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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Parla un pentito di mafia: "Sono un morto che cammina, lo Stato non ci protegge"

Un ex mafioso di Bagheria: "Dopo l'omicidio di Pesaro temo un effetto domino". Ma Salvini ostenta ottimismo: se ricorrono alle armi vuol dire che si sentono in difficoltà

L’omicidio che si è consumato in pieno centro a Pesaro ha riportato d’attualità il tema dei delitti di mafia. Marcello Bruzzese, 51 anni, è stato freddato con decine di colpi per il solo fatto di essere fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo Bruzzese. Un’esecuzione avvenuta in pieno centro, nonostante lo Stato si fosse impegnato a proteggere la vittima.

Secondo Salvini, "l'uomo ucciso aveva chiesto da oltre due anni di uscire dal sistema di protezione". Ma questa non può essere una scusante. "Qualcosa potrebbe non avere funzionato", ha ammesso al Fatto Quotidiano il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho. Ma cosa significa oggi essere un pentito di mafia? "Diciamoci la verità, io sono un morto che cammina..." confida all’AdnKronos un ex mafioso di Bagheria diventato collaboratore di giustizia.

"Il fratello del collaboratore che è stato ammazzato a Pesaro è solo il primo. Temo un effetto domino. Oggi, domani, o tra un mese, potrei essere ucciso anche io. O un mio familiare. Perché non siamo protetti. E se continua così, tanto vale tornare in Sicilia, senza alcuna protezione". 

L’esecuzione di Pesaro? "Non sono affatto sorpreso. Prima o poi sarebbe accaduto". "Sotto protezione è solo un modo di dire - spiega - perché nessuno di noi collaboratori di giustizia, con i suoi familiari, è realmente protetto. Io sono in una località segreta, è vero. Ma senza alcuna scorta, o un'auto che passa davanti casa mia. Sulla villetta, in periferia, c'è scritto il mio nome e il mio cognome". Ma perché ha mantenuto la vera identità e non l'ha cambiata, come hanno fatto molti altri collaboratori prima di lui? "Me lo hanno consigliato gli stessi funzionari del Servizio di protezione - dice - perché anche per avere i contributi lavorativi sarebbe stato un problema in futuro. O per l'iscrizione a scuola di mio figlio". "Più che un servizio di protezione, sono un servizio di posta, perché portano la posta - purtroppo è la verità. Non siamo protetti. Portano solo le notifiche...".

Salvini: "La mafia è in difficoltà"

Matteo Salvini però la pensa diversamente. Per il vicepremier l'uccisione di Marcello Bruzzese è "un segnale di disperazione e debolezza". Ora "mafia, camorra e 'ndrangheta agiscono dietro le scrivanie - ha evidenziato - facendo bilanci come se gestissero aziende, questo è un segnale sì preoccupante ma di debolezza, perché se ricorrono alle armi significa che si sentono in difficoltà". "L'episodio di Pesaro - ha detto - è un gesto di estrema debolezza, non di forza. Un segnale di arroganza, di violenza ma di debolezza. Lo Stato è più forte e, alla fine, la battaglia sarà vinta. Se pensano di spaventare qualcuno, si sbagliano".

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