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Domenica, 28 Aprile 2024
Istruzione

In pensione da venti giorni, la scuola richiama i prof: "Scusateci per l'errore"

L'incredibile storia di otto professori che sono stati mandati in pensione e richiamati solo venti giorni dopo. Ora rischiano di dovere lavorare altri tre anni

ROMA - "Può andare in pensione". La tanto agognata frase di "liberazione" per otto professori veneti era arrivata agli inizi di ottobre. Ma poi venti giorni dopo, il tempo di riorganizzare la propria vita e i propri interessi, il contrordine: "No, ci siamo sbagliati. Tornate a lavoro". 

Ha dell'incredibile la vicenda raccontata da un professore trevigiano al Corriere della Sera. "Una comunicazione che mi ha cambiato la vita – si sfoga il prof che si fa portavoce dello sfortunato gruppo – qui si è giocato con la vita delle persone". Deluso e amareggiato a tal punto che sta pensando di scrivere al ministro dell'istruzione Carrozza e di procedere con una richiesta di risarcimento. 

La comunicazione della Provincia, in base ai calcoli Inps, è arrivata agli inizi di ottobre. Con una telefonata direttamente a scuola. "A dire il vero la cessazione di servizio partiva dal primo settembre – racconta l'insegnante – ma quella telefonata mi ha cambiato la vita. Nonostante il ritardo ero comunque felice di dar seguito alle passioni che avevo dovuto mettere in secondo piano. Ho terminato la mia ultima lezione e ho salutato tutti".

Passano solo venti giorni e arriva la sorpresa. L'avviso è perentorio: "Si comunica che la cessazione di servizio è da considerarsi nulla". Tradotto: niente più pensione, si torna a scuola.  

Non la prima delusione, tra l'altro per il professore. L'odissea dell'uomo, infatti, ha inizio nel 2011, quando il docente, classe 1952, conti alla mano, matura il diritto alla pensione per l'anno successivo. Ma la legge Fornero blocca tutto posticipando di cinque anni il pensionamento.

"Sul punto è stata portata avanti una class action - precisa il prof - ma non sappiamo ancora quale potrà essere l'esito dell'azione legale contro il ministero". Nel frattempo, tutti i docenti "bloccati" tornano in cattedra. Poi all'inizio dello scorso settembre la svolta con i "saluti" che arrivano ad inizio ottobre. 

Saluti durati solo venti giorni prima del contrordine. "Siamo stati trattati come sacchi di patate - si sfoga ancora l'insegnante trevigiano - è ingiusto quello che ci è capitato dopo così tanti anni di servizio. Inammissibile venire trattati con tanta superficialità su aspetti della vita così importanti".

Ma le beffe potrebbero non essere finite qui. "Se la class action contro la legge Fornero non porterà i risultati sperati, dovrò restare in servizio fino al 2017". Anche se di sorprese, troppo spesso negative, il futuro è pieno. 

"Possono sempre intervenire nuove normative - chiude il prof ironicamente - un mio collega che ha rifiutato il pensionamento per insegnare un ulteriore anno, per sopravvenute leggi si è visto rinviare la cessazione di servizio di altri cinque anni. Vista l'instabilità dei nostri governi, non posso quindi sapere quanto questo errore mi costerà in termini di anni di lavoro, se cioè nell'agosto 2017 potrò andare in pensione o se un nuovo cavillo di una nuova normativa confezionata da un nuovo ministro stravolgerà ancora la mia vita".

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