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Venerdì, 26 Aprile 2024
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‘Stato Civile’, Rai Tre trasmette le repliche in preserale: è polemica

La scelta di mandare in onda le repliche del programma che racconta a puntate la vita di alcune coppie omosessuali prima e dopo l'unione civile continua a raccogliere pareri contrastanti da parte dei telespettatori del terzo canale Rai. “Ci spieghino i motivi di una scelta che sa di forzato e di ‘costruito ad arte’” ha detto l’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e TV

Una valanga di pareri contrastanti riguardanti la scelta di mandare in onda su Rai Tre ‘Stato Civile - L'Amore è uguale per tutti’ in pieno preserale (vale a dire prima della seguitissima serie ‘Un posto al sole’ e al posto di Gazebo Social News) hanno invaso in questi giorni i social network.

Il programma è un docu-reality che racconta a puntate la vita di alcune coppie omosessuali prima e dopo l'unione civile. Nei giorni scorsi, il prodotto aveva attirato il plauso della Senatrice Cirinnà come l’indignazione di Mario Adinolfi, ma adesso la decisione di replicare le puntate in tale fascia oraria, nella settimana tra Natale e Capodanno, continua a far discutere.

L’ultimo intervento è di Massimiliano Padula, presidente dell’AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e TV), il quale, con una lettera-editoriale indirizzata alla Rai e pubblicata sul sito di Avvenire e sul blog dell’associazione, ha sollevato i suoi dubbi sulla convenienza della decisione.

“Perché la Rai decide di rilanciare il docu-reality ‘Stato Civile’ dopo averlo già inserito di recente nella programmazione della seconda serata della terza rete? Perché decide di collocarlo alle 20.05, in pieno preserale, per cinque giorni consecutivi, durante le festività natalizie?” si è chiesto Padula che poi ha proseguito: “Non si tratta di domande retoriche ma di un vero e proprio appello alla Rai e in particolare alla rete diretta da Daria Bignardi, perché ci spieghino i motivi di una scelta che sa di forzato e di ‘costruito ad arte’”.

L’associazione ha rilanciato, poi, con una proposta: “Perché Rai Tre non scrive e realizza un format che riesca a raccontare la fatica e la gioia delle famiglie eterosessuali, a dare spazio alle contraddizioni e alle imperfezioni che oggi una coppia uomo-donna (sposata in Chiesa o civilmente) vive, nonostante le tante iniquità sociali ed economiche che spesso impediscono di generare figli e progettare il futuro?”. Sarebbe “un antidoto alla rassegnazione e un gesto degno di uno ‘Stato (e di un servizio pubblico) civile’”.

La pagina Facebook di Rai 3 è stata presa d’assalto da commenti di vario genere e addirittura ci sono state minacce di morte ai danni di Simona e Stefania, due protagoniste del programma che hanno denunciato i maltrattamenti ‘social’ ad Adnkronos. 

Lamentele e critiche hanno costretto la produzione del programma ad intervenire. Il sito di Davide Maggio riporta una lettera  apparsa sulla pagina della Pamanafilm SRL, società produttrice dello show: “Il programma è stato accolto con tale calore, affetto e partecipazione, e con tali risultati in termini di ascolto, che non ci sarebbe bisogno di rispondere alle critiche, specialmente quando portatrici di legittime (benché da noi non condivise) opinioni. Ci sentiamo però di rispondere solo ad alcune falsità legate al costo di Stato Civile. […] E la bugia, in questo caso, viene usata per provare a screditare la Rai sul piano dello sperpero di soldi”.

Gli autori della lettera si riferiscono alle voci circolate nelle scorse ore in seguito ad un comunicato di Mario Adinolfi, leader del movimento politico ‘Il Popolo Della Famiglia’, che aveva diramato il costo presunto del prodotto (tremila euro al minuto, per un totale di seicentomila euro per le prime sei puntate). 

Da qui la precisazione dei diretti interessati: “Stato Civile è costato molto, molto meno di quanto scritto da Adinolfi ed ha un minutaggio complessivo per 6 puntate di 270 minuti e non di 200. Può darsi che Adinolfi sia stato semplicemente male informato, ma prima di utilizzare un argomento come punto centrale di un ragionamento sarebbe sempre bene verificarne la correttezza e la veridicità (...)”.

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