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Lunedì, 29 Aprile 2024
Maxi perdite

Tim e Nexi: 2,4 miliardi di perdite nel 2023 per le partecipate di Cdp

Le due società del settore tecnologico regalano poche gioie e i titoli in borsa scendono nonostante il nuovo piano industriale del gruppo tlc e il maxi riacquisto di azioni per il player dei pagamenti

Giornata intesa di numeri e bilanci per Tim e Nexi, due delle maggiori partecipate di Cassa depositi e prestiti, il braccio finanziario del ministero dell’Economia. Le due società non hanno certamente regalato gioie agli azionisti con i rispettivi bilanci 2023, chiusi con perdite miliardarie derivanti anche da forti svalutazioni di attività.

Tim: perdita netta a 1,4 miliardi

Tim, innanzitutto, che ha svelato l’entità dell’ultima riga del suo conto economico 2023 dopo aver già fornito i numeri sui ricavi consolidati (16,3 miliardi di euro, +3,2% sul 2022) e i margini operativi. La società guidata dall’amministratore delegato Pietro Labriola ha chiuso l’ultimo esercizio con una perdita netta di gruppo pari a 1,4 miliardi di euro. Un rosso pesante che è stato però presentato alla stampa come un miglioramento rispetto al risultato 2022, che finì a -2,9 miliardi di perdite.

E’ una chiara situazione che si presta a ragionamenti da bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Da un lato la perdita è sicuramente diminuita grazie anche a miglioramenti sul lato dei ricavi in Italia (+1,2% a 11,2 mld euro) ma dall’altro questi numeri non sono rassicuranti anche se visti nella prospettiva della separazione tra le attività commerciali e quelle di rete, che dovrebbe essere staccata entro l’estate del 2024 secondo le previsioni aziendali per passare sotto il controllo di una serie di fondi capitanati dall’americano Kkr. Il tutto se non ci saranno colpi di scena giuridici dato che il primo azionista Vivendi ha promosso una causa civile per bloccare l’operazione.

Nel frattempo, però, la società ha presentato un piano al 2026 il cui nome è piuttosto indicativo: Free to run, ovvero “libera di correre” dopo la cessione della rete che scioglierà tutti i vincoli amministrativi cui adesso deve sottostare la società. Il nuovo piano, che è disegnato tenendo presente solo il contributo delle attività commerciali e non più quelle di rete, prevede una crescita media annua composta del fatturato del 3% partendo da una base di 14,4 miliardi del 2023 e fino al 2026, con una crescita media annua del margine operativo lordo (ebitda) “after lease” dell’8 per cento. Un nodo molto importante, e sul quale non ci sono ancora numeri precisi, è quello dell’enorme debito del gruppo, pari a 25,7 miliardi di euro a fine 2023. Diminuirà di molto dopo la vendita della rete e secondo le previsioni della società dovrebbe essere pari a 1,7 volte l’ebitda after lease. E’ stato rinnovato anche il consiglio d’amministrazione che vede ancora alla guida Pietro Labriola mentre il presidente Salvatore Rossi lascia il posto all’avvocato Alberta Figari, partner dello studio Legance ed ex consigliera di Generali.

Nexi: 2,1 miliardi di ammortamenti e svalutazioni

Gli investitori, in ogni modo, hanno reagito molto male alle novità presentato oggi e il titolo in borsa è letteralmente sprofondato arrivando a perdere anche l’8% in mattinata. Al contrario i titoli Nexi hanno iniziato le contrattazioni in forte rialzo in mattinata, per poi andare in rosso seppur non con l’intensità di Tim. Nexi è il leader italiano nei sistemi e servizi legati ai pagamenti. La società ha presentato i conti 2023 che si sono chiusi con una perdita di un miliardo di euro a fronte di un utile netto di 141 milioni di euro nel 2022. La pesante perdita è stata causata da oltre 2,1 miliardi di euro di ammortamenti e svalutazioni, delle quali quasi 1,5 miliardi straordinarie e “non ricorrenti” ha specificato la società. Le svalutazioni hanno interessato soprattutto l’avviamento, segnale di prospettive di crescita future meno positive rispetto al passato. I ricavi consolidati sono stati pari a 3,33 miliardi di euro, in crescita del 7% sul 2022 mentre nel 2024 e negli anni futuri dovrebbero essere del 5%, un valore più basso di quello pronosticato in passato tanto da far propendere per la svalutazione miliardaria.

"Non vediamo nessuna grande opportunità di acquisizioni da perseguire" ha detto l’amministratore delegato di Nexi Paolo Bortoluzzo, aggiungendo: "Vediamo un certo numero di cose più piccole che possiamo decidere se perseguire o meno a seconda della creazione di valore per i nostri azionisti in relazione agli usi alternativi che possiamo fare della cassa". Per questo motivo il cda ha approvato un maxi piano per riacquistare il 13% del flottante in borsa con un investimento di 500 milioni di euro. "Anche in futuro Nexi prevede di continuare a destinare agli azionisti una parte significativa della cassa in eccesso attraverso ulteriori programmi di riacquisto di azioni o dividendi a seconda delle condizioni generali di mercato", ha specificato Bortoluzzo. Ma per il momento il titolo non ha reagito positivamente.

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