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Lunedì, 29 Aprile 2024
Medio Oriente in fiamme / Yemen

Cosa vogliono gli Houthi e perché Biden ha dato il via libera ai raid

Negli ultimi due mesi i miliziani yemeniti hanno condotto 27 attacchi contro navi commerciali che transitavano nel Mar Rosso, provocando la risposta dell'Occidente. Ora i ribelli minacciano ritorsioni contro Stati Uniti e Gran Bretagna: "Pagheranno un prezzo pesante":

Il rischio escalation in medio oriente è sempre più reale dopo che Stati Uniti e Regno Unito hanno sferrato un attacco in Yemen colpendo la capitale Sanaa e altre città. Obiettivo: neutralizzare gli Houthi, il gruppo sciita sostenuto dall'Iran che da mesi attacca le navi in transito nel Mar Rosso per protestare contro i bombardamenti israeliani a Gaza. 

Dopo i raid la risposta dei miliziani è arrivata a stretto giro. "Tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi delle forze armate yemenite, in risposta alla loro diretta e dichiarata aggressione contro la Repubblica dello Yemen", ha dichiarato in una nota ufficiale il Consiglio politico supremo degli Houthi. Il portavoce ufficiale degli Houthi, Muhammad Abdul Salam ha assicurato ad Al Jazeera che "le forze armate hanno dato una risposta iniziale e la amplieremo molto presto. Continueremo a prendere di mira le navi israeliane dirette verso di loro fino alla fine dell'aggressione contro Gaza".

Il viceministro degli Esteri degli Houthi, Hussein al-Ezzi, è stato anche più esplicito: "Il nostro Paese è stato sottoposto a un massiccio attacco aggressivo da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra americani e britannici. L'America e la Gran Bretagna dovranno essere pronte a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione", ha detto, in una dichiarazione pubblicata dalla televisione Houthi Al Masirah.

Il governo yemenita: "I ribelli vogliono trascinare il Paese in un conflitto"

Gli Houthi dunque minacciano una risposta armata, mentre il governo yemenita accusa i ribelli Houthi di voler trascinare il Paese "in un confronto militare, con dichiarazioni ingannevoli che non hanno nessun reale collegamento con il sostegno ai nostri fratelli e sorelle dei territori palestinesi occupati".

In una nota il ministero degli Esteri esprime "grande preoccupazione" per "l'escalation militare nel nostro paese e nel mar Rosso meridionale" dopo "l'operazione militare in risposta ai continui attacchi terroristici delle milizie Houthi che minacciano la sicurezza della navigazione internazionale".

La posizione dell'esecutivo riconosciuto dello Yemen non stupisce, dal momento che i ribelli, composti da milizie sciite sostenute dall'Iran, sono da anni in lotta contro il governo centrale che rappresenta la maggioranza sunnita della popolazione della nazione musulmana. Il conflitto tra le due fazioni è iniziato nel 2014 e la guerra civile yemenita ha finora ucciso centinaia di migliaia di persone. 

Gli attacchi alle navi nel Mar Rosso

Quando Israele ha iniziato a bombardare la Striscia di Gaza, in risposta agli attentati del 7 ottobre, gli Houthi si sono subito schierati con Hamas e hanno annunciato che avrebbero preso di mira qualsiasi nave diretta o in partenza da Israele. Da novembre, i miliziani hanno lanciato 27 attacchi con droni e missili contro navi commerciali che transitavano nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden causando gravi ripercussioni al commercio mondiale. L'arsenale dei miliziani negli ultimi anni, complice il sostegno dell'Iran, si sarebbe arricchito comprendendo ora anche missili balistici e da crociera e droni a lungo raggio.

L'Occidente ha risposto agli attacchi alle navi commerciali bombardando le postazioni dei ribelli. La coalizione, capeggiata da Stati Uniti e Regno Unito, è sostenuta logisticamente e militarmente da altri Paesi come  Australia, Canada, Olanda e Bahrain. Yahya Sarea, Sarea, portavoce militare degli Houthi, ha dichiarato che un totale di 73 raid hanno preso di mira la capitale yemenita, Sana, e altre quattro regioni, uccidendo almeno cinque combattenti e ferendone altri sei.

Secondo la Nato, gli attacchi guidati dagli Stati Uniti sono "difensivi e progettati per preservare la libertà di navigazione in una delle vie d'acqua più vitali del mondo. Gli attacchi degli Houthi devono finire", ha detto Dylan White, portavoce dell'alleanza militare occidentale.

Il via libera di Biden

Secondo fonti dell'amministrazione Usa, Joe Biden ha dato l'ordine di preparare l'attacco "la mattina del giorno di Capodanno". In seguito all'ennesimo attacco ad una nave commerciale, la danese Maersk Hangzhou, e il diretto intervento delle forze Usa per respingerlo, "il presidente ha riunito la sua squadra di sicurezza nazionale" per discutere le opzioni sul tavolo. 

"Nell'incontro - proseguono le fonti -, Biden ha dato istruzioni di sviluppare ulteriormente le opzioni militari nel caso fossero necessarie", sottolineando comunque di voler prima dare "un avviso finale" ai ribelli. Un avviso che però i miliziani non hanno raccolto, tanto che martedì scorso è arrivato "il più ampio attacco degli Houthi sul Mar Rosso, con quasi 20 droni e tre missili abbattuti dalle forze navali Usa e Gb in un attacco diretto contro una nave commerciale americana". A questo punto, spiegano le fonti dell'amministrazione, "il presidente ha convocato di nuovo il team di sicurezza nazionale e gli sono state presentate le opzioni militari per una risposta collettiva con i più stretti partner".

Secondo Sky News Arabia gli Stati Uniti avrebbero "informato gli Houthi dei raid prima di effettuare gli attacchi aerei sui loro siti nello Yemen". La mossa, specifica l'emittente, sarebbe "un'apparente indicazione dell’intenzione degli Stati Uniti di ridurre i danni e di non mobilitare una reazione che avrebbe esacerbato l’escalation nel Mar Rosso". 

"Non stiamo cercando un'escalation e non c'è motivo per cui debba intensificarsi oltre quello che è successo negli ultimi giorni", ha spiegato in serata John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, sottolineando che sono stati gli Houthi "ad aver provocato una escalation". Gli Stati Uniti dunque "non cercano un conflitto con l'Iran". 

"Detto questo - ha aggiunto - sappiamo che l'Iran sostiene gli Houthi. Sappiamo che forniscono loro i missili e i droni, le stesse cose che hanno usato per attaccare le navi. E lo abbiamo detto molto chiaramente, l'Iran dovrebbe interrompere questo sostegno".

L'assenza dell'Italia

Il nostro Paese non rientra nel novero degli Stati che hanno partecipato o sostenuto l'attacco. Del raid contro postazioni Houthi in Yemen l'Italia "è stata avvertita dagli alleati con diverse ore di anticipo, ma non gli è stato chiesto di prendere parte all'operazione militare", stando a quanto puntualizzato da Palazzo Chigi.  All'Italia era stato chiesto di sottoscrivere la dichiarazione congiunta con Stati Uniti, Regno Unito e altri Paesi alleati, ma Roma ha scelto di non farlo. E ci sarebbe una motivazione, stando a quanto precisato dal vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani: "L'Italia non può partecipare ai raid senza l'ok del Parlamento". I francesi, invece, ieri hanno sentito il bisogno di precisare che non fanno parte della coalizione a guida Usa nell'area, posizione ribadita anche dagli spagnoli.

Trasporti lenti e prezzi alle stelle: perché la crisi del Mar Rosso ci riguarda da vicino

L'Italia e l'Europa si interrogano su quanto farsi coinvolgere dalla missione a guida Usa che dal mese scorso è schierata contro i droni dei ribelli yemeniti. I report raccontano una realtà pesante, in prospettiva e nel presente, anche per l'Italia: dallo stretto di Suez e di Bab el-Mandeb passa il 40 per cento del commercio marittimo italiano. Gli attacchi degli Houthi stanno facendo salire i costi. Se il traffico con l'Oriente si riduce, aumentano i ritardi, le rotte cambiano, anche la benzina costa molto di più. Insomma: inflazione.

🚨A Western coalition led by the🇺🇸US &🇬🇧UK has attacked🇾🇪Yemen's Houthi rebels after weeks of attacks on vessels transiting the Red Sea.
No one knows how the situation could evolve in the next few days, but this is clearly a major juncture for Middle East energy geopolitics
🧵 https://t.co/ivo91WgTzr pic.twitter.com/w8YxgbnLKS

— Francesco Sassi (@Frank_Stones) January 12, 2024

Il contributo europeo

Le conseguenze in Europa si vedono già, e ancor più ce ne saranno a breve. Per questo anche l'Ue pensa di scendere in campo. I 27 Paesi discuteranno la prossima settimana - martedì16 gennaio - l'invio di una forza navale europea per supportare la protezione delle navi nel Mar Rosso dagli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen. Il progetto è allo studio a Bruxelles da diverse settimane. Se ne era parlato molto prima che le forze americane e britanniche colpissero lo Yemen. La proposta elaborata dal Servizio di azione esterna dell'Unione europea - sotto la guida dell'Alto rappresentante Josep Borrell - prevede l'invio di almeno tre cacciatorpedinieri o fregate antiaeree per almeno un anno. L'Ue cercherà di integrare la coalizione guidata dagli Stati Uniti, che comprende molti Paesi europei e già opera sulla vitale rotta marittima. Il dubbio è che la missione Ue, per come è stata concepita, sia nata 'vecchia'. 

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