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Sabato, 27 Aprile 2024
Non se ne parla abbastanza

Donne usate come garanzie: quando la violenza è anche economica

Scarsa educazione finanziaria, lavoro stabile e beni immobili: così sempre più donne diventano garanzie dei loro mariti imprenditori. E se l'impresa fallisce e il compagno scompare, a pagare sono sempre loro

Dati che non mentono, per un tema di cui si parla (ancora) troppo poco. Tra le innumerevoli tipologie di violenza che quotidianamente la nostra società affligge verso le donne, in Italia non si discute quanto si dovrebbe di violenza economica.

"La violenza economica è una forma di controllo: così aiutiamo le donne ad uscirne"

Un po' per una organizzazione sociale ancora fortemente patriarcale, un po' anche forse per una mentalità collettiva intrinseca che vuole le donne lontane dal maneggiare il denaro, i dati di Episteme (società specializzata in ricerche di mercato) e Istat tracciano un quadro chiaro della situazione: il 40 per cento delle donne italiane non dispone di un proprio conto corrente e quasi il 38 per cento di quelle che si rivolgono a un centro anti violenza, lo fa anche per casi di violenza economica. Parliamo di quattro donne su dieci.

Che cos'è la violenza economica

È un termine legato strettamente alla sfera familiare e non si declina solo al genere o al sesso. In generale, si trattano di gesti o atti di controllo del comportamento di una persona in termini di uso e gestione del denaro. Chi esercita questa violenza, minaccia di indebitare qualcuno, di negargli denaro che gli spetta, o estorcerglielo in maniere che possono essere sia legali che non. Le donne sono particolarmente soggette a questo tipo di violenza in quanto molto spesso vengono costrette a fungere da garanzie per le attività dei loro mariti o compagni. 

L'avvocato Letterio Stracuzzi, presidente di Protezione sociale italiana, “Purtroppo le scarse conoscenze economico finanziarie espongono le donne alla violenza economica. Capita molto spesso che le donne che hanno proprietà immobiliari o un rapporto di lavoro fisso, siano coinvolte nel prestare garanzie personali per le attività imprenditoriali del marito". Poi, spiega l'avvocato, quando l'attività del compagno o del marito cessa o fallisce, questo si rende irreperibile, costringendo la compagna a pagarne da sola le conseguenze. 

Quanto spiega Stracuzzi delinea la più frequente situazione di violenza economica di genere. Proprio per cercare di contrastare dinamiche del genere, dal 2002 Banca d’Italia e il Consiglio Nazionale del Notariato, supportate da circa 250 associazioni locali per la parità di genere, hanno promosso un progetto di educazione finanziaria. L'obiettivo è ridurre al minimo episodi del genere. Progetti come quello promosso dalla Banca d'Italia aiutano sicuramente a prevenire certi tipi di situazioni. Ma il vero aiuto - concreto - per indebitamenti da garanzie è arrivato soltanto nel 2012. 

Da professionista a vittima di violenza economica: "Quando mi sono separata ho perso tutto"

La legge anti-suicidi

Approvata undici anni fa, la Legge 3/2012 è diventata lo strumento principale per combattere i casi di violenza economica tra le donne. Chiamata anche Codice di crisi, questo particolare strumento permettere di contrastare gli indebitamenti dando alle società legali la possibilità di saldare i debiti attraverso una rateizzazione della somma.

La legge ha permesso a donne come Angela o Maria (nomi di fantasia) di risolvere la loro situazione di ingiusto indebitamento. Entrambe queste donne hanno prestato le loro garanzie ai rispettivi compagni ed entrambe si sono trovate a dover saldare dei debiti che non erano loro, bensì dei loro mariti o ex mariti. Aiutate da Latterio Stracuzzi, l'avvocato ci spiega come beneficiando della legge 3 del 2012 - con vari accordi con creditori ed enti locali - sia Maria che Angela si siano messe alle spalle le situazioni di indebitamento e siano tornate a vivere serenamente con i loro figli. Due storie a lieto fine, che dimostrano l'importanza della normativa. 

"Dal 2012 ad oggi - conclude Stracuzzi - sono oltre 3.000 i suicidi per motivi economici. Una cifra preoccupante che poteva essere decisamente più alta, forse anche del doppio, se non avessimo avuto la possibilità di ricorrere alla legge 3/2012. In poco più di cinque anni siamo riusciti a stralciare oltre 130 milioni di euro di debiti. Soldi che, attraverso sentenze dei tribunali, abbiamo tolto dalle spalle di molte famiglie e imprese che versano in crescente difficoltà".

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