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Domenica, 28 Aprile 2024
Cinema

'Il tempo delle mele', il film icona degli adolescenti anni Ottanta compie 35 anni

Il 7 novembre 1981 nelle sale cinematografiche italiane veniva proiettato per la prima volta il film francese simbolo della generazione degli adolescenti degli anni Ottanta che s'innamoravano con un gesto, arrossivano per uno sguardo e provavano l'ebbrezza dell'amore cullato da un ballo lento

Quelli che nel lontano 7 novembre 1981 erano adolescenti comprenderanno la portata della ricorrenza. Gli altri, i figli di quella generazione di 13enni imberbi, probabilmente no.

E allora non leggano. A meno che non siano curiosi di sapere perché per i loro genitori 'Il tempo delle mele' sia stato più di un film, non si fermino a leggere la celebrazione nostalgica di una pellicola diventata l'icona del periodo a cui rimandano quei sospirati "quando avevo io la tua età".

35 anni fa come oggi, nelle sale cinematografiche italiane veniva proiettato per la prima volta il film francese diretto da Claude Pinoteau, emblema dei ragazzi di un'età a cavallo tra scuole medie e liceo.

I piccoli grandi drammi dell'amore, la testa indigesta di tormenti, la pancia svuotata da troppe emozioni erano il filo conduttore della semplice e complicatissima storia di Vic Berreton, una 13enne innamorata per la prima volta di Mathieu e alle prese con continui conflitti generazionali con i genitori François e Françoise.

L'evento rappresentò l'esordio cinematografico di Sophie Marceau, la ragazzina che fece moda per quel caschetto liscio e l'aria allegra e allo stesso tempo imbronciata propria di chi ancora non sa se essere arrabbiata o odiarlo questo mondo di 'grandi'.

Il successo della pellicola è stato straordinario. In Francia ha superato i 4 milioni di spettatori, in Italia i 7 milioni, raggiungendo un totale di oltre 15 milioni in tutta Europa. 

Indissolubilmente legato alla fama del film è la canzone principale 'Reality', colonna sonora della storia. 

"Dreams are my reality" ("i sogni sono la mia realtà") cantava l'artista Richard Sanderson nelle cuffie del walkman di Vic quando Mathieu, nel bel mezzo di un ballo scatenato, gliele faceva indossare per ballare con lei. Lontani dal baccano di una festa, in una dimensione tutta loro che annullava tempo e spazio e dava importanza solo a ciò che esisteva nel perimetro di un abbraccio, Vic e Mathieu restavano sospesi nella melodia di un ballo lento che ancora oggi emoziona.

I figli di quella generazione che 35 anni fa come oggi facevano la fila al cinema, con le mani riscaldate nelle tasche dei loro bomber e i piedi infreddoliti nelle Converse All Star di tela, dovrebbero vederlo per capire.

Disconnettevi da Internet per 110 minuti e guardatelo come si fa con un documentario: è così che funzionava l'amore allora, con gli occhi lucidi che si guardavano, le guance che diventavano rosse e la voce che tremava al pensiero di una realtà che pareva un sogno per quanto era bella. 

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