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Sabato, 27 Aprile 2024
Il massacro nel Mediterraneo

La denuncia di un papà: "Così l'Italia ha lasciato annegare i miei bambini"

"Sono un neurochirurgo, immaginate che vostro figlio abbia una ferita mortale: cosa fareste se dicessi che non è mio dovere fermare l'emorragia?". Un sopravvissuto ai naufragi di ottobre 2013 scrive alla Marina e alla Guardia costiera che, secondo una sentenza, ignorarono le chiamate di soccorso, partite da un peschereccio carico di bimbi vicino a Lampedusa

Il mio nome è Mazen Dahhan. Sono nato il 30 gennaio 1977 e fino all'11 ottobre 2013, dieci anni fa, avevo una bellissima famiglia, composta da mia moglie e dai nostri tre bambini. Ero anche un giovane neurochirurgo con molte ambizioni.

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Nel 2013, la mia famiglia ed io fummo costretti a partire da Aleppo, come milioni di siriani che hanno lasciato il Paese durante la guerra iniziata in Siria nel 2011. Date le difficoltà imposte a tutti noi e i pericoli che i miei figli affrontavano in una città devastata dai combattimenti, la nostra unica opzione era trasferirci temporaneamente in Libia, con la speranza che il conflitto sarebbe presto terminato.

Tarek Dahhan, 4 anni, morto nel naufragio dell'11 ottobre 2013 (© Riproduzione riservata)

L'idea di emigrare in Europa non era mai stata presa in considerazione nei nostri piani. Tuttavia, la decisione di cercare un luogo alternativo, dove la mia famiglia potesse trovare stabilità e sicurezza, divenne la scelta di milioni di siriani. All'epoca, viaggiare via mare attraverso rotte migratorie irregolari poteva sembrare una decisione folle. Ma la mancanza di vie legali per raggiungere l'Europa e le leggi europee sull'asilo – che richiedono ai rifugiati di essere già in Europa affinché le loro domande di asilo siano accettate – non ci lasciavano altra opzione praticabile.

Marina e Guardia costiera hanno ignorato le nostre richieste di soccorso

Non avevamo idea degli orrori che ci attendevano, quando ci siamo ritrovati sotto il tiro delle mitragliatrici delle milizie libiche la sera del 10 ottobre 2013, poco dopo aver lasciato la costa. Alcuni passeggeri sul nostro peschereccio furono gravemente feriti e i colpi di arma da fuoco perforarono le fiancate, provocando il lento allagamento dello scafo. La pompa di bordo smise di funzionare dieci ore dopo la partenza.

Tarek Dahhan in un negozio di giocattoli prima della guerra in Siria (© Riproduzione riservata)

Abbiamo cercato di contattare la Guardia costiera italiana con un telefono satellitare, informandola che a bordo c'erano circa 500 persone, compresi un centinaio di bambini. Purtroppo, la Guardia costiera italiana e, come rivelato successivamente da un'inchiesta del giornalista Fabrizio Gatti, la Marina militare italiana hanno ignorato le nostre ripetute chiamate di soccorso, iniziate poco dopo mezzogiorno dell'11 ottobre 2013. Abbiamo anche fornito le coordinate esatte della nostra posizione, ma hanno sostenuto che eravamo fuori dell'area di competenza italiana e troppo lontani da loro.

Per circa cinque ore, li abbiamo supplicati per ottenere aiuto, ma le nostre richieste sono state costantemente ignorate. L'ufficiale della Guardia costiera di turno ha persino suggerito di contattare la Marina maltese perché, come ci ha detto, erano più vicini alla nostra posizione. Le affermazioni dell'Italia erano false: Lampedusa era a sole 60 miglia nautiche da noi, mentre Malta era a una distanza doppia.

Tarek Dahhan, 4 anni, con il fratello Mohamed, 8, (© Riproduzione riservata)

Nave Libra era molto vicina ma le diedero l'ordine di allontanarsi

Tragicamente, il nostro peschereccio si è rovesciato poco dopo le cinque del pomeriggio, provocando l'annegamento di 268 persone, tra cui 60 bambini. Tra di loro c'erano mia moglie Reem Shehade, 30 anni, e i nostri figli Besher, un anno, Tarek, quattro anni, e Mohamed, otto anni. Non solo li ho persi per sempre, ma i loro corpi non sono mai stati recuperati.

Il piccolo Mohamed Dahhan con la mamma, Reem Shehade (© Riproduzione riservata)

Il Tribunale di Roma ha dichiarato il naufragio un omicidio, attribuendolo non solo a errori amministrativi o negligenza, ma anche alle omissioni di soccorso della Marina militare e della Guardia costiera italiane, che avrebbero dovuto avviare l'operazione di salvataggio. Tuttavia, non ci sono state ulteriori condanne a causa della prescrizione dei reati. Il processo si era protratto per troppo tempo.

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Il giornalismo investigativo di Fabrizio Gatti ha anche rivelato che un'unità di pattugliamento e soccorso della Marina militare italiana, Nave Libra, si trovava a sole 17 miglia nautiche (circa 30 chilometri) da noi e avrebbe potuto raggiungerci e fornirci assistenza in un'ora. Mia moglie e i nostri tre figli sono annegati immediatamente, mentre le navi di soccorso sono arrivate un'ora dopo l'affondamento del peschereccio. Tutto questo, a causa della mancata risposta tempestiva della Marina militare e della Guardia costiera italiane alle nostre chiamate di emergenza e della loro mancanza di rispetto degli obblighi di soccorso marittimo e umanitario.

Il processo contro Marina e Guardia Costiera è durato troppo: reati prescritti

In seguito a questa tragedia, il governo italiano ha avviato l'operazione di soccorso Mare Nostrum, che significa "il nostro mare". Questa operazione è stata lanciata nel Mediterraneo a seguito dei massacri del 3 e dell'11 ottobre, durante i quali 636 persone sono annegate in appena otto giorni. Grazie a Mare Nostrum, tra ottobre 2013 e ottobre 2014, circa 150.000 uomini, donne e bambini sono stati salvati.

Mazen Dahhan, 36, la moglie Reem Shehade, 30, e i bimbi Tarek, 4, e Mohamed, 8, in Libia (© Riproduzione riservata)

Il processo contro la Marina militare e la Guardia costiera italiane è attualmente in attesa del giudizio di secondo grado. Con il prezioso aiuto degli avvocati Alessandra Ballerini ed Emiliano Benzi, intendo ottenere la conferma della responsabilità delle autorità italiane.

Alcuni potrebbero incolparci per aver affrontato un rischio così alto, ma noi, come esseri umani, possiamo prendere decisioni sbagliate e commettere errori. In quel momento, non ci sono state lasciate altre scelte. Abbiamo fatto del nostro meglio per trovare il modo più sicuro per scappare dalla Libia. Abbiamo scelto la barca più grande disponibile, ritardato la nostra partenza a causa del brutto tempo, portato giubbotti di salvataggio (anche se non erano disponibili per tutti) e avevamo un telefono satellitare. Tuttavia, tre fattori hanno contribuito alla nostra tragedia: il sovraccarico di persone deciso dai trafficanti a causa dei ritardi meteorologici, i colpi di arma da fuoco delle milizie libiche e il rifiuto della Marina militare italiana, che era a soli 30 chilometri di distanza con Nave Libra, di soccorrerci – un atto che considero un omicidio.

Il mio messaggio agli ufficiali che sono sfuggiti alle loro responsabilità

Ho un messaggio per le persone e gli ufficiali della Marina militare e della Guardia costiera che sono sfuggiti alle responsabilità per il loro atto atroce. Immaginate se vostro figlio avesse un infortunio accidentale, che mette a rischio la sua vita per un'arteria principale recisa, e voi vi rivolgeste a me in pronto soccorso per chiedere aiuto. Cosa fareste se vi dicessi che non è mio dovere o specialità fermare l'emorragia, sostenendo che appartenga a un'altra specialità? E se vi accusassi di negligenza per aver permesso a vostro figlio di farsi male e lasciassi morire vostro figlio per dare un esempio ai futuri genitori e prevenire tale negligenza?

Mohamed Dahhan, 8 anni, a destra, con il fratello Tarek, 4 (© Riproduzione riservata)

Nessuno può restituirmi mia moglie e i nostri splendidi bambini. Per questo motivo, come credente, mi attengo alla convinzione che un giorno la giustizia prevarrà, sia in questa vita che nell'aldilà. Alcuni possono chiamarlo karma o avere la propria fede, ma confido che arriverà un giorno del giudizio.

Il Tribunale: così Marina e Guardia costiera hanno lasciato morire 60 bambini - di Fabrizio Gatti

Mentre ci avviciniamo all'anniversario del naufragio, queste serate sono particolarmente dolorose. Osservo le nostre foto e i video di famiglia che ho salvato sul cloud. Provo vergogna e sento di averli delusi, a causa delle azioni secondo me deprecabili della Marina militare e della Guardia costiera italiane, e della mancanza di umanità.

Prima dell'11 ottobre, se qualcuno mi avesse parlato di una simile tragedia, non avrei potuto immaginare che sarebbe capitata a me. Ecco perché, quando è successo, inizialmente ho pensato fosse un incubo da cui mi sarei svegliato in pochi minuti. Purtroppo, questo incubo era fin troppo reale. In tutti questi dieci anni, ho vissuto un incubo nella vita reale e, quando dormo, desidero poter sognare mia moglie e i miei figli. Perché ora soltanto in sogno posso vederli sorridere, giocare, abbracciarli e baciarli.

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