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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Cosa farà davvero Mediterranea, la nave italiana nel "mare dei migranti"

È già salpata dal porto siciliano di Augusta: una sfida di persone, associazioni, intellettuali, politici alla chiusura di fatto dei porti decisa dal governo italiano

C'è una nave italiana, bandiera italiana, nel Mediterraneo dei migranti. Ong e Onlus hanno organizzato un'imbarcazione battente bandiera del nostro Paese per "un’azione di disobbedienza morale contro gli slogan delle destre nazionaliste e di obbedienza alle leggi del mare, del diritto internazionale e della Costituzione". La nave si chiama Mediterranea, è salpata dal porto siciliano di Augusta. Ora è in acque internazionali, davanti alla Libia. Missione: 'Monitorare, testimoniare, denunciare la drammatica situazione dei migranti, uomini, donne, bambini, che rischiano la vita e attraversano il Mediterraneo centrale, nel silenzio, nell'assenza di soccorsi, nel vuoto lasciato dalle ong criminalizzate, nella complice indifferenza dei governi italiani ed europei'.

Così la nave e il suo progetto si sono presentate pubblicamente, dopo mesi durante i quali un gruppo di persone, associazioni, intellettuali, politici, ci hanno lavorato. Una nave , certo, ma non solo: é un progetto, 'una piattaforma di realtà della società civile', nata con lo scopo di denunciare e testimoniare quello che accade in quel tratto di mare diventato 'un cimitero che quest'anno ha inghiottito 1.719 migranti'.

Che cosa farà in concreto Mediterranea: se ci sarà bisogno salverà i migranti prima che i gommoni affondino e protetta, sperano i promotori, dalla bandiera italiana - cercherà di portarli al sicuro. In quale porto? Sarà tutto da vedere il risultato finale di una sfida alla chiusura di fatto dei porti decisa dal governo italiano ma anche - sottolineano dal board di Mediterranea - causata dalle chiusure Ue ai flussi migratori. Si tratta anche di una sfida politica? A detta di chi ha creato questo progetto più che altro 'una sfida di umanità, per salvare i migranti e noi stesi dall'indifferenza, dalla disumanità', o per dirla con lo scrittore Sandro Veronesi, che con un gruppo di intellettuali sostiene il progetto, 'per salvare il nostro onore'.

Come è nata Mediterranea

'Singole persone, membri di associazioni che da tanto tempo si dicono 'dovremmo essere lì, che se lo ripetono ad ogni immagine di corpi in mare e a furia di dirlo qualcuno ha detto 'non pensiamolo e basta, facciamolo'. Così lo abbiamo fatto', ha spiegato Alessandra Sciurba della rete Mediterranea, e 'una telefonata tira l'altra, un in incontro e poi un altro; all'inizio sembrava una follia, poi desiderio e il bisogno di essere lì e di potere dare un messaggio diverso dall'indifferenza, ha prevalso sulla paura di fare una cosa gigantesca. Ognuno penso si sia detto 'se non io chi?', ed è davvero iniziato tutto'.

Trovare la nave non è stato affatto facile. Con l'aiuto di uno studio specializzato in diritto marittimo i promotori si sono messi alla ricerca, 'per tre mesi ci siamo mossi in tutta Italia, da San Benedetto del Tronto, dalla Sicilia a Genova a Trieste, ogni volta qualcuno di noi andava a vedere, poi quando l'ultima nave possibile era sfumata, e sembrava troppo tardi, con la consulenza anche di ingegneri navali abbiamo trovato la nostra nave: un rimorchiatore commerciale ormeggiato ad Augusta in Sicilia', racconta Alessandro Metz, che da operatore sociale si è trasformato in 'armatore sociale'. Una nave di 37 metri. 'Quando l'abbiamo vista per la prima volta ci siamo detti 'è questa', sembrava una nave epica, destinata a solcare il mare e sfidare le tempeste con quella prua così alta'. La nave è stata rimodellata, riprogettata ('nel viaggio abbiamo trovato tanto aiuto e solidarietà dal popolo del mare, persone eccezionali') e ribattezzata.

Mediterranea, sottolineano i promotori, 'non è una Ong', anche se alcune Ong come Open arms e Sea Watch la supportano, e anche se 'ha alcune similitudini con le ong é un inedito', è 'un'azione non governativa', portata avanti dal 'lavoro congiunto di persone diverse e aperta a chi vorrà partecipare'. Nel nucleo promotore ci sono associazioni come Arci e Ya Basta di Bologna,il magazine online 'I diavoli', imprese sociali come Moltivolti di Palermo e Comunità San Benedetto al Porto Genova. Un progetto per cui è stato fondamentale l'intervento di Banca etica che ha concesso il prestito per avviare la missione. Poi ci sono alcune persone come Nichi Vendola, Nicola Fratoianni, Rossella Muroni ed Erasmo Palazzotto, hanno fatto da garanti. E c'è il foundraising per sostenere l'iniziativa con un programma di crowdfunding coordinato sul sito mediterranearescue.org. Insieme al varo della nave gli organizzatori hanno anche varato un sito dove seguire la missione e raccogliere i fondi. E dove tutto, fondi compresi, 'è reso pubblico nella più totale trasparenza'.

E poi ci sono gli intellettuali. 'Ci mettiamo la faccia? Ci mettiamo i corpi, salpiamo con le navi: sono mesi che una lista di noi è pronta col bagaglio dietro la porta, è toccato ad Elena Stancanelli partire per prima', dice Sandro Veronesi che rappresenta 'un gruppo di 20 di noi che hanno seguito la nascita e la partenza di Mediterranea e sono pronti a salpare'. C'è Michela Murgia, Marco Toninelli, Marco Cassini, Virzì, Gabriele Muccino, Pennacchi, Stefano Eco, Teresa Ciabatti, e 'altrettanti aspettano alla porta'. Perché qui - dice Veronesi - 'c'è l'onore da salvare. Intellettuali o no c'è in ballo l'onore del nostro popolo, delle nostre tradizioni, della nostra Marina, disonorati da queste scelleratezze che tradiscono le leggi del mare. Se vinci le elezioni puoi decidere le politiche che vuoi ma non puo', chi poi il mare al massimo l'ha visto su un pedalò, tradire la legge del popolo del mare: un naufrago in mare si salva, quel naufrago potresti essere tu: E' un sommo disonore non salvare in mare'. E qui secondo Veronesi si vedrà, contando le adesioni, la solidarietà, la spinta che piano piano - ne è convinto - verrà dal basso 'si vedrà la differenza tra il popolo e il suo governo'.

Gli organizzatori prevedono una missione di due mesi, ogni 15 giorni il rientro in porto per i rifornimenti. Questa prima missione vede impegnata al fianco di Mediterranea un'imbarcazione di appoggio con a bordo rappresentanti della rete di associazioni, Ong e realtà sociali e politiche che hanno dato vita a questa iniziativa. Alla missione si affiancherà anche Astral, una delle navi di Proactiva Open Arms, salpata alcuni giorni fa dalla Spagna. Forse partirà anche un'altra nave appoggio. Gli organizzatori insistono sulle motivazioni e l'obiettivo della missione: 'Testimoniare, denunciare, nel vuoto e nel silenzio lasciato nel Mediterraneo centrale, contro la mistificazione della realtà, l'avanzare aggressivo dei nazionalismi e dei razzismi. E' l'unica scelta per chi non si rassegna ad un'Italia e ad un'Europa di porti chiusi, intolleranza, indifferenza complice'.

"Ogni giorno qualcuno scompare tra le onde del Mediterraneo"

Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, ha ricordato che in questo silenzio persone scompaiono tra le onde del Mediterraneo centrale, ogni giorno: 'Il primo ottobre è stato avvistato il resto di un gommone e un cadavere; e gli altri? Il 2 ottobre una richiesta di aiuto da un gommone con 120 persone, ha risposto la guardia costiera libica, ma nessuna informazione sull'esito del soccorso e su che fine abbiano fatto i migranti. La notte tra il 2-3 ottobre un gommone con 85 persone ha chiesto aiuto. Sorte non chiara'. Le partenze, o meglio, gli arrivi sono calati dell'80% ma se si sommano i morti e i dispersi si va a +20% - spiegano gli operatori analizzando i dati Ispi - e la mortalità cresce sempre di più: in 5 anni 17mila morti nel Mar Mediterraneo.

Così 'siamo in mare anche per salvare noi stessi, non c'è un noi e un loro, salviamo il nostro Stato di diritto' e quella di Mediterranea 'è un'azione non governativa, di disobbedienza morale e obbedienza civile', dice Alessandra Sciurba. La critica va alla linea Salvini ma anche alla precedente di Minniti, agli accordi fatti con la Libia. 'Là ci sono campi di concentramento, e alle politiche Ue, che ha chiuso i canali di immigrazione legale, lasciando ai trafficanti il mercato della rotta libica'.

Ma salveranno vite? Se sarà necessario sì. 'E' una nave di 37 metri attrezzata per soccorrere, se necessario, chiunque rischi di morire in mare'. L'equipaggio è composto di 11 persone e comprende anche un team di soccorso. 'Rispetteremo tutte le leggi vigenti, le leggi internazionali, le leggi del mare, auspichiamo lo facciano anche le istituzioni'. Al riparo della bandiera italiana che sventola sulla prua? 'Un punto di forza, è territorio italiano; ma anche - ammettono - un punto fragile: in qualunque momento anche in acque internazionali possiamo essere avvicinati dalle autorità italiane'. Ma 'non siamo sprovveduti', uno studio legale specializzato ha seguito le pratiche, 'la nave ha tutte le carte in regola controllate con la capitaneria di porto di Augusta', e seguirà eventuali problemi e controversie.

Il dado è tratto, la nave è salpata ha raggiunto la sua meta. Sul sito di Mediterranearescue.org si può seguire la missione. Una sfida contro l'indifferenza e la linea dei porti chiusi ma anche una scommessa aperta con la società civile. Una nave italiana, bandiera italiana, nel Mediterraneo dei migranti.

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