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Martedì, 30 Aprile 2024
Conti in forse

Vi spiego (numeri alla mano) perché Meloni non manterrà le sue promesse

Non solo le nuove regole fiscali europee, i conti pubblici devono misurarsi anche con il peso dei crediti derivati da Superbonus e bonus edilizi. L'incertezza è alta e confermare il taglio delle tasse è meno scontato che mai: lo scenario

Il Def "a metà" annunciato dal governo Meloni è il primo sintomo del nuovo Patto di stabilità e chiarisce che il percorso verso la prossima legge di bilancio inizia già in salita. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha mostrato i dati del documento senza le previsioni programmatiche, cioè senza gli obbiettivi economici da raggiungere: non sappiamo cosa è possibile finanziare e cosa tagliare.

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Giorgetti ha invece mostrato il quadro tendenziale, aggiornando il costo di Superbonus e bonus edilizi: siamo a 219 miliardi di euro e il grosso di questa "massa" dovrà essere smaltita nei prossimi anni andando a pesare sul debito pubblico. Nel frattempo, entreranno in vigore le regole del Patto di stabilità ed è certa una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Per come stanno le cose bisognerà trovare nuovi fondi o rinunciare a qualcosa.

Il nuovo Patto di stabilità sta arrivando: come funziona

Il Documento di economia e finanza italiano "censurato" non è stato un'eccezione. Nella fase di transizione verso il 2025, quando entreranno in vigore le nuove regole del Patto di stabilità, anche altri Paesi europei potrebbero non sbilanciarsi sui propri programmi economici. La Commissione europea ha spiegato che gli Stati membri possono decidere di non seguire le linee guida Ue nella redazione di Def o documenti economici simili, visto che a settembre dovranno presentare il loro piano per rispettare le nuove regole del Patto.

In realtà i principi del Patto di stabilità restano fedeli a quelli dei trattati di Maastricht del 1992: mantenere il deficit al di sotto del 3 per cento del Pil e il debito al di sotto del 60. La riforma prevede che gli Stati concordino con la Commissione piani pluriennali, da 4 a 7 anni, per rispettare i parametri in base alla situazione economica di ognuno. L'Italia supera, e di molto, i limiti imposti: l'ultimo Def del governo porta il rapporto tra debito e Pil al 137,8 per cento, mentre il deficit è stato confermato al 4,3 per cento.

I dati del Def 2024 nell'infografica del Ministero dell'Economia e delle finanze

Sul piano italiano, il governo Meloni ha già ottenuto uno sconto sulle spese per interessi e la difesa, ma se è vero che queste clausole rendono le cose più semplici nell'immediato, nel medio termine i costi non spariscono: dovranno essere ammortizzati dal 2027 in poi. Comunque, gli altri dettagli del Patto di stabilità devono ancora essere negoziati.

Il peso di Superbonus e bonus edilizi: mancano 161 miliardi di crediti da compensare

L'anno scorso i conti pubblici dell'Italia sono stati "pesantemente" influenzati dagli effetti del Superbonus e "praticamente dominati", ha spiegato un alto funzionario Ue all'Adnkronos. Ma la misura è "limitata nel tempo", quindi "ora inizierà il lavoro per l'Italia, come per tutti gli altri Paesi, per mettere i conti in ordine". E nonostante gli interventi del governo Meloni, il costo del Superbonus continua a crescere: solo a marzo Enea ha registrato quasi 8 miliardi di spesa in più rispetto al mese precedente. 

In totale, sulla base dei dati dell'Agenzia delle Entrate, i crediti di tutti i bonus edilizi sono arrivati a 219 miliardi di euro. Di questi, 160,3 miliardi riguardano il Superbonus, come ha chiarito il sottosegretario all'Economia, Federico Freni: "Di tale importo sono stati fruiti dai cessionari, in compensazione tramite modello F24, un totale di 41,8 miliardi, di cui sono stati compensati 20,8 miliardi nel 2023". 

"I pagamenti dei crediti di Superbonus e simili ha un impatto devastante sul debito"

Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia e delle finanze

I dati contenuti nella piattaforma dell'Agenzia delle entrate "non sono depurati dagli annullamenti derivanti da sequestri, errori e duplicazioni", ha detto Freni. Giorgetti ha invece indicato in 16 miliardi i crediti annullati per irregolarità. Vuol dire che sulla spesa totale di 219 miliardi ne mancano oltre 161 all'appello: peseranno sul debito pubblico degli anni a venire.

Cosa può permettersi il governo Meloni (e cosa no) tra taglio del cuneo e procedura d'infrazione per deficit

Gli "sconti" ottenuti finora dal governo Meloni nel breve termine migliorano sensibilmente la situazione, ma "il rinvio del pagamento degli interessi graverà sui loro successori", ha detto Jeromin Zettelmeyer, economista tedesco con un passato da direttore al Fondo monetario internazionale e autore di uno studio per il think tank Bruegel che simula gli effetti del nuovo Patto di stabilità sui conti dell'Italia e degli altri Stati dell'Ue. 

Secondo la simulazione, la riforma potrebbe costringere l'Italia a tagli annuali al bilancio tra lo 0,61 per cento e l'1,15 per cento del Pil, le percentuali più alte in Ue dopo Belgio e Slovacchia. Molto dipenderà dal tipo di piano che il nostro governo concorderà con la Commissione europea per far rientrare il debito. Nell'ultimo Def il rapporto debito Pil sale fino al 139,8 per cento nel 2026, per poi iniziare la discesa nel 2027, di un -0,2 per cento. 

Tuttavia, come detto, il Def non mostra il quadro programmatico. Nei prossimi anni dovrà essere smaltita la massa dei crediti dei bonus edilizi - più di 160 miliardi - e a questa si dovranno aggiungere i tagli per rientrare nei parametri del Patto di stabilità. Le cifre cambiano a seconda del piano di rientro che sceglierà il governo italiano, se di 4 o 7 anni. Uno studio della Confederazione europea dei sindacati (Ces) calcola che nel caso di un piano da 4 anni il taglio annuale sarebbe di 25,4 miliardi. Nel secondo caso, lo sforzo scenderebbe a 13,5 miliardi.

Tabella che simula le conseguenze del nuovo Patto di stabilità sull'Italia e altri paesi europei

Al contesto va aggiunta la procedura per deficit eccessivo che la Commissione europea proporrà di aprire ai danni dell'Italia. Secondo i criteri delle nuove norme fiscali, il nostro Paese dovrà intraprendere un "percorso correttivo della spesa", grazie a un aggiustamento annuo minimo di almeno lo 0,5 per cento del Pil. Tradotto: il governo dovrà tagliare le spese di circa 9 miliardi all'anno. Se poi l'Italia non dovesse rispettare le raccomandazioni dell'Ue, la sanzione può ammontare allo 0,05 per cento del Pil, cioè a poco meno di 1 miliardo di euro, che dovrà essere pagato ogni sei mesi finché non verranno adottate misure ritenute efficaci dalla Commissione. 

L'Italia verso la procedura Ue per disavanzi eccessivi: cos'è e cosa rischia

In tutto questo va fatta la prossima manovra finanziaria. L'ultima valeva 28 miliardi di euro e metà delle risorse sono servite solo per il taglio del cuneo fiscale e l'accorpamento delle aliquote Irpef che hanno permesso un aumento nelle buste paga di molti italiani. Confermare queste misure non è affatto scontato anche perché bisogna finanziare le altre spese dello Stato, come pensioni, sanità e istruzione in un contesto di difficoltà e in cui non è detto che le previsioni di crescita, già modeste, verranno rispettate.

Entro settembre, quando il governo dovrà presentare alla Commissione Ue il nuovo "Piano strutturale fiscale", sapremo cosa sarà fattibile e a cosa dovremo rinunciare nella prossima legge di bilancio. 

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