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Sabato, 27 Aprile 2024
operazione congiunta

Che cosa ci fa la polizia della Cina in Serbia?

I poliziotti cinesi non hanno il potere di effettuare arresti ma potranno dare tutto il loro contributo alla causa della legalità. La ripresa dei pattugliamenti congiunti della polizia cinese con quella serba interessa anche la Croazia e l'Italia

L'Ulica Knez Mihailova, la principale strada pedonale della città serba di Belgrado, sarà pattugliata anche da agenti di polizia cinesi. Per almeno un mese, nove poliziotti cinesi lavoreranno fianco a fianco con una ventina di agenti serbi. Non è la prima volta che i poliziotti cinesi affiancano i loro colleghi serbi nelle operazioni di pattugliamento congiunto in tre principali città serbe, Belgrado, Novi Sad e Smederevo, le località più visitate dai turisti cinesi, oltre che sedi di importanti stabilimenti, come le acciaierie di proprietà cinese a Smederevo. 

Belgrado e Pechino: un matrimonio di convenienza

La partnership è stata avviata nel 2019, quando i rispettivi ministri degli Interni di Cina e Serbia hanno firmato un protocollo d'intesa sui pattugliamenti congiunti tra le due forze di polizia nelle città serbe con maggiore presenza di turisti provenienti dal gigante asiatico. Il boom dei visitatori cinesi è iniziato nel 2017, quando la Serbia ha eliminato i visti per i cinesi e diverse agenzie di viaggio hanno organizzato tour di gruppo nei villaggi serbi dove i residenti indossano abiti tradizionali popolari in occasione di cerimonie, come i matrimoni, con tanto di piatti locali e balli. Una calamita per i turisti cinesi. Tanto che nel primo semestre del 2023, 40mila visitatori del Paese asiatico sono entrati in Serbia. L'interesse è prettamente economico. Con una stima di almeno 20mila cittadini cinesi residenti in Serbia, la comunità cinese all'interno del Paese dei Balcani potrebbe potenzialmente approfondire la portata del soft power, dei messaggi di propaganda e persino dell’impegno politico ed economico di Pechino. La Cina sta infatti aumentando la propria partecipazione nell'economia serba, con ingenti investimenti previsti nel 2023.

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De tempo Pechino cerca di presentarsi come un investitore strategico, che non interferisce negli affari politici interni e disposto a chiudere gli occhi su alcuni aspetti come gli aiuti di Stato, la corruzione o le leggi sul lavoro. Il gigante asiatico ha così conquistato la simpatia dei leader politici serbi con prestiti da parte delle banche cinesi per finanziare progetti infrastrutturali nel paese dei Balcani occidentali.

La Serbia infatti appare sempre di più come uno snodo centrale nei Balcani della Nuova Via della Seta cinese, sia a livello infrastrutturale che politico. Grazie alla sua posizione geografica, il Paese è il principale punto di accesso della Cina al mercato europeo, dove le aziende cinesi possono vendere i loro prodotti e generare enormi ricavi. I numeri danno idea della mole di investimenti cinesi nel Paese dei Balcani occidentali. Secondo il Balkan Investigative Reporting Network (BIRN), nel periodo 2009-2021, gli investimenti cinesi in Serbia hanno raggiunto quota 10,3 miliardi di euro. Tuttavia, nonostante l'afflusso di capitali cinesi, l'Ue rimane il principale partner economico, con il 70% del totale degli investimenti esteri diretti e l'81% delle esportazioni (la Serbia è ancora in attesa di entrare nell'Ue nel 2012).

Cosa faranno gli agenti cinesi in Serbia?

I rinforzi degli agenti provenienti da Pechino mirano a proteggere tanto i turisti quanto i lavoratori cinesi in Serbia. La loro presenza nel Paese dei Balcani ha sollevato dubbi e preoccupazioni sulla correlazione con l'apertura delle diverse "stazioni" di polizia cinese al di fuori della Grande Muraglia (presenti anche in Italia): queste stazioni rappresentano una minaccia per la sicurezza e la sovranità territoriale dei Paesi in cui sono presenti, oltre a rappresentare uno strumento per perseguire la caccia del governo cinese ai dissidenti. In Serbia l'opposizione del presidente Aleksandar Vucic ha puntato il dito sui legami che Belgrado intrattiene con Mosca e Pechino. Il leader serbo di destra si dice stanco di ricevere lezioncine dagli altri leader europei circa i suoi rapporti con la Russia la Cina. Intervistato da Euronews nel 2020, il presidente Vucic ha ribadito che il suo paese crede ancora all'adesione comunitaria nonostante un generale sentimento di scetticismo verso Bruxelles. 

Perché ci sono delle stazioni di polizia cinesi in Italia

Al di là delle polemiche, le competenze degli agenti cinesi sono limitate. I poliziotti cinesi non hanno il potere di effettuare arresti ma potranno dare tutto il loro contributo alla causa della legalità, lavorando di sponda con i colleghi serbi. L'accordo firmato tra Belgrado e Pechino prevede anche esercitazioni congiunte di unità speciali di polizia e cooperazione per combattere la criminalità informatica. La ripresa dei pattugliamenti congiunti della polizia cinese con quella serba interessa anche la Croazia e l'Italia. 

L'Italia riprenderà i pattugliamenti congiunti

Nel 2015, il governo italiano ha firmato l'accordo sui pattugliamenti congiunti tra forze di sicurezza italiane e cinesi nelle città italiane con maggiore presenza di cittadini cinesi, in base "al memorandum d'intesa sottoscritto all'Aia il 24 settembre tra il ministero dell'Interno e il corrispondente dicastero della Pubblica sicurezza della Repubblica Popolare Cinese", si legge sul sito del ministero dell'Interno in un articolo pubblicato nel maggio del 2016 per promuovere l'iniziativa partita proprio in quel periodo. L'intesa tra Roma e Pechino ha permesso per quattro anni consecutivi di vedere sfilare poliziotti italiani in compagnia dei loro colleghi cinesi a Roma, Milano, Torino e Venezia, ma solo in aree "di interesse turistico per i turisti cinesi". Solo dal 2018, i pattugliamenti hanno coperto le strade di città come Prato, oppure Padova, quindi fuori dai circuiti turistici tradizionali cinesi, ma in aree con altissima densità di immigrazione cinese.

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Le operazioni si sono interrotte temporaneamente con lo scoppio della pandemia di Covid, ma probabilmente non riprenderanno. Ne è convinto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che, in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Foglio, ha detto: "Quelli dei pattugliamenti congiunti" di polizia con la Cina "sono dei memorandum standard, che riguardano anche altri paesi. E infatti posso dire che quelle forme di collaborazione non verranno più praticate, né replicate in altre forme", ha precisato il titolare del Viminale lo scorso dicembre

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