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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Meno migranti in arrivo ma più difficoltà: così si è passati dall'emergenza alla precarietà

“L’aver bloccato ogni azione di soccorso e ricerca in mare da parte di governi, Unione europea e ong non ha risolto il problema della mancanza di vie legali di accesso alla protezione: rende solo meno visibili le sue tragiche conseguenze”, denuncia il rapporto annuale del Centro Astalli, presentato oggi a Roma

Nel 2018 gli arrivi di migranti forzati via mare in Italia sono diminuiti dell’80% rispetto all’anno precedenze e quindi la cosiddetta emergenza sbarchi può dirsi conclusa. Ma allora è tutto risolto? Non proprio. Come sottolinea il rapporto annuale 2019 del Centro Astalli, presentato questa mattina a Roma, il sistema di protezione italiano continua a non essere in grado di rispondere efficacemente ai bisogni delle persone presenti sul territorio. Non solo: il Centro ha registrato in quell’anno un aumento del disagio sociale, della marginalizzazione, degli ostacoli frapposti all’ottenimento di una protezione effettiva. Si è passati quindi dall’emergenza alla precarietà, è la denuncia della sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS).

Nelle città aumentano richieste per servizi a bassa soglia

Un numero crescente di migranti finisce così escluso dai circuiti di accoglienza e dai servizi territoriali e le cause sono molteplici: l’abolizione della protezione umanitaria (che veniva concessa in molti casi proprio a seguito dell’emersione di una vulnerabilità sanitaria o sociale), il complicarsi delle procedure per l’ottenimento di una residenza e dei diritti che ne derivano e, più in generale, il moltiplicarsi di ostacoli burocratici a tutti i livelli.

“Accompagnare i migranti forzati in un contesto spesso ostile è una sfida che nel 2018 si è fatta più complessa. Molte delle persone che abbiamo incontrato ci hanno manifestato la difficoltà di ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno – si legge nel Rapporto – Vite instabili, fatte di continui trasferimenti in cerca di opportunità, si scontrano con i cambiamenti delle normative e delle prassi dei singoli uffici, rendendo ogni questione burocratica un potenziale vicolo cieco. Non pochi, davanti all’ennesima difficoltà, rinunciano a far valere i loro diritti, convinti di non avere alcuna possibilità di vederli riconosciuti”.

Da Nord a Sud, su tutti i territori, la richiesta di servizi di bassa soglia – come mensa, docce, pacchi alimentari, vestiario – è molto forte, si legge nel rapporto.  A Roma gli utenti della mensa sono circa 4mila, mentre a Palermo più di 900 utenti si sono rivolti al centro diurno. A Trento per la prima volta si è sentita la necessità di attivare un servizio di accoglienza di bassa soglia e uno sportello di assistenza dedicato ai richiedenti asilo senza dimora. Tra gli utenti dell’ambulatorio di Roma è aumentata la presenza di cittadini maliani (41% persone in più rispetto al 2017, con un aumento del 128% delle visite richieste), migranti giovani (il 72% ha meno di 30 anni), solitamente presenti in Italia da almeno un anno. Molti di loro, esclusi dai circuiti di accoglienza, vivono in condizioni di grave marginalità e la loro salute ne risente.

Il Centro Astalli mette in guardia poi dai rischi “di un sistema di accoglienza pubblico che si frammenta e rimanda le opportunità di inclusione a una ‘seconda fase’ accessibile a pochi”, nella convinzione che “accompagnare individualmente le persone può fare davvero la differenza per la riuscita di un percorso di inclusione sociale”.

"Il calo drastico degli arrivi non è una buona notizia"

“Il calo drastico degli arrivi non può e non deve essere considerato una buona notizia. I primi esclusi dalla protezione sono i rifugiati che non riescono più a raggiungere il nostro Paese e l'Europa”, si legge nel Rapporto, che denuncia: “L’aver bloccato ogni azione di soccorso e ricerca in mare da parte di governi, Unione europea e ong non ha risolto il problema della mancanza di vie legali di accesso alla protezione: rende solo meno visibili le sue tragiche conseguenze”.

Il Rapporto del Centro ricorda poi ancora una volta su quello che avviene in Libia, dove l’85% dei migranti soccorsi o intercettati nel Mediterraneo viene riportato e che lì si ritrova detenuto “in condizioni che le Nazioni Unite definiscono inaccettabili”.

"Anche quest'anno - registra il Rapporto - molte delle persone che si sono rivolte al centro SaMiFo sono state vittime di gravi violenze nei centri di detenzione libici. Riferiscono di essere state torturate con bastoni, sigarette o scosse elettriche mentre erano al telefono con i familiari, a scopo di estorcere loro denaro, ma anche di percosse indiscriminate a scopo punitivo o intimidatorio, per esempio per prevenire proteste per le condizioni di prigionia e per i lavori forzati a cui sono state costrette".

Gli sforzi per impedire l'accesso dei rifugiati al territorio, registra ancora il Rapporto del Centro Astalli, riguardano tutti gli Stati d'Europa: "Gli uffici del JRS hanno concluso nel 2018 un lavoro di monitoraggio lungo le frontiere esterne dell'Unione europea: sono state realizzate 117 interviste in Sicilia, a Malta, in Grecia, in diverse località di confine in Romania, Croazia, Serbia e nell'enclave spagnola di Melilla, in Marocco. Dalle esperienze raccolte sono emerse molte situazioni di respingimenti, anche violenti, e, più in generale, di mancato rispetto dei diritti e della dignità delle persone".

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