"Recessione finita in Italia", ma resta l'emergenza lavoro
"Siamo alla svolta", dice il Centro studi di Confindustria. Migliorano le previsioni sul Pil, ma per la ripresa ci vorrà tempo: in cinque anni persi 1,8 milioni di posti di lavoro
ROMA - Siamo alla svolta, ma non è il caso di festeggiare, perché se i segnali di ripresa sono più solidi per l'economia italiana, è anche vero che l'uscita dalla crisi sarà lenta. E' il succo dell'analisi del Centro Studi di Confindustria che lancia un avvertimento (lo stesso fatto ieri dal governatore di Bankitalia Visco): l'instabilità politica rischia di compromettere il cammino della ripresa.
Nelle sue previsioni sull'economia italiana, il Centro studi degli industriali colloca l'interruzione della caduta del Pil nel terzo trimestre di quest'anno e il ritorno a variazioni positive nel quarto (+0,3%). Migliorano le previsioni sul Prodotto interno lordo: le stime diffuse indicano una contrazione dell'1,6% per il 2013 (contro il -1,9% delle previsioni di giugno) ed una crescita dello 0,7% per il 2014 (dal precedente +0,5%). Il centro studi di Confindustria lancia anche un segnale alla politica: "Sulla strada della ripresa persistono infatti rischi, interni e internazionali, e ostacoli. Cruciale - aggiunge - è la stabilità politica".
DRAMMA LAVORO - Ancora in calo l'occupazione che nel quarto trimestre del 2013 toccherà "un nuovo punto di minimo" dall'inizio della crisi, con un milione e 805 mila posti di lavoro (indicati come Ula, Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) in meno rispetto a fine 2007 (-7,2%). La domanda di lavoro ritornerà a crescere "da primavera 2014". "L'emergenza del mercato del lavoro fatica a rientrare spontaneamente - spiega il Centro studi di Confindustria -, data la lentezza della ripresa", perciò sono "urgenti provvedimenti sia per innalzare la crescita sostenibile del Paese sia per aumentare l'occupabilità delle persone". Il tasso di disoccupazione è previsto in leggera frenata, al 12,1% nel 2013 e al 12,3% nel 2014 (dalle precedenti previsioni 12,2% e 12,6%), rimanendo "sostanzialmente fermo ai massimi già raggiunti".
PRESSIONE FISCALE RECORD - Secondo le previsioni di Confindustria, la pressione fiscale raggiungerà nel 2013 il valore record del 44,5% del Pil (dal 44% del 2012) e rimarrà molto alta anche nel 2014 (si attesterà al 44,2%). La pressione effettiva, escluso il sommerso, toccherà invece il 53,5% quest'anno e il 53,2% nel 2014. Per il Centro studi di Confindustria, "deve essere prioritario nella prossima legge di stabilità ridurre l'eccessivo carico fiscale che grava sul lavoro e sull'impresa agendo sul cuneo fiscale e contributivo". L'associazione degli industriali sottolinea inoltre come "l'azione di un Paese, che deve mantenere i conti pubblici in equilibrio e viene da più di un decennio di decrescita, non può non essere convintamente rivolta ad accrescere la propria competitività".