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Domenica, 28 Aprile 2024
influenza aviaria

Focolaio di H5n1 in Italia, virus altamente contagioso: cordone sanitario di 10 km

Sono dieci i volatili morti in una fattoria a Sant'Urbano, in località Carmignano, in provincia di Padova. Già è stato applicato il rigido protocollo di prevenzione e sicurezza dalle autorità sanitarie, che hanno introdotto un cordone sanitario di 10 chilometri

In Veneto è stato registrato un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità in una fattoria. È l'allarme lanciato oggi 15 novembre dall'Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH). L'epidemia ha già fatto le prime vittime: sono dieci i volatili morti in una fattoria a Sant'Urbano, in località Carmignano, in provincia di Padova. Gli esami condotti da Usl 6 Euganea e Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie hanno confermato: nell'allevamento è ritornato il virus ad alta patogenicità, a distanza di diverse stagioni dall'autunno 2021, quando nel Veneto l'epidemia costò 14 milioni di capi abbattuti e mezzo miliardo di euro bruciato per gli allevatori dell'area. L'ultimo focolaio nel Padovano si era registrato esattamente un anno fa, anche se il periodo drammatico per il settore era stato quello tra l'autunno 2021 e la primavera 2022, appunto.

Già è stato applicato il rigido protocollo di prevenzione e sicurezza. Le autorità sanitarie hanno disposto l'abbattimento e lo smaltimento degli animali non infetti dello stabilimento di Sant'Urbano. Inoltre, la Usl 6 Ueganea ha disposto nella giornata di oggi 15 novembre un perimetro di sorveglianza che costringe anche gli altri allevamenti limitrofi e alzare i meccanismi di sicurezza: nel raggio di 3 chilometri dalla fattoria di Sant'Urbano è scattata la zona rossa, mentre l'area di sicurezza si estende per una decina di chilometri.

protocollo sicurezza influenza aviaria

Il provvedimento di sicurezza e prevenzione va così a colpire le imprese avicole, con conseguenze economiche ingenti.

Cosa sappiamo di questo virus

Ma cos'è nello specifico l'H5N1 e perché rappresenta un pericolo così temibile? Questa malattia virale colpisce prevalentemente i volatili ed è stata identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa. Solitamente, gli uccelli infettati non si ammalano, ma possono essere molto contagiosi per altri uccelli domestici come polli, anatre, tacchini e altri animali da cortile che sono più a contatto con l'uomo.

La malattia può manifestarsi in forme molto diverse, da quelle leggere a quelle altamente patogeniche. "Se causata da una forma altamente patogenica" specifica l'istituto superiore di sanità (Iss), "la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi".

Il virus H5N1, scoperto nel 1997, è solo uno dei sottotipi di questo virus, ma è il più pericoloso "per la sua capacità - scrive l'Iss - di mutare rapidamente e di acquisire geni da virus che infettano altre specie animali".

Solo dal 2003 è stato accertato che il virus può contagiare direttamente anche gli esseri umani. H5N1 rappresenta un problema soprattutto perché nel tempo è stato in grado di fare una serie di "salti di specie, acquisendo la capacità di contagiare anche gatti e topi", specifica ancora l'Iss, diventando così "un problema di salute pubblica ben più preoccupante". Ad oggi non è stato documentato nessun caso di trasmissione da uomo a uomo, tuttavia si teme che "la compresenza del virus aviario con quello dell'influenza umana, in una persona infettata da entrambi, faciliti la ricombinazione di H5N1 e lo renda capace di trasmettersi nella popolazione umana". 

Il rischio di un nuovo salto di specie

Quanto dobbiamo essere preoccupati? Da fine 2021 il mondo sta vivendo una delle peggiori epidemie globali di H51N1 con milioni di volatili abbattuti e sono stati segnalati casi anche nei mammiferi, tra cui volpi e lontre. Uno dei problemi dell'H5N1 è la capacità di infettare animali a stretto contatto con l'uomo, tra cui i maiali. Una caratteristica che potrebbe favorire il salto di specie definitivo. Quello che ci metterebbe nei guai.

Al momento per l'Oms non c'è il rischio di una pandemia anche se "il virus continua a essere rilevato nelle popolazioni di pollame" e "si possono prevedere ulteriori casi umani". "Sebbene sia in attesa di un'ulteriore caratterizzazione del virus rispetto agli ultimi casi umani, le prove epidemiologiche e virologiche disponibili suggeriscono che gli attuali virus A(H5) - precisa l'Oms - non hanno acquisito la capacità di una trasmissione tra gli esseri umani, quindi la probabilità di una diffusione 'sostenuta' da uomo a uomo è bassa". 

Tuttavia, fa notare Claudio Mastroianni, professore ordinario di Malattie infettive all'Università Sapienza di Roma, "occorre tenera alta l'attenzione, perché se si dovesse diffondere molto tra i mammiferi potrebbe anche accadere un salto di specie. Quindi, massima sorveglianza soprattutto negli allevamenti". Preoccuparsi è lecito, allarmarsi no. "Un possibile rischio pandemico su questo fronte non è notizia di oggi – dice l'esperto all'Adnkronos -, sono anni che gli esperti tengono sotto controllo la sua evoluzione".  

Come avviene il contagio tra animale e uomo

Per gli esseri umani il principale fattore di rischio è l'esposizione in ambienti contaminati con alta carica virale e a stretto contatto con gli animali infetti, vivi o morti. Queste situazioni di rischio possono verificarsi in mercati di uccelli vivi, nelle diverse fasi della lavorazione del pollame, come la macellazione, la spiumatura, la manipolazione delle carcasse. "La possibilità che passi all'uomo c'è già e si è già vista" argomenta Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs. "Ma la persona deve venire in contatto molto ravvicinato con un volatile infetto, vivo o morto, o con delle superfici contaminate" da liquidi o materiale biologico di animali infetti. E infatti, dice ancora il camice bianco, "nei Paesi dove ci sono più facilmente questi passaggi dell'animale all'uomo le persone vivono con i polli in casa o comunque a stretto contatto con pollame".

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