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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Roma

Caso Emanuela Orlandi, il giallo delle ossa in Nunziatura e la pista dell'ex custode

In attesa degli esiti degli esami del Dna per verificarne la compatibilità con quello di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, proseguono le indagini sulle ossa ritrovate nella Nunziatura apostolica in via Po a Roma mentre c'è un'altra ipotesi al vaglio degli inquirenti

E' ancora mistero sulle ossa ritrovate nella Nunziatura apostolica in via Po a Roma, che hanno riacceso i riflettori sul caso di Emanuela Orlandi, la 15enne di cui si sono perse le tracce nel giugno 1983.  La Polizia Scientifica si appresta ad analizzare le ossa recuperate e confrontarne il dna sia con quello della ragazza sia di Mirella Gregori, un'altra giovane scomparsa sempre a Roma poche settimane prima.

Dalle prime indiscrezioni, le ossa rinvenute sarebbero compatibili con quelle di un'adolescente: un'età che corrisponderebbe a quella che avevano Orlandi e Gregori al momento della scomparsa. In attesa dei risultati del Dna, spunta intanto un'altra pista alternativa, come spiega Il Corriere della Sera: i resti potrebbero appartenere al cadavere della moglie di un custode di villa Giorgina, scomparsa in circostanze mai chiarite negli anni Sessanta. La coppia, scrive il Corsera, era nota tra i dipendenti del palazzo per aver un rapporto decisamente burrascroso, poi lei sparì dall'oggi al domani. 

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"Non voglio illudermi, voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella", ha detto all'Ansa Maria Antonietta Gregori, sorella della ragazza scomparsa nel 1983, in relazione al ritrovamento di alcune ossa nella Nunziatura Apostolica. "Gli inquirenti hanno il nostro Dna - aggiunge la donna -. Lo hanno prelevato quando furono fatte verifiche su alcune ossa rinvenute nella basilica di Sant'Apollinare". La sorella di Mirella Gregori auspica che "su questa vicenda si faccia luce: voglio capire perché si è pensato subito a mia sorella ed Emanuela Orlandi nelle ore successive al ritrovamento". 

ossa nunziatura infografica ansa-2

Come la Scientifica analizza le ossa

Quando vengono trovati dei reperti ossei, come quelli ritrovati nella Nunziatura apostolica di via Po 27 a Roma, per identificare la persona è necessario estrapolare il Dna e poi compararlo. Ma se il dna delle ossa è “totalmente deteriorato” c’è il rischio di un “risultato zero”, ovvero nessun Dna comparabile. Come si lavora per cercare di arrivare ad un risultato lo spiega ad Askanews Alessandra La Rosa, genetista forense della polizia scientifica: “Su delega dell’autorità giudiziaria si procede prima alla pulitura delle ossa, poi all’estrapolazione di un profilo genetico, operazione non sempre possibile se il Dna è troppo deteriorato, poi alla comparazione con il profilo genetico della persona scomparsa, se è stato estrapolato da oggetti in uso esclusivo, o con il profilo genetico dei familiari, preferibilmente genitori ma anche fratelli”.

Per le persone scomparse esiste la Banca dati nazionale del dna (Bdn dna) che ha una sezione ad hoc per l’identificazione degli scomparsi “in cui si raccolgono i profili genetici dei consaguinei oppure i i profili diretti estrapolati da oggetti in uso esclusivo alla persona”. La banca dati ha anche una sezione criminalistica che raccoglie i profili genetici prelevati da scene del crimine e li confronta con i profili genetici estrapolati da arrestati e fermati, contenuti nell’archivio Afis, che in questo caso vengono analizzati da un punto di vista genetico dal laboratorio centrale del Dap. La banca dati è in funzione da gennaio dello scorso anno ed è in corso l’archiviazione della mole di dati delle tracce analizzate nei vecchi processi penali e raccolti da anni con il lavoro delle forze di polizia per gli scomparsi.

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“L’estrapolazione del Dna dalla matrice ossea ha bisogno di più passaggi e più , rispetto ad un reperto ‘regina’ come ad esempio i mozziconi di sigaretta o tracce ematica”, spiega La Rosa, sottolineando: “Il primo passaggio è la pulizia dell’osso, per eliminare contaminazioni si procede all’abrasione per togliere gli stati superficiali, poi si procede alla frantumazione e polverizzazione, procedimenti delicati perché le temperature possono alterare le tracce di Dna e degradarlo”. Poi si procede alla “estrapolazione del Dna attraverso l’uso di resine e reagenti chimici, poi viene quantificato e tipizzato”, cioè viene identificato il Dna di quelle ossa. Dna che verrà poi comparato. Ma non sempre – avverte la genetista – è possibile avere un Dna dalle ossa “la possibilità di successo dipende anche dalle condizioni di conservazione dell’osso, elevate temperature ed elevata umidità possono inficiare l’estrapolazione del dna in maniera assoluta. Se il dna è degradato il risultato è zero”, ovvero nessun profilo genetico da comprare.

“Il rischio di risultato zero esiste – avverte la genetista della polizia scientifica – e aumenta nel caso di ossa mal conservate all’aperto, sotto al sole, che hanno subito attacchi da parte di batteri e funghi che hanno rosicchiato Dna all’interno della matrice ossea. Il passare del tempo è un fattore importante ma si può ottenere un risultato da un osso conservato 30 anni in condizioni perfette e non da un osso datato 5 anni fa in condizioni pessime”. Ad esempio “la sepoltura semplice nel terreno è una condizione pessima a causa dei microarganismi, in una bara ben sigillata ovviamente, il tempo non è un fattore determinante”. E i tempi per avere risultati? “Ci vogliono sette-dieci giorni per ottenere un profilo genetico, ulteriori in caso di esito positivo per la comparazione con i profili familiari. Ragionevolmente in totale una ventina di giorni”. E se il risultato è zero? “Si ricomincia da capo, con un nuovo campione, provando altri reagenti e tecniche che massimizzino l’estrazione del dna, è un procedimento che può richiedere l’esame di più di un campione”. Ma – conclude la genetista forense – “se il dna è completamente degradato non c’è nulla che si possa fare”.

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