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Martedì, 30 Aprile 2024
Gender gap

Il caso dell'università che usa solo il femminile (anche se i ruoli sono ricoperti da uomini)

A Trento il rettore Flavio Deflorian ha parlato di un atto simbolico per dimostrare parità a partire dal linguaggio dei nostri documenti: "Mi ha fatto molto riflettere sulla sensazione che possono avere le donne quotidianamente quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali"

A Trento l'ateneo locale ha riscritto per intero il proprio regolamento generale, usando il cosìddetto femminile “sovraesteso”. Ovvero? Sono scomparsi tutti i termini al maschile. Un ribaltamento totale che va oltre l’uso della controversa “Schwa” perché, pur puntando all’inclusione, non lo fa attraverso un approccio neutro, come appunto la schwa, bensì riscrivendo tutto al femminile. Quindi, anche se il rettore sarà uomo, da oggi, si chiama “rettrice”.  Infatti all’Articolo 1 del Regolamento universitario si legge che “i termini femminili usati in questo testo si riferiscono a tutte le persone”. Quindi anche ai maschi.

Il regolamento con il “femminile sovraesteso”

La novità è stata approvata dal Consiglio di amministrazione che, lo scorso 28 marzo, ha varato il documento scritto usando il “femminile sovraesteso” per le cariche e i riferimenti di genere. E se qualcuno si chiede se l’amministrazione di UniTrento sia nelle mani di tutte donne, la risposta arriva del rettore Flavio Deflorian, che ha parlato di un atto simbolico per dimostrare parità a partire dal linguaggio dei nostri documenti.  Un fatto simbolico certo, ma che andrà comunque ad avere un impatto sugli atti e nella pratica burocratica dell’Università perché il regolamento disciplina la costituzione, le modalità di elezione e il funzionamento degli organi di Ateneo, oltre a dettare le disposizioni generali di tutta l’organizzazione delle strutture accademiche e  la gestione dei beni dell’università trentina.

Così da oggi, poco importerà se ci sarà un uomo a ricoprire una carica. Dovrà accettare il fatto che, nelle cinquanta pagine di documento non ci sarà più un termine al maschile e che la sua carica sarà declinata al femminile. Anche gli uomini saranno chiamati “la presidente”, “la rettrice”, “la segretaria”, “le componenti del Nucleo di valutazione”, “la direttrice del Sistema bibliotecario di ateneo”, “le professoresse”, “la candidata”, “la decana”. Tutti termini che, da oggi, saranno citati e ripetuti più volte in riferimento a chiunque, a prescindere dal genere.

“Come uomo mi sono sentito escluso. Fa riflettere”

“Nella stesura del nuovo Regolamento abbiamo notato che, accordarsi alle linee guida sul linguaggio rispettoso, avrebbe appesantito molto tutto il documento - ha spiegato in una nota stampa il rettore Flavio Deflorian -. In vari passaggi infatti si sarebbe dovuto specificare i termini sia al femminile, sia al maschile. Così, per rendere tutto più fluido e per facilitare la fase di confronto interno, i nostri uffici amministrativi hanno deciso di lavorare a una bozza declinata su un unico genere. Hanno scelto quello femminile, anche per mantenere all’attenzione degli organi di governo la questione. Leggere il documento mi ha colpito. Come uomo mi sono sentito escluso. Questo mi ha fatto molto riflettere sulla sensazione che possono avere le donne quotidianamente quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali. Così ho proposto di dare, almeno in questo importante documento, un segnale di discontinuità. Una decisione che è stata accolta senza obiezioni”.

Flavio Deflorian

Nella tradizione della facoltà trentina, è un passo in avanti ma non è la prima volta che si fa qualcosa sul solco dell’inclusione di genere. Già nel 2017 l’Università del Trentino aveva stilato una guida sul linguaggio rispettoso delle differenze. Prosegue così l’impegno dell’ateneo per la costruzione di un’università più inclusiva. Da oggi più vicino alle donne.

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