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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Tagli alla sanità, così Meloni viene smentita dal suo stesso governo

Mentre quasi 2 milioni di italiani rinunciano alle cure il sistema sanitario continua a essere definanziato, a dispetto delle affermazioni della presidente del Consiglio: sono proprio i dati diffusi dal suo ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti a mettere nero su bianco i tagli alla sanità pubblica

Giorgia Meloni continua a ripeterlo: il suo governo non sta facendo tagli alla sanità. Anzi, per la presidente del Consiglio "il fondo sanitario nel 2024 è al massimo storico di sempre: 134 miliardi. L'unica cosa che non si può dire è che abbiamo tagliato", sostiene. Ma dopo le parole sono arrivati i numeri, pubblicati dal suo stesso governo nel Def "censurato". La realtà è un'altra e conferma il definanziamento del sistema sanitario nazionale in atto da anni, con effetti sempre più evidenti sulla qualità del servizio: in Italia quasi due milioni di italiani stanno già rinunciando alle cure. 

Tagli alla sanità, meno soldi e più disagi per tutti: 1,9 milioni di italiani rinunciano alle cure

Sempre più famiglie scelgono di curarsi al di fuori del sistema sanitario. È la cosiddetta spesa "out of pocket", in aumento negli ultimi dieci anni e arrivata al 15 per cento del totale, una soglia critica e che dà l'idea di un cambiamento, in peggio, della sanità, sempre meno pubblica.

"Se da un lato la spesa out of pocket supera la soglia del 15 per cento - spiega Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe - concretizzando di fatto, secondo i parametri dell'Organizzazione mondiale della sanità, un sistema sanitario misto, va rilevato che quasi l'89 per cento della spesa privata è a carico delle famiglie".

Grafico della fondazione Gimbe sulla percentuale di famiglie che rinunciano alle cure sanitarieMa non tutti possono permettersi le cure private e sempre più italiani vi rinunciano. Secondo i dati riportati dalla fondazione Gimbe, che cita quelli forniti dal rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile, nel 2022 il 3,2 per cento della popolazione ha rinunciato alle cure per motivi economici, ovvero quasi 1,9 milioni di italiani, una percentuale rimasta "sostanzialmente stabile" negli ultimi cinque anni, osserva Cartabellotta.

I veri numeri dei tagli alla sanità pubblica: il Def 2024 smentisce Meloni

Anche il governo Meloni sta continuando a definanziare la sanità. Eppure, ospite da Bruno Vespa, Giorgia Meloni ha ripetuto che il suo governo non ha fatto tagli, anzi, "i numeri dicono che non è vero. Il fondo sanitario nel 2024 è al massimo storico: 134 miliardi", ha ribadito la presidente del Consiglio, specificando che anche "in rapporto al Pil quest'anno siamo al 6,88%, il dato più alto di sempre salvo l'anno del Covid. L'unica tesi che non si può sostenere è che abbiamo tagliato". Meloni non è nuova a queste dichiarazioni e i concetti sono stati spesso ribaditi anche da altri esponenti del centrodestra.

Ma in realtà è proprio il Documento di economia e finanza del 2024, il Def pubblicato dal governo, che smentisce le affermazioni di Meloni. Come si vede nella sezione dedicata alla sanità - riassunta nella tabella sotto - nel 2023 il governo ha stanziato 131,1 miliardi di euro, lo 0,4 per cento in meno rispetto al 2022. Il dato è inferiore di 3,6 miliardi rispetto alle previsioni fatte l'anno scorso dallo stesso governo nella Nota di aggiornamento al Def, quando si prevedeva che la spesa sarebbe aumentata del 2,8 per cento. E invece, come visto, è diminuita. 

I tagli alla sanità del governo meloni nel 2023: la tabella del Def 2024

I motivi, si legge in una postilla del documento, sono due: il primo è lo spostamento dal 2023 al 2024 dei fondi per il rinnovo dei contratti del personale dirigente e degli accordi per il personale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale tra il 2019 e il 2021, visto il "loro mancato perfezionamento". Il secondo motivo è la minore spesa dell'Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto della pandemia, istituita dal governo Draghi.

Lo slittamento dei fondi spiega l'aumento del 2024, per cui il Def fissa la spesa sanitaria a 138,7 miliardi, il 5 per cento in più rispetto al 2023. Effettivamente si tratta del dato più alto di sempre in termini nominali. Ma, "travaso" di fondi a parte, in relazione al Pil la storia cambia: il finanziamento al sistema sanitario è praticamente piatto, a fronte di problemi e bisogni crescenti, e nel 2024 raggiunge il 6,4 per cento del Pil, a dispetto del 6,8 menzionato da Meloni.

Gli stanziamenti per la sanità nel 2024 previsti dal governo Meloni

E in più, per i prossimi anni il governo prevede una spesa sanitaria rispetto al Pil decrescente, come si vede dai numeri indicati nella tabella sopra estrapolata dal Def: si passa dal 6,4 per cento del 2024 al 6,3 di 2025 e 2026, per poi scendere al 6,2 del 2027. Se in questo tipo di confronto non avessimo contato il Pil ogni anno ci sarebbe "il più alto aumento di sempre", come dice Meloni.

Tagli alla sanità del governo Meloni in percentuale al Pil dal 2024 in poi, il grafico di Today.it

Perché è meglio considerare la spesa in rapporto al Pil rispetto alle cifre isolate usate da Meloni? La risposta la dà la Corte dei Conti nella sua relazione al Parlamento sui servizi sanitari regionali. Bisogna infatti considerare l'inflazione, oltre alla crescita del Pil stesso: "Nel 2023 la spesa per i redditi da lavoro dipendente - nel settore sanitario ndr - avrebbe dovuto crescere del 4,5 per cento rispetto all’anno precedente, pari, in valore assoluto, a + 1,8 miliardi", un aumento di spesa in termini nominali ma sostanzialmente nullo in termini reali, "poiché pari al tasso di inflazione misurato, per il medesimo anno, dal deflatore del Pil (che ha raggiunto proprio il 4,5 per cento)".

Così, come si vede dal grafico sotto elaborato dalla fondazione Gimbe, l'andamento della spesa sanitaria in rapporto al Pil continua a diminuire negli anni, anche se in termini nominali aumenta. 

L'andamento della spesa sanitaria negli anni: stanziamenti e tagli dei governi

Tre volte meno della Germania e metà della Francia: il confronto tra Italia ed estero non regge

Ma se vogliamo confrontare i dati senza riferirli al Pil, come fa Meloni, i numeri non fanno comodo all'Italia: le differenze con gli altri paesi sono abissali. Come riporta la Corte dei Conti nella sua relazione sul tema, la spesa sanitaria pubblica italiana del 2022 (131 miliardi), è più bassa di oltre un terzo rispetto ai 423 miliardi stanziati della Germania e poco meno della metà di quella francese (271 miliardi). A parità di potere d'acquisto, la nostra spesa pro capite è la metà di quella della Germania: vuol dire che un italiano riceve dallo Stato la metà dei fondi per curarsi rispetto a un tedesco.

La spesa sanitaria pubblica pro capite: grafico che confronta Italia e Ue

Se poi si torna a guardare la spesa sanitaria in rapporto al Pil, il valore degli stanziamenti in Italia, al 6,8%, è superiore di un decimo di punto a quella del Portogallo (6,7%) e di 1,7 punti rispetto alla Grecia (5,1%), ma inferiore di 4,1 punti a quella tedesca (10,9%), di 3,5 punti a quella francese (10,3%), e inferiore di mezzo punto anche a quella spagnola (7,3%). Differenze anche nell'ordine delle centinaia di miliardi, nei casi più eclatanti. 

La spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil: il confronto Italia Ue

E mentre gli stanziamenti per la sanità diminuiscono, la qualità delle cure non può che fare lo stesso. L'appello al governo Meloni per adeguare la spesa sanitaria è arrivato anche da un gruppo di 14 tra i più importanti scienziati italiani, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi, che in una lettera chiedono alla presidente del Consiglio di salvare il servizio sanitario nazionale. "Il sistema è in crisi", dicono. E i numeri "veri" del governo, a dispetto delle parole di Meloni, dicono che andrà sempre peggio.

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