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Lunedì, 29 Aprile 2024
Non ci sono soldi

Governo Meloni, salta la riforma delle pensioni: chi può lasciare il lavoro dal 1º gennaio 2024

"Nessuno riforma tiene con questo tasso di denatalità", ha messo in chiaro il ministro Giorgetti. In campo previdenziale non ci sarà la rivoluzione promessa dal centrodestra nella campagna elettorale che ha preceduto le scorse politiche

"Sarà una legge di bilancio complicata: siamo chiamati - ha detto ieri il ministro Giancarlo Giorgetti al Meeting di Rimini - a decidere delle priorità. Non si potrà fare tutto, certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, ma dovremo anche promuovere la crescita". Il ministro è poi intervenuto sulla possibile riforma delle pensioni e sul patto di stabilità: "Nessuno riforma tiene con questo tasso di denatalità", ha detto per poi chiedere "che gli investimenti siano trattati in modo privilegiato e meglio rispetto alle spese correnti".

Nel 2024, dal prossimo gennaio in avanti, si andrà dunque ancora in pensione con i requisiti attuali, quelli noti: 67 anni di età per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) per la pensione anticipata. La Lega dovrà rinunciare al suo cavallo di battaglia Quota 41 secca, sperando solo di prorogare almeno Quota 103 (62 anni e 41 di contributi), assieme ad Ape sociale e Opzione Donna depotenziata.

Pensioni: le tre quote per superare la legge Fornero (almeno in parte)

Forza Italia non potrà in alcun modo mettere a segno l'obiettivo "impossibile" di Berlusconi di alzare gli assegni minimi fino alla soglia dei mille euro. Al massimo punterà a confermare i 600 euro per gli over 75 che scadono a fine anno, e anche per fare quello ci vorranno molte risorse: il solo pacchetto dei rinnovi vale un miliardo e mezzo. In campo previdenziale non ci sarà quindi la rivoluzione promessa dal centrodestra nella campagna elettorale che ha preceduto le scorse politiche: era un sospetto, ormai è una certezza. 

Come funziona Quota 103

Quota 103 permette accesso alla pensione se la somma tra età anagrafica e anni di contributi dà come risultato il numero indicato, 103 in questo caso. Solitamente per le quote vengono fissati dei requisiti minimi tanto per l'età anagrafica quanto per i contributi: ed è così anche in questo caso, in quanto Quota 103 richiede 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi. Per "disincentivare" le uscite sono però previsti dei paletti: non si può cumulare la pensione con i redditi da lavoro almeno fino a quando non vengono maturati i requisiti per la pensione di vecchiaia, quindi fino al compimento dei 67 anni; fino al compimento dei 67 anni chi va in pensione con Quota 103 non può avere un assegno di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo Inps. Considerando che questo nel 2023 è pari a 567,94 euro, il tetto mensile da non superare è pari a 2.839,70 euro. Ci sono poi delle finestre mobili che ritardano la decorrenza della pensione rispetto alla data in cui vengono maturati i requisiti: per i lavoratori del settore privato l'erogazione del primo rateo pensionistico avviene 3 mesi dopo la maturazione dei requisiti; i mesi diventano 6 per i lavoratori del settore pubblico. 

La regola prevede però che per andare in pensione con Quota 103 bisogna averne maturato i requisiti entro l’anno in corso. Vale tanto per i contributi quanto per l'età: vuol dire che oggi come oggi questa possibilità è riservata ai nati entro l’anno 1961, ma alcuni dettagli in merito potrebbero cambiare in caso di proroga della misura, ormai data per certa, anche per il 2024.

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