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Lunedì, 29 Aprile 2024
La rivelazione

I Savoia fanno ancora paura? Pupo: "Quella volta stavamo vincendo Sanremo, poi chiamò il Quirinale"

Clamorose rivelazioni del cantante, che in un'intervista parla di un interessamento della presidenza della Repubblica per impedire che il brano che nel 2010 cantò in duetto con Emanuele Filiberto vincesse il Festival

Era il 2010 e nella serata finale del Festival di Sanremo il brano "Italia amore mio", cantato da Pupo con Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici, si piazzò al secondo posto. Dalla platea partirono sonori fischi di disapprovazione, in quei giorni qualcuno aveva definito la canzone "il brano più brutto del secolo". Una storia che oggi Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, prova a riscrivere, rivelando retroscena clamorosi. Retroscena che tirano in ballo la presidenza della Repubblica, spaventata, secondo il cantante, dalla possibilità che il figlio di Vittorio Emanuele potesse vincere.

"Quando canto all'estero gli italiani si commuovono"

Intendiamoci, non è la prima volta che Pupo si fa notare per dichiarazioni decisamente sopra le righe, questa volta, però, non si parla solo di opinioni ma di un presunto intrigo politico che come il testo magico di una canzone ci riporta al 2 giugno del 1946. "Era un progetto nato a tavolino - ha rivelato il cantante intervistato da Repubblica - ma da lì a dire che era la canzone più brutta del secolo ce ne corre, è un attacco contro il principe, non solo contro di me. Quando la canto per gli italiani nel mondo, si commuovono".

A parte quel "principe", sul fatto che Pupo sia molto amato fuori dai nostri confini, sia da tanti connazionali emigrati che da gente del posto, non ci piove. Nella Russia di Putin e in molti Paesi dell'est Europa spopolano quei musicisti che erano molto in voga da noi negli anni settanta come Al Bano, Riccardo Fogli, Drupi, i Ricchi e Poveri, Matia Bazar, Toto Cutugno e lo stesso Pupo. Un fenomeno che negli anni ha suscitato l'interesse di molti studiosi e critici musicali.

La telefonata dal Colle

Successo internazionale a parte, sono destinate a far discutere le rivelazioni (o presunte tali) di Pupo sul posizionamento di quella canzone cantata a Sanremo dal musicista di Ponticino in duetto con rampollo di casa Savoia. Il cantante parla di un vero e proprio diktat che sarebbe partito dagli uffici del Quirinale per impedire che il brano vincesse. "Prima della finale - sostiene - i vertici Rai avevano ricevuto una telefonata dalla presidenza della Repubblica. Temevano lo scandalo di un rappresentante di casa Savoia al primo posto a Sanremo".

L'accordo sul secondo posto

"Avevano capito che avremmo vinto – contnua Pupo – osservando il picco di ascolti record della serata in cui avevamo ospitato Marcello Lippi: quella sera si ruppe la chitarra, ci fu un attimo di impasse e allora Lippi fece un promo della canzone, cosa che non si poteva fare. Sabato mattina mi dissero che mi squalificavano e che avrei cantato solo come ospite; risposi che, pur avendo partecipato sei volte, non avevo mai vinto Sanremo: 'Mi toglierete la vittoria lunedì mattina, ma io stasera vinco il festival e poi ci vediamo in tribunale'. Raggiungemmo un accordo, mi proposero secondo, dissi: 'Secondo va bene'".

Canonici: "Non so se quello che dice Pupo sia vero"

Un'accusa pesante che tira in ballo l'ex Presidente della Repubblica, lo scomparso Giorgio Napolitano, e i vertici Rai dell'epoca, dal presidente Paolo Garimberti al direttore generale Mauro Masi. "Non so se quello che dice Pupo nell'intervista sia vero – ha commentato il tenore Luca Canonici – ma potrebbe esserlo. Io non sono a conoscenza delle dinamiche che portarono il nostro brano, 'Italia amore mio' al secondo posto. Ricordo però con grande piacere quel Festival di Sanremo".

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