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Sabato, 27 Aprile 2024
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Antonio Caprarica lascia la Rai

Il giornalista minaccia azioni legali contro la Tv di Stato e lamenta metodi "inammissibili e offensivi" nei suoi confronti

Antonio Caprarica sbatte la porta e porta Mamma Rai in tribunale.

Il giornalista, corrispondente dall’estero per la tv di Stato e uno dei volti più familiari del piccolo schermo, ha spiegato in un durissimo comunicato la sua situazione.

Non avrei mai immaginato di lasciare in questo modo l’azienda della mia vita, dopo oltre un quarto di secolo di servizio onorevole e immacolato in ogni angolo di mondo. Troncare questo rapporto con effetto da oggi, come ho appena comunicato alla direzione del personale, è per me l’unica possibilità di immediata reazione alle crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili e offensivi”.

Intervistato dall’Ansa, Caprarica ha chiarito: “Qualche mese fa ho ricevuto la proposta di andare via dall’azienda con un incentivo. Non avevo nessun obbligo di accettare e avendo davanti a me due anni e mezzo di lavoro ho preferito rifiutare”.

Da lì è cominciata la “persecuzione”. “Prima la Rai mi ha mandato un auditing, che non ha trovato e non poteva trovare niente. Poi mi ha inviato in data 7 ottobre una lettera di contestazioni di violazioni di regole burocratiche interne, che persino il direttore del personale, in dichiarazioni che ho registrato, ha definito risibili e pretestuose". Tra queste, ci sono anche irregolarità nell’assunzione dei collaboratori. 

Senza nemmeno aspettare una mia risposta - racconta Caprarica - mi ha convocato il dg, dicendomi che se fossi andato via il procedimento disciplinare sarebbe decaduto. Io ho risposto che dalla Rai sarei uscito solo a testa alta e, a quanto mi risultava, l’azienda aveva già contattato un collega (Marco Varvello, dice la Stampa, ndr) a cui aveva offerto la sede di Londra, cosa che il dg non ha potuto negare. Quindi la direzione del personale mi ha inviato due lettere consecutive, invitandomi ad astenermi dalla gestione amministrativa della sede, di fatto esautorandomi dalle mie funzioni”.

Da qui la decisione di “andar via per giusta causa” e mettere la cosa nelle mani dei giudici. “Anche il cda, da me tenuto al corrente, non ha dato segni di vita. Provo un’infinita amarezza di fronte al vertice di un’azienda, a cui ho dato la vita, che non ha alcun rispetto per il suo passato, né per il capitale umano di cui cerca brutalmente di disfarsi”. 

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