sola presenza dei più stretti congiunti del defunto. Secondo la relazione però, i vertici del Comune chiesero allo stesso prefetto "interporre i buoni auspici per persuadere il Questore a non adottare provvedimenti limitativi della commemorazione funebre".  

Non solo. Il sindaco decise di proclamare il lutto cittadino con esposizione della bandiera a mezz'asta listata a lutto e invitò i commercianti del territorio a interrompere le attività in concomitanza con le esequie. Dopo le polemiche il sindaco replicò spiegando che sentiva "il dovere morale di esprimere un messaggio di cordoglio in occasione della perdita di un giovane cittadino violentemente sottratto alla vita".

Secondo il prefetto però la decisione fu presa "in totale dispregio delle disposizioni del Questore e degli indirizzi forniti dallo scrivente", mentre l'invito alle attività produttive di astenersi dal lavoro durante i funerali, si legge nella relazione, assume "connotazioni intimidatorie e gravemente lesive dei diritti fondamentali costituzionalmente garantiti".

"Sindaco e presidente del consiglio comunale succubi e compiacenti"

Il sindaco, va precisato, non risulta indagato. Più in generale nella relazione viene in rilievo come non sarebbe un "mero 'rapporto istituzionale' che lega il sindaco di Orta Nova a esponenti di rilievo della criminalità organizzata locale. Si tratta, viceversa, di rapporti elettivi che in un contesto come quello di Orta Nova, caratterizzato dalla importanza dei vincoli familiari e amicali, assumono connotati socialtipici e un significato, spesso, di condivisione di valori". Nel centro del Foggiano (circa 16mila abitanti, poco più a sud di Foggia) si sarebbero verificati intrecci pericolosi tra politica e criminalità organizzata. Tant'è che il documento della commissione d’accesso parla di presunte ingerenze delle organizzazioni criminali negli uffici comunali. Nel testo viene evidenziato che "rapporti personali e di vicinanza alla locale cosca sono stati evidenziati nei riguardi del sindaco di Orta Nova e del presidente del consiglio comunale, i quali con le loro condotte si sono mostrati succubi se non in una condizione «di vera e propria compiacenza»", come nel caso del funerale citato. 

Le altre (presunte) manifestazione di "indulgenza"

Secondo il prefetto la 'deferenza' dei vertici del Comune si sarebbe manifestata attraverso altre manifestazioni di indulgenza, in particolar modo sull'affissione (da parte di ignoti) di diversi cartelloni dedicati ad Andrea Gaeta. Il primo, affisso abusivamente lungo una strada provinciale, fu rimosso dalla polizia "nella totale assenza della amministrazione". Lo scorso 14 marzo, i carabinieri trovarono un altro striscione con una frase ancora dedicata al giovane. Lo striscione ricomparve ancora due volte; nel secondo caso gli accertamenti evidenziarono che il titolare di una impresa di onoranze funebri avesse autorizzato l'apposizione su un terreno di sua proprietà a titolo gratuito: "In questa occasione - spiega il prefetto -, l'incuria totale dell'amministrazione, anche per i profili della sicurezza nella circolazione, pregiudicata da cartelli non autorizzati, ha trovato il sigillo della Polizia locale che, contattata dalle forze dell'ordine, ha dichiarato la propria 'incompetenza' a gestire la questione di sicurezza urbana. Il sindaco si è trincerato dietro un 'ossequioso' silenzio".

Una vicinanza, quella con il clan, senza "cedimenti o 'ravvedimenti'", ma anzi spesso giustificata attraverso ragioni di 'umanità' in conflitto con le disposizioni della Questura e, inoltre, anche contraddittorie in quanto "la stessa enfasi di 'umanità' non è stata riservata al padre dell'autore dell'omicidio di Gaeta", assassinato da ignoti lo scorso 3 ottobre. Per il prefetto il sindaco non poteva non conoscere "la caratura criminale dei soggetti in questione. Ed è raccapricciante la circostanza che la inopportunità di spendere il ruolo istituzionale, nel funerale del figlio di Gaeta, chiaramente espressa dalle massime autorità di pubblica sicurezza, sia stata ignorata dal primo cittadino per ragioni «umanitarie»".

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