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Lunedì, 29 Aprile 2024
Allarme sanitario / Stati Uniti d'America

L'aviaria colpisce anche le mucche: sotto accusa i mangimi con escrementi di pollo

L'epidemia tra i bovini preoccupa gli Stati Uniti. Gli esperti puntano il dito sull'alimentazione a base di rifiuti di pollame, vietata in Europa

Negli Stati Uniti l'influenza aviaria ha colpito anche i bovini, ed è stato accertato che almeno un allevatore è stato contagiato dal virus H5N1. Un'epidemia che rischia di compromettere un settore che, solo per i bovini da carne, vale 100 miliardi di dollari. Ma come è stato possibile che l'aviaria, che ha già ucciso milioni di uccelli e mammiferi selvatici in tutto il mondo, sia arrivata a colpire anche questi animali? Secondo alcuni esperti, gli indizi vanno cercati nei mangimi, che sarebbero stati contaminati.

Gli Stati Uniti, a differenza dell'Europa, non hanno mai imposto restrizioni all'uso di mangimi prodotti con i rifiuti di altri animali, compresi polli e uccelli, tra i principali veicoli dell'aviaria. Sotto accusa c'è un tipo di mangime chiamato "rifiuti di pollame", un mix di escrementi di polli, scarti di altri mangimi, piume e altri rifiuti raschiati dai pavimenti degli allevamenti industriali di polli e tacchini.

"Negli Stati Uniti, l'alimentazione con mangime di pollame è una nota causa del botulismo nei bovini, ed è un rischio nel caso dell'H5N1", dice al quotidiano britannico Telegraph Steve Van Winden, professore di medicina presso il Royal College. Dello stesso avviso Tom Peacock, virologo e membro del Pirbright Institute: "Non sarebbe la prima volta in cui si teme che l'H5N1 possa diffondersi attraverso diversi mammiferi attraverso mangimi contaminati", ha dichiarato citando l'epidemia di influenza aviaria nei gatti in Polonia lo scorso anno. 

Per altri esperti, il 'salto' del virus nei bovini potrebbe essere stato causato dagli uccelli selvatici che sono stati trovati morti in alcune fattorie. Ma a prescindere dall'origine dell'epidemia, quello che preoccupa è la diffusione dell'aviaria alle mucche, cosa che potrebbe provocare ulteriori mutazioni del virus e favorire il contagio tra gli umani. Il Cdc, l'istituto per la sicurezza alimentare degli Stati Uniti, ha consigliato agli allevatori con allevamenti colpiti dall'aviria di smaltire il latte prodotto dalle mucche infette, anche se si ritiene che il processo di pastorizzazione dovrebbe distruggere il virus.

Al momento, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha affermato che il rischio per gli esseri umani è considerato basso, ma che gli sforzi di sorveglianza devono essere proseguiti. "Ci sono stati 12 casi di H5N1 (tra esseri umani, ndr) a livello globale nel 2023, e un ritmo simile finora nel 2024. Da quando il virus è emerso nel 1996, ci sono stati oltre 800 casi a livello mondiale. Quindi ritengo che non ci sia nulla di senza precedenti nel numero di casi umani", dice il professore Joshua Mott al Telegraph. 

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