Haiti è sull'orlo della guerra civile
Il capo delle gang criminali, noto come "Barbecue", ha minacciato un "genocidio" se il premier non si dimetterà
Haiti è ormai ostaggio delle bande criminali, dopo che negli scorsi giorni 4mila detenuti erano evasi dalle due maggiori carceri del Paese. A guidare la rivolta interna è Jimmy Chérizier, noto con il soprannome di "Barbecue": "Se Ariel Henry (il premier haitiano) non si dimetterà, se la comunità internazionale continuerà a sostenerlo, andremo dritti verso una guerra civile che porterà a un genocidio", ha minacciato l'ex poliziotto a capo delle gang.
La situazione è grave al punto che il primo ministro Henry, che si trovava in Kenya per concludere un accordo di polizia transnazionale volto ad implementare la sicurezza del Paese, non è potuto rientrare nella capitale haitiana Port-au-Prince ed è stato costretto a sbarcare a Porto Rico.
Le ragioni della rivolta
Salito al potere dopo l'assassinio del presidente Moise nel 2021, Ariel Henry avrebbe dovuto dimettersi a febbraio, ma ha stretto un accordo di coalizione nazionale con l'opposizione per governare il Paese fino a nuove elezioni. Da qui l’escalation di violenza, che ha raggiunto il culmine con l'evasione, lo scorso sabato 2 marzo, di circa 4mila detenuti, tra i quali molti legati proprio all'omicidio dell'ex presidente Moise.
Haiti, gang criminali assaltano le carceri: 4mila detenuti evasi e almeno 10 morti (today.it)
Il capo delle bande cirminali, "Barbecue", ha dichiarato che è in corso "una rivoluzione", non contro il popolo di Haiti, ma contro il premier Henry che "si deve dimettere".
Le Nazioni Unite e Washington hanno espresso preoccupazione per la situazione in corso nel paese caraibico, il cui portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Muller, si è limitato a riferire che il premier tornerà a Port au Prince, senza però fornire una data o aggiungere ulteriori dettagli.